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Vito Bardi e Mario Araneo

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POTENZA – Gli strani discorsi su nomine e appalti non sarebbero stati una prerogativa della «cordata» all’interno dell’amministrazione regionale che avrebbe fatto capo agli ex assessori Rocco Leone e Francesco Cupparo, e avuto come referente alla guida dell’azienda ospedaliera San Carlo l’attuale direttore generale Giuseppe Spera. Anche quella rivale guidata dall’ex segretario del governatore Vito Bardi, Mario Araneo, infatti, non sarebbe stata da meno. Anzi.

AMBIGUITÀ IRRISOLTE

È un’ambiguità irrisolta quella che continua ad emergere dagli atti dell’indagine che il 7 ottobre ha terremotato la politica lucana. Con l’arresto dell’ormai ex capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Francesco Piro, e della sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio; gli obblighi di dimora, poi convertiti in divieti di dimora a Potenza, nei confronti di Leone e Cupparo; e la sospensione dai pubblici uffici di Spera.

Venerdì il gip Antonello Amodeo ha in sostanza confermato le misure cautelari nei confronti dei 5 destinatari dell’ordinanza spiccata una settimana prima, ma ha sollecitato i pm del capoluogo, che avevano dato parere negativo a una rivisitazione delle misure, a effettuare ulteriori accertamenti soprattutto sulla posizione del dg del San Carlo.

Perché arrivino in aula i ricorsi al Tribunale del riesame già annunciati dalle difese, però, potrebbe volerci almeno un’altra settimana. Inquirenti e avvocati, quindi, avranno tempo sufficiente per approfondire ogni aspetto di una maxi-indagine in cui convivono, da una parte, gli accertamenti avviati dalla sezione “colletti bianchi” della squadra mobile di Potenza, seguendo le tracce di Araneo, e dall’altra quelli del nucleo investigativo dei carabinieri di Potenza, che hanno raccolto la denuncia di un “protetto” di quest’ultimo, Massimo Barresi, nemico giurato e predecessore di Spera al San Carlo, che lo stesso Araneo si vantava di aver istigato.

Una convivenza difficile, se si considera che a un certo punto i magistrati titolari del fascicolo, il pm Vincenzo Montemurro e Francesco Curcio, hanno eletto Araneo e Barresi come supertestimoni dell’accusa nonostante una serie di addebiti formulati dalla squadra mobile nei confronti del primo, e l’allarme suonato dai carabinieri sull’affidabilità del secondo, che sulla nomina del suo portavoce avrebbe riferito ai militari una versione ben diversa da quella emersa dalle intercettazioni. Omettendo che era stato Araneo a indicargli il nominativo della madre del discusso editore della testata giornalistica “Cronache lucane”, Giuseppe Postiglione.

L’INFORMATIVA SU ARANEO

Significativa, in questo senso, è l’informativa consegnata ai pm dalla squadra mobile, a settembre del 2021, a chiusura del lavoro avviato a partire da alcune conversazioni intercettate nell’estate del 2019. Informativa ormai desecretata e allegata all’ordinanza eseguita il 7 ottobre.

«Araneo Mario». Questo il titolo di uno dei due capitoli dei quali si compone. «Le nomine all’interno degli enti regionali. Il dossieraggio contro i suoi avversari. I favoritismi alle imprese “amiche”. La corruzione». Dove siano finite queste contestazioni dagli atti allegati all’ordinanza di misure cautelari per Leone, Cupparo, Spera e gli altri non si capisce. Ma nei giorni scorsi, dopo il clamore suscitato da alcune rivelazioni del Quotidiano del Sud sulle vicende emerse dell’inchiesta ma rimaste a margine dell’ordinanza, il procuratore Curcio ha già avuto modo di spiegare che «allo stato», e «salvo sempre possibili nuove acquisizioni investigative dovute allo sviluppo delle indagini in corso», «gli ulteriori fatti di cui viene dato conto o sono privi di rilevanza penale, ovvero sono relativi a vicende nelle quali, alla iniziale acquisizione della notizia di reato doverosamente ed immediatamente iscritta, non è seguita l’acquisizione di un quadro indiziario univoco o almeno sufficiente».

A meno di sorprese, quindi, anche quelle nei confronti di Araneo parrebbero tutte vicende destinate all’archiviazione. Fermo restando il loro valore per saggiare la sua attendibilità come testimone. Ad esempio quando afferma che via Verrastro avrebbe agito «una compagine», più o meno sovrapponibile alla «cordata» Leone-Cupparo, «che quotidianamente offendeva la reputazione e la professionalità del dottor Barresi, e contemporaneamente si attivava per attuare tutti i procedimenti relativi alla sua decadenza».

Il tutto a causa delle «mancate adesioni del Barresi alle continue richieste di sistemazione di amici che provenivano dagli assessori e/o richieste inerenti la regolamentazione dei cospicui interessi sottesi alla realizzazione del nuovo ospedale di Lagonegro».

LA NOMINA DEL DIRETTORE AMMINISTRATIVO DEL SAN CARLO

Dagli atti dell’inchiesta, d’altronde, emerge in maniera nitida come il superteste “numero 2” dei pm, oltre a quella del portavoce del dg, avrebbe propiziato anche la nomina quale direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo, Maria Acquaviva, dirigente dell’Asp di Cosenza.

«In relazione alla mia nomina a direttore amministrativo – si legge nel verbale con le dichiarazioni rese da Acquaviva ai carabinieri come persona informata sui fatti –, ricordo che venivo messa in contatto con Mario Araneo tramite una rappresentante di Matera che mi conosceva. Dopo un contatto telefonico venivo convocata a Potenza dove avevo un colloquio direttamente con il dottor Barresi, il quale mi veniva presentato da Araneo come suo amico. Dopo la conversazione con il dg del San Carlo mi veniva rappresentata la delibera di nomina, la quale mi lasciava anche un po’ perplessa perché per me significava cambiare città e recarmi in un posto dove non conoscevo nessuno, peraltro entro così breve termine. Ad ogni modo accettai».

LE CRITICHE A BARRESI

Acquaviva ha aggiunto che durante il suo mandato al San Carlo non ha «goduto di un clima di empatia con il direttore generale e il direttore sanitario». Sia perché non era del posto, come peraltro anche loro, che per il fatto di non essere una «yes man». Quindi ha indicato «i motivi di frizione di maggiore consistenza» con Barresi nel profluvio di procedimenti disciplinari avviati nei confronti del rivale Spera, dipendente a tempo indeterminato del San Carlo, del capo degli anestesisti dell’Azienda ospedaliera regionale, Libero Mileti, «e di altri medici e sanitari». Una nota a dir poco stonata rispetto al tema composto dai pm su un’immagine quasi idealizzata di Barresi, quale vittima di attacchi quotidiani del tutto ingiustificati e strumentali a interessi poco trasparenti.

LE IMPRESE AMICHE DEL SEGRETARIO DI BARDI

L’informativa della sezione “colletti bianchi” della squadra mobile evidenzia, poi, come in almeno un paio di occasioni il protettore di Barresi, Araneo, si sarebbe messo a disposizione di alcune imprese “amiche”, favorendone gli interessi nei rapporti con gli uffici di Regione e Agenzia regionale per l’ambiente (Arpab).

In un primo caso organizzando un incontro tra Angelo Rosella, imprenditore valdagrino attivo in tutta la provincia di Potenza nel settore della sanità privata ed ex segretario regionale dell’Italia dei valori, e alcuni dirigenti del dipartimento Salute. Incontro in cui il primo avrebbe rappresentato alle sue controparti l’intenzione di presentare un’istanza, «ancora in corso», per l’ampliamento di una loro attività nel lagonegrese.

In un secondo caso, invece, “agevolando” l’«allora assessore alle pari opportunità del Comune di Potenza, Marika Padula» nella pratica «relativa ad un prefabbricato (ex Impes) che il suo datore di lavoro, Maggio Nicola, ha acquistato all’asta giudiziaria e ricadente in un lotto contaminato della Zona Industriale di Tito Scalo» (né Padula né Maggio risultano iscritti sul registro degli indagati, ndr), «Araneo – annotano gli investigatori – riesce non solo a procurargli un incontro, “non ufficiale” con alti dirigenti Arpab, ma anche a fargli recuperare una cartellina contenete della documentazione che evidentemente, una volta visionata, non doveva restare custodita presso Arpab. In cambio Araneo ha ricevuto in omaggio giocattoli ed abiti per la propria figlia».

L’AFFARE PESCOPAGANO

Più complessa una terza circostanza in cui l’ex segretario del governatore si sarebbe messo a disposizione di imprenditori amici, su cui si sono concentrati i carabinieri del Nucleo investigativo.

A farla emergere sarebbe stata un’intercettazione effettuata all’interno dell’ufficio di Rocco Leone, quando la consigliera regionale Dina Sileo ha avvisato l’assessore del disagio per un certo andazzo amministrativo confidatole da Acquaviva. Aggiungendo che «se queste cose vanno all’orecchio della magistratura zompiamo in aria».

Qui però confliggono le versioni sulla vicenda fornite da Acquaviva, Barresi e un terzo superteste dell’accusa: Pier Paolo Galli, chiamato dall’allora dg al San Carlo come dirigente esterno per guidare il “Servizio di prevenzione e protezione dai rischi” dell’azienda, e poi stabilizzato all’interno della stessa.

Secondo Barresi, infatti, per «evitare uno scontro» che sarebbe stato sconveniente per non meglio precisate «ragioni di opportunità», Araneo lo avrebbe convinto a incontrare in un ristorante della periferia di Potenza un omonimo del governatore Bardi, rappresentante legale di un’impresa che avanzava 2 milioni di euro dal San Carlo, per non aver potuto ultimare dei lavori nel presidio ospedaliero del paese di Araneo, Pescopagano, a causa del guano accumulatosi sulla copertura. Solo che a un certo punto, al tavolo affianco al loro, si sarebbe materializzato proprio il suo rivale Spera, a cui non sono sfuggiti i commensali del dg. Tanto che ha iniziato a riprendere la scena col telefonino.

IL SUPERTESTE SMENTITO

Leggermente diversa la versione fornita da Galli, che ha riferito di aver saputo da Barresi che le cose erano andate in maniera alquanto differente da quanto da lui rappresentato ai carabinieri. Spiegando di aver accettato su richiesta di Araneo di «incontrare serenamente i rappresentanti della ditta all’Hotel Primula. Solo per dovere istituzionale al fine di un corretto chiarimento».

«Ricordo che l’allora direttore generale Barresi – ha dichiarato Galli – mi riferì di una cena che fu organizzata da Mario Araneo alla quale erano presenti anche il dottor Sisto (Rosario, ex direttore sanitario del San Carlo, ndr) e alcuni dirigenti della ditta in questione». «Secondo quanto mi riferì Barresi – ha aggiunto Galli –, lo stesso era completamente all’oscuro del fatto che a tale cena avrebbero preso parte anche queste persone legate alla ditta in parola».

Quanto al merito della vicenda, è Acquaviva ad aver fornito un inquadramento complessivo ai militari. «Ricordo che la somma richiesta a titolo di risarcimento della ditta era esorbitante, motivo per il quale non ritenendola congrua, proposi addirittura di aspettare che ci facessero causa essendo sicura che nessun giudice avrebbe avallato la loro richiesta».

Stando a informazioni raccolte dal Quotidiano la richiesta di risarcimento sarebbe stata ritirata dalla ditta in questione poco dopo l’avvicendamento al vertice del San Carlo tra Barresi e Spera, ad agosto del 2020, in seguito alla pronuncia del Tar che ha accolto il ricorso del secondo giudicando illegittima la nomina del primo, effettuata a fine 2018 dalla vecchia amministrazione regionale di centrosinistra.

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