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A Filandari la gente non ha voglia di parlare ma il pensiero comune sulla vicenda è che questa sia «un fatto gravissimo». La strage di ieri pomeriggio nelle campagne di contrada Scaliti, con il delitto di Domenico Fontana e di quattro dei suoi cinque figli, ha lasciato il segno gettando nello sgomento un’intera comunità. Il parroco don Giuseppe Lo Presti, che ieri sera ha annullato la celebrazione della messa e ha pregato sui corpi delle cinque vittime, ha commentato che «si tratta di un avvenimento molto grave, un fatto tristissimo che turba profondamente questa piccola comunità. Un caso senza precedenti che comprensibilmente getta anche un’ombra di paura e di forte tensione tra i miei fedeli, che comunque invito ad aggrapparsi alla fede ed alla preghiera per trovare la forza di reagire e di proseguire nel cammino della vita». Il parroco ha voluto poi ricordare la famiglia Fortuna: «Non spetta a me esprimere giudizi, ma quello che posso comunque dire è che i Fontana nei miei confronti sono stati sempre rispettosi. Genitori e figli, almeno nei momenti importanti dell’anno, frequentavano la chiesa. Niente e nessuno avrebbe fatto immaginare una cosa simile, un fatto che, in ogni caso, deve indurci a riflettere sul valore della vita, che è sacra».
Sentimenti di incredulità e tristezza per quanto accaduto anche da parte del sindaco di Filandari, Vincenzo Pizzuto, che da ieri sera è insieme agli inquirenti per seguire gli sviluppi della vicenda e questa mattina ha tenuto colloquio con il prefetto di Vibo Valentia, Maria Latella, per un vertice operativo sulla sicurezza del territorio provinciale.
«Sono fatti che lasciano davvero un segno profondo – dice il primo cittadino – e che feriscono profondamente tutta la mia comunità. Forse si è trattato di un gesto dettato dall’esasperazione. Ma a parte i motivi di questo insano gesto, resta il fatto che questa famiglia e questo territorio vengono colpiti in maniera crudele da un avvenimento che non sappiamo ancora spiegarci».
Anche nel mondo politico si sono susseguite le reazioni alla vicenda; il senatore del Pdl Antonio Gentile, componente della Commissione parlamentare antimafia, tuona: «Qui siamo nel Far west, il Governo Berlusconi ha già fatto tanto per sradicare la mafia, ma noi chiediamo ancora di più. I territori – aggiunge – vangano presidiati ancora di più e serve un impegno per continuare a smantellare l’impressionante apporto produttivo di una holding criminale che è la più forte al mondo. La Calabria sta facendo grandi sforzi con un presidente della Regione giovane e perbene che combatte ogni giorno per togliere la polvere sotto il tappeto di un territorio che ha bisogno di un’attenzione concreta».
Secondo il consigliere regionale del Pd Bruno Censore, vice presidente della commissione antimafia calabrese, la strage di Filandari «è un espisodio esecrabile sotto ogni punto di vista, un atto criminoso che lascia attoniti, senza parole», mentre per il vice presidente della Provincia di Vibo Valentia, Giuseppe Barbuto, «si è rasentato l’assurdo».

IL CRIMINOLOGO BRUNO
«Ancora una volta ha vinto l’odio profondo che in Calabria è la matrice di delitti che superano l’immaginazione». Lo ha detto il criminologo Franco Bruno, al Tg3 Calabria, commentanto la strage di Filandari, nel Vibonese.
«E’ un problema arcaico – ha aggiunto – legato alla proprietà della terra. La terra è quasi la madre di queste persone che poi compiono questi atti. In questo genere di fatti il territorio conta molta, così come conta la giustizia civile, che in molti anni non risolve problemi antichi che spesso danno modo, alle famiglie, di passare alle armi, per una vendetta cieca e senza limiti». Bruno infine ha detto che «in Calabria c’è assolutamente bisogno dello Stato, in tutte le sue espressioni».

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