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di LOREDANA VACCARO

“SUSCIPIT et ostendi”. Non un slogan politico o pubblicitario, di quelli usati per far scena. Trattasi, invece, di una vera e propria citazione latina rinvenuta in un’edizione di Napoli del 1910 dal titolo “I motti delle famiglie Italiane” di Carlo Padiglione e appartenente ad un nucleo familiare: quella dei Palese. Una citazione densa di storia che porta con sè l’essenza degli appartenenti a tale famiglia.
Il cognome Palese è originario della Puglia. La più alta concentrazione la si trova oggi ad Acquarica del Capo e nei paesi limitrofi (Lecce, Taranto e Foggia). Ad attestarlo le ricerche certosine condotte, da quasi quattordici anni, dal sociologo lucano Rocco Palese. Lui l’attore principale, colui che ha fatto tesoro del motto di famiglia e lo ha messo in pratica. Lui è colui che ha dato vita all’associazione “Famiglia Palese” portandola avanti con dedizione e amore. La sua una vera e propria missione: censire tutti i Palese nel mondo. Ad oggi ne conta quasi 1.000. A lui gli onori e gli oneri di uno studio così appassionante e allo stesso tempo così dispendioso di energie.
Due i meeting già svolti: nel 2000 e nel 2010. Quest’ultimo, svoltosi ad Acquarica del Capo al quale ha preso parte anche il candidato pugliese alle regionali Rocco Palese ricevendo il titolo di associato d’onore. Sabato sera invece, a Potenza, si è svolta la cena dei “Palese potentini” con a tavola due ospiti d’eccezione: Victor e Maxmilian Zanzana. Rispettivamente padre e figlio. La bisnonna era una Palese e abitava, prima di lasciare l’Italia, a San Michele, nel centro storico del capoluogo. L’idea di fondare questa associazione affonda le sue radici nella pura e semplice curiosità. Rocco Palese, il fondatore, era attanagliato da un dubbio, sorto proprio tra le quattro mura di casa. Sia la nonna che il nonno portavano lo stesso cognome, Palese appunto, ma non erano parenti. Da qui la voglia di scoprire i propri discendenti andando a ritroso nel tempo e costruendo l’albero genealogico. Le ricerche sono state effettuate al municipio di Potenza presso l’Ufficio anagrafe, presso le chiese di san Gerardo e san Michele, le biblioteche nazionali di Napoli e Roma e gli Archivi di Stato di Potenza e Napoli. Grazie a questa scavare negli archivi sono stati censiti tutti i Palese residenti a Potenza dal 1632 al 1884. Il primo nell’elenco è un tale Francesco Palese. Siamo nel 1634 ed è lui il primo a risultare nella lista dei battesimi istituita grazie al Concilio di Trento. I Palese negli anni successivi si sono spostati dalla Puglia verso la Basilicata, il Friuli e il Trentino, ma anche in Austria e Istria. Nel 1800 molte famiglie emigrate negli Stati Uniti e America latina. Qui il cognome ha subito variazioni a seconda dell’accento con cui veniva pronunciato. Così in America latina Palese divenne Palesal mentre negli Stati Uniti Palace o Palaze. Leggendo i catasti onciari del 1700, gli odierni catasti, dove venivano valutati i patrimoni terrieri, c’è da sorridere. Qui vi sono riportati tutti i soprannomi che venivano dati alle famiglie per distinguerli da altre aventi lo stesso cognome. Soprannomi che, il più delle volte, esaltavano la qualità o caratteristica pregnante della famiglia estremizzandola. Alcuni soprannomi: “brachettedd”, “testa grossa”, “felicione”, “brugghia porci”. Ciò che sprona e anima il signor Palese a continuare questa missione è solo un motivo: fare rivivere la Basilicata e soprattutto i paesini che man mano si stanno spopolando. Il suo augurio, infatti, è che i suoi figli un domani possano prendere in mano le redini di questa associazione e non abbandonare la loro terra. Un esempio dell’amore per la terra d’origine lo si legge proprio negl’occhi di Maxmilian. L’ospite d’onore di sabato alla cena. Avvocato d’accusa presso il governo federale, 38 anni, look casual. Americano di adozione, ma italiano d’orgine poichè sia la mamma che il padre (Victor) sono di origini italiane. Lei lombarda, lui siciliana. «E’ la settima volta – racconta Maxmilian – che ritorno nella mia Italia e ogni volta è una scoperta». Ormai la conosce, le è familiare. Comprende l’italiano se gli parli lentamente. Sorride se gli nominati le parole “strascinati e salsiccia” e gli si illuminano gli occhi quando descrive i suoi concittadini lucani: «generous, nice, funny» (generosi, gentili e divertenti). Si chiede come mai una terra con così tante bellezze e risorse sia povera di infrastrutture e con poco moneta in circolazione. Giura che ritornerà nella sua Basilicata ancora altre volte perchè ancora ha da visitare posti come Maratea, Metaponto, il Pollino. Se gli chiedi quanto si sente italiano lui risponde così: «Sono al 50 per cento italiano e al 50 americano. Quando sono in America sono italiano, quando sono in Italia sono americano».
Il giusto compromesso per chi ama e sente di appartenere ad una terra testimoniandola proprio come recita il motto della famiglia Palese.

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