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La polizia di Stato ha arrestato a Locri tre persone accusate di essere affiliate alle cosche Cordì e Cataldo, con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso. Le tre persone arrestate nel corso dell’operazione sono Ilario Aversa, di 50 anni; Antonio Cordì (23), figlio di Cosimo, ucciso nel 1997 nell’ambito della faida con i Cataldo, ed Antonino Caroleo (40).
Gli arresti sono stati fatti dalla squadra mobile di Reggio Calabria, dallo Sco e dal commissariato di Siderno in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse su richiesta della Dda reggina. Dalle indagini è emerso che le cosche Cordì e Cataldo, dopo essere state per molti anni contrapposte in una guerra di mafia che ha fatto decine di morti, e protrattasi per 40 anni, avevano stretto una forte alleanza operativa finalizzata alla gestione in comune degli affari criminali nella Locride.
Nell’ambito delle indagini che hanno portato all’arresto delle tre persone c’è anche il contributo di un pentito, che da tempo starebbe fornendo dichiarazioni agli inquirenti. Determinanti per lo sviluppo delle indagini, comunque, secondo quanto riferito dagli investigatori, sono state le intercettazioni ambientali e telefoniche disposte nei confronti di affiliati alle due cosche cui hanno fatto da riscontro poi le dichiarazioni del collaboratore di giustizia.

IL PROCURATORE PIGNATONE: «L’accordo tra le cosche Cordì e Cataldo, dopo 40 anni di omicidi, lutti e morti, segna una svolta nella storia della ‘ndrangheta a Locri». Così Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, illustrando i particolari dell’operazione che ha portato all’arresto di tre affiliati ai due gruppi criminali storici di Locri, un tempo contrapposti. «L’operazione di stanotte – ha continuato Pignatone – è frutto di un lavoro incrociato tra la testimonianza del collaboratore di giustizia Domenico Oppedisano, fratellastro di Cosimo Cordì, e quanto si è riusciti ad apprendere dalle registrazioni ambientali a carico di Giuseppe Commisso, 63 anni, titolare di una lavanderia a Siderno nei cui locali si sono definiti gli accordi di massima di spartizione delle attività illecite nella cittadina di Locri. Nonostante i tanti omicidi le due cosche principali hanno raggiunto lo scopo primario, cioè quello di condividere equamente gli illeciti provenienti dal settore dei lavori pubblici, dominato attraverso ditte satellite, dalle estorsioni, interessi talmente vasti che hanno consentito di mettere una pietra sopra le decine di morti ammazzati nel corso della faida». Secondo il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, “l’operazione di stanotte è di grande significato non tanto per il numero degli arrestati quanto per la loro qualità». «Con questa operazione – ha detto il dirigente della Squadra mobile, Renato Cortese – si è chiusa finalmente una faida che durava dal 1967. Dall’indagine ha trovato conferma che dopo la ‘pace’ la Commissione provinciale ha autorizzato la riapertura del ‘localè di ‘ndrangheta a Locri».

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