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«In Calabria si registra un pressione fiscale fra le più alte d’Italia, dato che alla tassazione nazionale si aggiungono i livelli territoriali: dalla Regione, fino alle Province ed ai Comuni. Questi ultimi, a causa del continuo taglio dei trasferimenti, sono costretti ad incrementare il costo dei servizi o a ridurre l’area delle esenzioni. Il risultato è che la Calabria, oggi, sopporta un peso fiscale secondo solo a quello del Piemonte, con la differenza che i servizi offerti ai calabresi sono inferiori quantitativamente e qualitativamente». Le dichiarazioni in merito arrivano dal segretario della Cisl Calabria, Paolo Tramonti, il quale ha smentito il luogo comune che vedrebbe un Nord sovraccarico di tasse ed un Sud che le evade regolarmente.
«I fatti – dice Tramonti – non confermano questa tesi, considerato anche il divario infrastrutturale fra Sud e Nord. Ma è pur vero che occorrono politiche regionali capaci di mettere a frutto le risorse disponibili. Insieme con il lavoro, la sanità, le misure di sostegno alle famiglie ed il rilancio del tessuto economico e produttivo, – spiega – il fisco è uno dei cinque punti che chiediamo alla Giunta regionale di affrontare».
Gli indicatori parlano di una Calabria sempre più sofferente. «Nel 2009 – osserva il segretario della Cisl – la Calabria ha perso 23.000 posti di lavoro ed è aumantata la cassa integrazione, specialmente quella in deroga. Ci sono quindi serie preoccupazioni sul futuro di questa regione, perchè al dato della disoccupazione si affianca quello relativo al precariato». È un vero e prorio esercito quello dei precari calabresi, fatto di vere e proprie armate di lavoratori con contratti a termine, appesi al filo del rinnovo. In primo luogo gli Lsu-Lpu. La Cisl ne calcola la consistenza in circa 5.400 unità. Ad essi si aggiungono altri 3.100 lavoratori precari con diverse tipologie di contratto nella pubblica amministrazione; circa 1.550 precari della sanità e 1.200 dipendenti delle cooperative impegnate nel servizo di pulia delle scuole. «Occorre – sottolinea – l’avvio di un tavolo di confronto sulla Calabria a livello nazionale, così com’è stato fatto per la Campania e la Sicilia, dove sono stati attuati interventi mirati con il contributo del governo ai fini del prosieguo delle attività. La Regione – aggiunge – deve aprire un canale di confronto con il governo centrale su questo punto specifico. C’è bisogno di un piano pluriennale per l’occupazione che da soli gli enti locali non possono garantire».
La Giunta regionale presieduta da Giuseppe Scopelliti è, dunque, l’interlocutore principale dei sindacati calabresi. «L’iniziativa della Giunta, che ha varato un piano stralcio sull’occcupazione investendo 150 milioni di euro – sostiene Tramonti – è senza dubbio positiva, ma parziale. Dal numero delle domande pervenute alla Regione, circa 6000, emerge che l’iniziativa va potenziata. Chiediamo il rifinanziamento del piano, utilizzando anche fondi comunitari. Le quattro linee di intervento messe in campo – dice Tramonti – possono essere integrate con i fondi del Por 2007-2013».
A uno sforzo maggiore la Cisl calabrese chiede anche ai grandi gruppi a partecipazione statale: «Enel, Telecom Trenitalia, Rai, Poste – spiega – saltano a piè pari la Calabria nei loro piani di investimento. Occorre invece mobilitarle per rendere più attrattivo il territorio calabrese. Servono scelte innovative, come l’avvio dei distretti industriali. Che sono nelle altre regioni una realtà, mentre la Calabria resta ancorata alle vecchie Asi».
Ma la Cisl chiama in causa anche il sistema universitario calabrese. La regione vanta tre atenei, quello di Catanzaro, quello di Cosenza e quello di Reggio. «Purtroppo, però, non è sufficiente il collegamento con il sistema produttivo, per cui, nel solo 2009, 7.200 giovani hanno lasciato la Calabria per cercare lavoro altrove.
Il sistema universitario – dice il nuemro uno della Cisl regionale – negli ulti anni è senza dubbio cresciuto, ma occorre che esso diventi più incisivo sul mercato del lavoro». Infine la questione Gioia Tauro. «Il porto di Gioia Tauro – dice Tramonti – è fra i due.tre punti di forza della regione. Ha potenzialità enormi. L’area euromediterranea assorbe la maggior parte dell’attività di transhipment e Gioia Tauro ha la posizione ideale per assorbirla. Ma occorrono misure – dice – che ne rendano più competitivo il contesto, dall’abbattimento dei costi d’ancoraggio alle infrastrutture ed ai servizi».

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