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di SILVIO GAMBINO
Per la maggioranza parlamentare che, nella prossimità delle vacanze natalizie, ha deciso di premere l’acceleratore sull’approvazione della legge universitaria voluta fortemente dalla Gelmini e dalla Crui, si trattava di una scommessa che puntava a rinsaldare un consenso politico e a recuperare quello elettorale pericolosamente sgranati dalle poco credibili scaramucce parlamentari di “Futuro e Libertà”. La scommessa per il momento è andata a buon fine per la maggioranza; si tratterà di capire se la sua tenuta non rischi di riflettere sul sistema universitario pubblico tutte le incertezze di una implementazione della legge (con i 47 adempimenti attuativi che sono stati contati) che avrà una durata, con qualche probabilità, non coincidente con la durata ipotizzabile dell’attuale maggioranza parlamentare. Nelle ultime settimane, rispetto ai giorni precedenti, gli studenti sono rimasti (quasi) soli, cercando (come potevano) di far sentire le loro ragioni. Sono stati chiari ed efficaci. Tutti li hanno capiti; si trattava di una lotta per il loro diritto al futuro, che nasceva nel contrasto alla legge Gelmini ma che preannunciava che non si sarebbe fermata dinanzi alla sua approvazione parlamentare. Le famiglie ne hanno compreso le ragioni e, pur senza scendere in piazza, hanno espresso una qualche solidarietà con essi. In uno scenario, costituito da molte ambiguità e da troppe cointeressenze delle componenti (istituzionali e non) del mondo universitario con quelle governative e dello schieramento parlamentare di maggioranza, riparte ora la vita universitaria, impegnata in una partita altrettanto importante, quella dell’attuazione della legge con la riforma degli statuti universitari. A riflettori ormai spenti, il sistema universitario del Paese è chiamato a fare i conti sulle persistenti difficoltà dovute al disinvestimento statale (inferiore almeno di due terzi rispetto alla media dei Paesi europei avanzati) nel settore della università e della ricerca (ma anche della scuola e della cultura). Si pensi che il ministro Gelmini ha firmato il decreto sulle risorse da rendere disponibili agli atenei per il 2010 (il cd Ffo) solo alla fine dell’anno appena trascorso. Un dato simile spiega, molto più di quanto potrebbero farlo intere pagine di analisi, quali sono e quali potranno essere in futuro le sorti dell’autonomia universitaria, legate a doppia mandata alle scelte politiche del ministro dell’Università e, al contempo, a quelle del ministro del Tesoro. In un simile quadro è da chiedersi se le nuove disposizioni della legge universitaria si conformino o meno al dettato costituzionale. Se un simile conformità risultasse non assicurata, gli effetti non sarebbero di poco conto, potendosi concretizzare in possibili vizi di legittimità amministrativa e costituzionale che qualsiasi legale potrebbe avere interesse a eccepire dinnanzi al giudice amministrativo e quindi a quello costituzionale ogni qualvolta una decisione ritenuta pregiudizievole a propri interessi protetti venisse adotta dal consiglio di amministrazione (per limitarci qui ad una sola delle eventuali illegittimità costituzionali delle disposizioni della legge, quella relativa alla composizione del consiglio di amministrazione quale organo di autogoverno degli atenei, per violazione del principio di autonomia costituzionale sancito all’ultimo comma dell’art. 33 della Costituzione). Dubbi sulla esistenza di vizi legittimità parimenti di rilievo sono individuabili nell’evidente eccesso della delega, la quale, al di là e contro le previsioni dell’art. 76 Cost., vede il legislatore riservare materie attinenti a garanzie costituzionali (protette nelle forme della riserva di legge) ad atti di normazione secondaria, di spettanza governativa, appunto. Libertà di ricerca, diritto di insegnamento, diritto di studio costituiscono altrettante materie per le quali la legge e la legge soltanto può intervenire nella loro disciplina. Non è consentito che a farlo siano atti del potere normativo del governo, come ampiamente viene previsto nella legge Gelmini. Come si dice in Calabria, la gatta frettolosa fa nascere gattini ciechi. Non vorremmo che questo proverbio dovesse rivelarsi utile per spiegare cosa sia avvenuto anche nella vicenda che ci occupa. Naturalmente, esistono le garanzie. I giudici (amministrativi e costituzionali) sono istituiti appunto a garanzia di interessi legittimi e di diritti soggettivi. Ma ci chiediamo, era proprio necessaria una simile fretta? Qualcuno aveva mai detto che una riforma dell’Università non fosse utile ed opportuna? Non era più serio (e non portava maggiore consenso) perseguire strategie di coinvolgimento delle componenti universitarie nella riforma? Naturalmente, conosciamo tutti la risposta e questo oggettivamente crea molti risentimenti e molte delusioni. L’università non può permettersele. Gli svolgimenti parlamentari e politici della questione universitaria sollevano, tuttavia, la necessità di una riflessione senza ipocrisie. La questione da porsi è questa: ma chi ha davvero rappresentato la Crui in questa vicenda legislativa? Vorremmo invitare i lettori di questo giornale a leggersi il documento che la Conferenza dei rettori ha approvato (19 febbraio 2009) con riguardo alla revisione della governance degli atenei. Se vorranno leggerlo lo troveranno facilmente in Internet. Nel merito della questione (che, se avessimo una qualche ragione, solleva dubbi di costituzionalità), le posizioni della legge Gelmini in materia di composizione del consiglio di amministrazione sono assolutamente più moderate nella previsione del peso del criterio rappresentativo nella composizione del consiglio di amministrazione, rispetto alla richiesta della Crui di vederlo composto “secondo designazioni imperniate sulla competenza”. Non è che dovremo scusarci con la Gelmini per le critiche delle settimane passate e aprire bene gli occhi sulle determinazioni autoritarie e autoreferenziali di coloro che avrebbero dovuto svolgere la funzione di garanti esterni (verso la politica) dell’autonomia universitaria? Se i rettori e la Crui vorranno aiutarci a comprendere ne saremmo tutti molto lieti!

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