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di ANTONIO CORRADO
E’ un progetto faraonico con un impatto ambientale minimo sull’ecosistema costiero, almeno secondo i professionisti che lo hanno redatto, ma in grado di dare un impulso innovativo all’economia turistica dell’unico lembo di spiaggia ancora non “struttura” sullo Jonio lucano. Peccato che, dopo 24 anni, sia ancora sulla carta per effetto di una burocrazia ciclopica e sonnolenta. Parliamo del Piano di investimento turistico predisposto nel lontano 1986 dal “Consorzio Marina di Rotondella”, costituito giuridicamente dalle società “Agrifele” (Gruppo Ferrara) e “Trisaia”, concepito per rilanciare l’area vasta del lido “Rivolta” di Rotondella e costretto, suo malgrado” ad assistere al florido sviluppo di realtà turistiche a due passi (Nova Siri con il villaggio “Akiris” e il nascente “Toccacielo” e Policoro con il mega investimento di Marinagri). Ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato della società, l’ingegner Vito Labarile, prefessore dell’Università privata “Lum” di Bari, noto imprenditore lucano già attivo in altre importanti iniziative nei settori civile-industriale e della grande distribuzione. L’idea progettuale è stata concepita oltre 20 anni fa, nel frattempo a Rotondella si sono succedute sei amministrazioni comunali di diversi colori politici, che hanno solo comportato revisioni e aggiustamenti del progetto, fino alla versione finale del 2005-2006. Il Piano di sviluppo turistico si estenderebbe su 350 ettari, in un’area compresa tra il fiume Sinni, la zona della Rivolta e la strada di contrada Laccata, allungandosi su tutte le aree che sottendono allo sbocco nello Jonio. Si tratta di un Polo turistico integrato, non un semplice villaggio, perché dotato di potenzialità produttive, ricettive (tutto l’anno) e residenziali-turistiche. Sulla carta (perché oggi solo in base a quella si può giudicare) è prevista un’area di “spin-off produttivo” di 100 metri cubi, con tre alberghi (2 da quattro stelle e uno da cinque), una darsena con 300 posti-barca, due mega campi da golf con percorsi da campionato e una Testata urbana sempre aperta al territorio circostante; una sorta di cittadella turistica annuale con funzioni relazionali tra i residenti del Polo e gli esterni (attraverso centri congressi e altro). Quest’ultima parte avrebbe un ingresso aperto sulla darsena, che consentirebbe all’intero insediamento una vita non solo estiva. Si pensa ai diportisti appassionati, ma anche e soprattutto ai 70 milioni di giocatori di golf, che da tutto il mondo potrebbero usufruire della struttura durante l’inverno, quando i grandi campi dei Paesi nordici sono paralizzati dalla neve. Clientela facoltosa ed esigente, che potrebbe disegnare un nuovo target turistico nel Metapontino, come sta già facendo in scala più ridotta il villaggio “Riva dei Tessali”, con campionati internazionali di Golf. Ma non è finita qui, perché il progetto prevede anche la realizzazione di un immenso Parco fluviale lungo il Sinni e un parco retrodunale tra le darsene e i quattro lidi; tutti fattori di destagionalizzazione dell’offerta turistica. Un investimento da 300 milioni di euro, di cui 100 solo per lo spin off produttivo, con una occupazione prevista di almeno 500 unità, tra strutture turistiche, porticciolo e indotto. Solo negli alberghi sono previsti 1.500 posti letto per tutte le tasche. L’intera iniziativa è collocata in un’area ad alta qualità ambientale (“Ambito di Rotondella”) ed è il risultato di una importante negoziazione con gli enti locali, nell’ambito della fase cosiddetta di sportello, prevista dal “Piano d’Ambito”, compreso fin dal 1990 nel “Piano Paesaggistico di area vasta del Metapontino”, predisposto dalla Regione, in cui si indicavano le zone a valenza paesaggistica particolare, dove le previsioni urbanistiche venivano appunto demandate ai Piani d’Ambito poi delegati ai Comuni. In questi Piani si può realizzare la negoziazione pubblico-privato, come è già avvenuto per il Consorzio Marina di Rotondella, ma purtroppo ancora senza esiti, nonostante le due società consorziate siano in pratica proprietarie di tutti i terreni interessati, in grado di realizzare un intervento con strutture private ma di interesse pubblico, soprattutto nella fase di spin off produttivo. Nel progetto, inoltre, è prevista anche una particolare attenzione per la qualità dell’ambiente, con un carico urbanistico stimato in 0,11 metri cubi su metro quadro, il cosiddetto indice territoriale. Ancora tutte belle intenzioni, mentre si fa un gran parlare delle potenzialità di sviluppo del Metapontino. Nel 2007 il “Piano particolareggiato”, risultato dalla negoziazione (con relazione geologica, sicurezza ambientale e altro), è stato trasmesso alla Regione per l’avvio del previsto procedimento autorizzativo; ma oggi non c’è neppure riscontro al primo livello, che coinciderebbe con l’analisi del Piano da parte del gruppo regionale di coordinamento. Nel 2009 Labarile, a nome e per conto del Consorzio, ha proposto al Comune di Rotondella, attraverso una convenzione urbanistica, di caricare su di sé gli oneri connessi alla fase procedurale, ovvero l’iter complesso con tutti gli enti coinvolti. Tutto caduto nel vuoto.

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