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L’area presa di mira è sempre quella della stipe votiva di Scrimbia, posta nel cuore del centro storico della città capoluogo. La stessa dove, nel 2000, i carabinieri individuarono un cunicolo sotterraneo, con tanto di binari sui quali scorreva un carrello, scavato dai tombaroli in una delle zone più ricche di reperti dell’intera Calabria.
La tecnica utilizzata è sempre quella del cunicolo sotterraneo, ricavato all’interno di un appartamento per poter lavorare in tutta sicurezza e nella massima omertà di coloro che abitano nelle vicinanze e che sicuramente avranno notato il traffico. Al suo interno tutto l’occorrente per lavorare: ginocchiere, torce, pompa idrovora per aspiraee l’acqua e quant’altro serviva per portare a compimento questo tipo di lavoro. Per il procuratore Spagnuolo si tratta di un’operazione straordinaria, che consente alla città di riappropriarsi del suo patrimonio archeologico: reperti pregiati pronti per il mercato clandestino, diretti probabilmente in Svizzera e in Gemania. La direttrice del museo di Vibo, Maria Teresa Iannelli parla di un valore che si può quantificare dall’interesse suscitato dai clandestini, che hanno messo in piedi una struttura complessa e costosa, per appropriarsi di questo patrimonio. «La città, dopo la catalogazione dei reperti, alcuni anche di provenienza dell’Oriente greco e di importazione Artica, – afferma – potrà gustare la bellezza di questo patrimonio».

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