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POTENZA – «Integrazione non vuol dire cancellare l’identità, eliminare ciò che siamo». Integrazione, spiega la preside Anna Maria Basso, è accogliere, riflettere, discutere e condividere. Meglio se con molti colori. La polemica sui festeggiamenti di Natale – presepe sì, presepe no – in molte scuole di Potenza sembra una cosa lontana.

Lì dove ci sono studenti di fede diversa, spesso figli di immigrati, da tempo si mettono in pratica strategie di integrazione capaci di non accantonare la festa religiosa e «di “allargarla”».

Alla guida dell’istituto comprensivo “Giacomo Leopardi”, la dirigente Basso accompagna tra le classi e racconta di lavori, lavoretti, vecchie foto e nuovi progetti. «Quest’anno l’istituto comprensivo partecipa ai festeggiamenti di rione Lucania per i cinquant’anni della parrocchia di San Giuseppe. Il giorno dell’Immacolata il coro della scuola si esibirà. E all’interno dell’istituto è stato indetto un concorso sul tema del “Giubileo”: gli alunni potranno cimentarsi su diversi elaborati, poesie, disegni, testi». La religione, spiega, non alza muri.

L’istituto comprensivo “Stigliani” è una delle scuole affiliate alla rete Unesco e in questa cornice si affrontano i temi della multiculturalità. Per l’attualità? «La sensibilità degli insegnanti è tale da poter far entrare in classe con delicatezza anche fatti gravi come il recente assalto terroristico a Parigi».

Ottocento alunni divisi in tre scuole primarie (“Stigliani”, “Albini” e “Rodari”), più scuola dell’infanzia e la media. «Alcuni studenti non partecipano alle ore di religione e fanno attività alternativa. Ma in occasioni collegiali partecipano tutti al dialogo, alle ricerche, allo studio sulle tradizioni. È in momenti simili che si costruisce piano piano la condivisione. E poi, diciamolo, i pregiudizi sono cose da adulti: ai bambini non interessa, giocano, sanno stare insieme».

Cosa molto evidente appena si affronta un giro nelle classi, dove gli addobbi natalizi sono in corso d’opera. I ragazzi sono impegnati con colori, pennelli, carta, materie di scarto da riciclare. Nascerà un albero multicolore. «Come molti sono i colori del mondo», dicono. Disegni, stelle, pupazzi e, naturalmente, il presepe tradizionale. «Ogni bambino ha portato una statuina».
Stessa atmosfera di collaborazione nei corridoi dell’istituto comprensivo “Torraca – Bonaventura”.

«Da anni – spiega la dirigente Peppina Antonietta Arlotto – curiamo i temi dell’integrazione e della laicità. Decliniamo, per esempio, il tradizionale albero in una forma “larga”, che tiene dentro i temi della speranza, dell’ambiente, della tolleranza».

L’approccio laico al Natale porta i bambini a scoprire come la festa viene vissuta qui e in altre parti del mondo. Sono 33 i bambini di fede non cattolica in questo popoloso istituto del capoluogo lucano che tiene dentro tutte le scuole del centro e di rione Libertà.
«Per la prima volta quest’anno una famiglia ha chiesto di ammettere come uditore il proprio figlio durante l’ora di religione, pur se di fede non cristiana. Con l’insegnante abbiamo pensato quanto importante fosse avere un approccio non di catechesi, ma di storia delle culture».

In generale «è sempre il consiglio di classe, in cui c’è anche una rappresentanza dei genitori – continua Arlotto – a prendere decisioni delicate come quella sulla celebrazione delle feste religiose. Nel plesso di via del Popolo, per esempio, gli alunni stanno preparando il concerto a cui parteciperanno in cattedrale. Che cosa accade coi bimbi non cattolici? Libera scelta di partecipazione, sempre. Ma non possiamo rinnegare la nostra identità culturale». L’integrazione non si fa sottraendo.

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