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POTENZA – Il dibattimento è chiuso e il 14 settembre, con ogni probabilità, arriverà anche la sentenza per le due donne delle pulizie accusate di aver mentito sul ritrovamento del corpo di Elisa Claps.

Lo ha deciso il giudice Marina Rizzi, che sta conducendo il processo sulle bugie della Trinità.

Ieri mattina sono state respinte tutte le richieste delle parti che intendevano andare avanti sentendo altri testimoni. Anche quella del pm Laura Triassi che aveva chiesto di aggiungere al fascicolo del Tribunale un’intercettazione desecretata di recente e trasmessa a Potenza dalla procura di Salerno.

Si tratta di una conversazione registrata qualche settimana dopo la scoperta del corpo di Elisa, nell’ambito di un’altra indagine che aveva preso di mira finti ciechi e regalie alla Asp del capoluogo. Una conversazione tra un’ortottista in servizio al Poliambulatorio Madre Teresa di Calcutta, che è poi che l’attuale consigliera comunale Pd Lucia Sileo (tuttora a processo per due episodi di poco conto), e un tale «Vito», che altri non sarebbe che l’ex sindaco Santarsiero. Almeno stando all’identificazione “probabile” effettuata dalla pubblica accusa.

Il giudice l’ha ritenuta irrilevante per questo ha deciso di non ammetterla e di non sentire in aula la consigliera, che all’epoca era soltanto presidente dell’assemblea comunale dem. Dato che la stessa avrebbe parlato soltanto quanto riferito da alcune suore della struttura che ospitava l’allora viceparroco della chiesa don Vagno Oliveira. Su come erano disposte le tegole sui resti della ragazza, e altri dettagli evidentemente “svelati” dal giovane sacerdote brasiliano, che aveva già spiegato anche alla polizia di essere salito nel sottotetto prima della scoperta “ufficiale” assieme alle due donne delle pulizie. Come ha ribadito di recente proprio nell’ambito di questo processo.

Ieri è stato sentito in aula anche Marcel Mihai l’operaio romeno, che un collega, Sorin Orobet Ioan, aveva indicato come una delle prime persone ad accorgersi del corpo il 17 marzo 2010. Ma ha spiegato di non essere «mai stato nella chiesa» e che da tempo non lavorava più per quella ditta, a causa della fine del contratto.

«Non sono mai stato in quel sottotetto – ha detto – e da qualche mese non lavoravo più per Corneliu Todilca (cognato e convivente, ndr), perché il contratto era terminato e non poteva assumermi di nuovo».

«Quella mattina – ha proseguito Mihai – ho incontrato Todilca nei pressi di piazza XVIII Agosto, e mi ha chiesto di prestargli un attrezzo, che sono andato a prendere in macchina e che gli ho consegnato davanti alla chiesa: mi ha chiesto anche la cortesia di parcheggiare il furgone, perché non poteva rimanere lì, e dopo una ventina di minuti ho trovato un posto, ho messo i grattini e poi sono andato a riportagli le chiavi, sempre nel piazzale della Trinità. Solo in quel momento mi ha detto di andare via perché era successo qualcosa di cui non poteva parlarmi, e così me ne sono andato».

Rispondendo alle domande del pm, Laura Triassi, Mihai ha quindi spiegato di non sapere perché Sorin ha fornito quella versione, e di non sentirlo e vederlo più da molto tempo.
Le due donne delle pulizie, Margherita Santarsiero e la figlia Annalisa Lovito, sono accusate di false informazioni al pm per aver negato di essere salite nel sottotetto assieme a Don Vagno, e di aver visto il corpo di Elisa, scomparsa a settembre del 1993 qualche settimana prima del 17 marzo del 2010. Quando gli operai chiamati a riparare un’infiltrazione d’acqua in chiesa hanno dato l’allarme, che ha segnato la svolta in un giallo lungo 17 anni.

Dopo la scoperta del segreto del sottotetto Danilo Restivo, 43enne originario Erice, è stato arrestato e condannato in via definitiva a 30 anni per l’omicidio. Ma la famiglia della ragazza non si è mai rassegnata all’idea che l’ex 19enne abbia fatto tutto da solo nascondendo il corpo dove nessuno ha mai pensato di cercarlo. Per questo ha continuato a denunciare connivenze e silenzi anche all’interno della chiesa che gli avrebbero permesso di restare a lungo impunito, e di uccidere ancora una volta nel 2002, quando a morire è stata Heather Barnett, la vicina della sua nuova casa in Inghilterra, dove era “riparato” alla fine degli anni ‘90.

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