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Si svolgeranno domani in forma collettiva, nello stadio «D’Ippolito» di Lamezia Terme, i funerali dei sette ciclisti investiti ed uccisi ieri mattina. L’iniziativa è stata concordata dal Comune e dalla Curia ed ha ricevuto l’assenso dei familiari delle vittime. La cerimonia si svolgerà alle 11.30 e sarà presieduta dal vescovo di Lamezia terme, mons. Luigi Cantafora, alla presenza di tutti i sacerdoti della diocesi.
La camera ardente sarà allestita nella chiesa di San Giovanni Battista di Calabria dove stasera, all’arrivo delle salme, ci sarà una veglia di preghiera. I parroci della diocesi, intanto, stanno facendo visita ai familiari delle vittime per dare loro conforto.
Ed è stata una tragedia immane quella accaduta ieri a Lamezia. I corpi delle vittime sono stati portati nell’obitorio dell’ospedale di Lamezia. Solo ai familiari delle vittime, per il riconoscimento ufficiale, è stata data la possibilità di entrare. Davanti alla struttura tanti gli amici e i parenti dei sette ciclisti, tutti molto conosciuti in città. Scene di pianto e di disperazione si sono ripetute tra lo sbigottimento di quanti conoscevano le vittime. Oggi saranno decisi i funerali.
Intanto è stato sottoposto ad intervento chirurgico per ridurre le fratture che ha subito, Domenico Strangis, uno dei tre ciclisti feriti nell’incidente, il più grave dei feriti, che è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Cosenza. Ad operarlo è stata l’equipe di ortopedia. La situazione di Strangis è giudicata «molto grave» dai sanitari.
E a seguito della scoperta che a provocare la strage è stato un marocchino, sotto l’effetto di droga, sono stati duri i commenti: «Non è possibile pensare di essere tolleranti con chi viene qui da chissà dove e pensa di poter fare quello che gli pare». C’è tanta indignazione nelle parole di un anziano lamentino: «Non è razzismo – prosegue – ma c’è rabbia verso comportamenti che andrebbero puniti come si deve».
Anche alcuni conoscenti delle vittime tornano sulla necessità che si faccia qualcosa. Sulla vicenda interviene anche Casapound. «Non si è trattato di un semplice incidente stradale – afferma Mimmo Gianturco, responsabile calabrese – ma di una vera e propria strage. Chi rappresenta lo Stato nella nostra terra, si assicuri dell’effettiva percezione della legalità e del rispetto etico in quei ghetti, da loro stessi creati, dove vivono decine di delinquenti. Per noi tutto questo è inaccettabile».
Ieri dunque, uno scenario apocalittico si è presentato in primo luogo ai soccorritori giunti nell’immediatezza dell’incidente, che hanno trovato le biciclette attorcigliate su se stesse, con accanto i corpi dei ciclisti, come cavalieri morti in battaglia accanto ai loro cavalli, è un’immagine incancellabile. Salvatore Mancuso, scampato all’incidente perchè non si era unito al gruppo a causa della pioggia ha commentato così la tragica vicenda: «Dovevamo andare verso Amantea – racconta – ma quando siamo arrivati verso Campora San Giovanni ha iniziato a piovere ed io ed altri tre del gruppo abbiamo deciso di tornare indietro. È solo per un caso che sono vivo». Salvatore ha perso i suoi amici insieme ai quali non potrà più percorrere quel tratto di strada che costeggia il mar Tirreno. Quella passione per il ciclismo amatoriale, che accomunava tutte e sette le vittime è stata fatale ai suoi amici che in questo momento hanno solo il cuore pieno dolore e disperazione. L’appuntamento con la morte per i sette ciclisti è arrivato ieri intorno alle 11 sulla striscia d’asfalto della statale 18 che, da Lamezia Terme porta a Gizzeria Lido, nel catanzarese. La Mercedes guidata da un giovane marocchino che viene subito arrestato, Chafik Elketani, 21 anni, drogato e senza patente perchè gli era stata ritirata sette mesi fa per un sorpasso azzardato, ha falciato la vita di sette persone: Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Pottin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Fortunato Bernardi e Domenico Palazzo, del quale non si conosce l’età. Erano tutti di Lamezia Terme. Il gruppo era partiro intorno alle 8 di mattina, come tutte le domeniche e nei giorni festivi e, di volta in volta, dirigendosi verso Amantea, nel cosentino, o verso Vibo Valentia. Tra i ciclisti morti ci sono due avvocati, Palazzo e Stranges, mentre un terzo legale, Fabio Davoli è rimasto ferito. De Fazio era titolare di un negozio di computer e Fortunato Bernardi di una palestra, mentre Poppin, Perri e Cannizzaro erano meccanici.
Il giovane alla guida dell’auto investitrice ha riportato delle ferite non gravi. Al suo fianco, in auto, c’è il nipotino di dieci anni, illeso. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il conducente della Mercedes, nel momento dell’incidente, stava effettuando una manovra di sorpasso. La Mercedes, che viaggiava a velocità elevata, ha incrociato frontalmente il gruppo di ciclisti che viaggiavano in direzione opposta, e non ha avuto il tempo di frenare. L’impatto della vettura con il gruppo di ciclisti si è rivelato terrificante. Uno dei ciclisti è stato sbalzato ad alcune decine di metri.
Elketani (nel riquadro) è in Italia con un regolare permesso di soggiorno, e risiede con la famiglia a Gizzeria (Cz) dove vive una folta colonia di nordafricani dediti al commercio ambulante. Il giovane è stato arrestato dai vigili urbani di Lamezia Terme e dai carabinieri con l’accusa di omicidio colposo plurimo aggravato dalla guida in stato di alterazione da sostanze stupefacenti. Dopo le prime cure, Elketani è stato trasferito nel centro clinico del carcere di Catanzaro.

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