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Matera è ancora uno scrigno dal quale spuntano tesori a volte inaspettati. Lo sa bene Marcello Santantonio, presidente di Legambiente che spiega: «Già nel 1996 abbiamo recuperato con due campi di lavoro effettuati da giovani volontari di tutto il mondo, la chiesa di S. Pietro Barisano e la Casa Cava. Negli ultimi 14 anni – prosegue la situazione non è cambiata. Il bene oggetto di studio di quest’anno della campagna nazionale, è la chiesa di Madonna di Monteverde che si trova nella Gravina, nell’ansa in cui si incontrano lo Iurio e il torrente omonimo. Non ha un grande valore in sè, gli affreschi sono ormai perduti, ma il suo valore simbolico è molto alto. Il rapporto fra la comunità, le istituzioni e i beni culturali risente pesantemente di una concezione errata del meccanismo di fruizione. Ragione per cui i cittadini non riescono ancora a sentire come propri, patrimoni che invece appartengono anche a loro. Accede così che le campagne di difesa e valorizzazione si riducono troppo spesso a iniziative relegate alla sola giornata in cui si svolgono e del cui significato si perde contezza.
Un errore madornale in una città come Matera il cui valore primario è rappresentato proprio dalla cultura. E’ anche per questo che domenica 21 novembre Legambiente torna in piazza per sostenere la campagna “Salval’arte” con un’iniziativa eclatante, riproposta per la seconda volta: una riproduzione della chiesa della Madonna di Monteverde in tre dimensioni di 5 metri per 6».
Il timore che altri beni si perdano con l’incuria e il tempo è più che concreto in città. «La chiesa di La Vaglia può essere considerato il bene simbolo della tutela e della difesa del nostro patrimonio – prosegue Santantonio – è ricca di affreschi, restaurati un paio di anni fa, in un luogo strategico nel quale si può creare un indotto all’interno del Parco delle Cave. Invece cosa accade? Vengono autorizzate le lottizzazioni». Non tutto è perduto, però.
«La gestione del territorio, in modo virtuoso, si può fare. Economicamente potrebbe rappresentare una grande risorsa».
In prospettiva la sfida di Matera 2019, a questo punto, potrebbe diventare lo strumento più adatto. A patto che i beni culturali si considerino in modo diverso, inseriti in una visione positiva del territorio che sia ampliata anche a settori finora mai esplorati.

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