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Aniello Crescenzi

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POTENZA – Aniello Crescenzi resta alla guida dell’Agenzia lucana Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura (Alsia).
E’ questo il senso della risposta trasmessa nei giorni scorsi dal capo di gabinetto della giunta regionale, Michele Busciolano, a un’interrogazione presentata all’inizio di luglio dal consigliere regionale del Pd, Roberto Cifarelli.

Tra le richieste di chiarimenti formulate dall’esponente democratico, infatti, era riaffiorato il tema dell’autodichiarazione sull’«insussistenza di suoi possibili conflitti di interesse in quanto detentore di altri incarichi e partecipazioni societarie», che era stata sottoscritta da Crescenti, a novembre del 2019, al momento di assumere l’incarico. Un tema “scottante” dopo la revoca dell’incarico di direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria di Matera affidato lo scorso novembre al potentino Marcello Tricarico, per effetto delle verifiche sui titoli dichiarati, che avrebbero messo in luce l’assenza delle esperienze professionali necessarie.

Nella sua interrogazione alla giunta regionale Cifarelli aveva ipotizzato la decadenza dell’incarico di Crescenzi qualora si fosse rivelata «fondata su dichiarazioni mendaci», l’attestazione sull’assenza di conflitti d’interesse resa dal dg nel 2019.
Nella sua replica, quindi, Busciolano ha reso noto di aver ricevuto una comunicazione da Crescenzi, il 12 luglio, in cui gli ha «confermato l’intervenuta cessione azionaria» delle quote della “Agrobiotest”, con sedi legali a Pignola e Nocera Inferiore nel salernitano, che è una società a responsabilità a limitata attiva nella diagnosi vegetale. Dunque un settore attiguo all’area di operatività dell’Alsia che è un ente strumentale regionale con compiti istituzionali che attengono ai settori agricolo, agroalimentare ed industriale, come supporto ed assistenza tecnica alle produzioni di qualità.

Crescenzi aveva annunciato la cessione delle sue quote della “Agrobiotest” già nel 2021, dopo le prime interrogazioni al riguardo. Da allora, tuttavia, non se n’era saputo più nulla, nonostante il responsabile per la prevenzione della corruzione della Regione, Mariarosaria Pace, avesse fatto esplicito riferimento a quell’annuncio del dg, pur non ravvisando nel possesso delle quote una vera e propria causa di incompatibilità con l’incarico, definendo la loro dismissione una «circostanza fattuale utile e opportuna anche ai fini di prevenire ogni eventuale interferenza se pur potenziale con l’esercizio della funzione amministrativa di cui è titolare». A riprova dell’esistenza di un potenziale conflitto d’interessi.

Nella sua interrogazione, Cifarelli aveva rilanciato anche l’allarme dei sindacati per «lo stato di decadenza progressiva dell’Agenzia dovuta al continuo svuotamento delle risorse umane determinato dai pensionamenti che non trovano soluzione di ricambio generazionale e rinnovo sia dei profili tecnici che di quelli amministrativi». Come pure per l’adozione da parte di Crescenzi di «disperate soluzioni organizzative funzionalmente poco efficaci ed inappropriate, tra l’altro concentrando su di se la direzione di diversi uffici». Una serie di questioni, insomma, che per i sindacati lascerebbero presagire in breve tempo il «collasso dell’Agenzia, che non riuscirà più ad erogare servizi in modo sufficiente determinando disagi all’utenza».
Di questi temi, tuttavia, nella risposta del capo di gabinetto del governatore Vito Bardi, non v’è alcuna traccia.

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