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Vincenzo Petrone

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POTENZA – «Con dieci voti su 78 iscritti al gruppo WhatsApp, sono stato espulso dalle “Sardine lucane”». Lo ha scritto, in un comunicato, Vincenzo Petrone, evidenziando di essere stato espulso «per aver protestato ieri contro il leader nazionale Mattia Santori per non aver inserito la Basilicata nella delegazione ricevuta dai Ministri Provenzano e Boccia e per la scarsa democrazia interna nel Movimento in cui i ruoli sono autoelettivi e i temi lanciati sul mercato politico sono casuali e frutto di nessuna discussione interna (si veda l’appoggio al mantenimento dei vitalizi)».

Petrone – che si firma come un lucano che vive a Roma – ha inoltre evidenziato che «è vero che le Sardine sono giovani e molto inesperte, ma non possono avere la presunzione, a pochi mesi dalla nascita, di parlare a nome di tutti, di farsi ricevere dal Governo, di mettere temi non discussi sul tappeto, di espellere chi dissente da questi metodi, di non ascoltare le ragioni dell’avversario (altre e sono molte sardine come loro) e di preoccuparsi solo che il “nemico” danneggi l’immagine a favore di telecamere del Movimento».

«Gli stessi temi lucani – prosegue Petrone – dal petrolio allo spopolamento, sono stati finora del tutto sottovalutati dai “leader” nazionali, ragione della mia protesta di ieri. In questi mesi di permanenza nelle Sardine ho cercato in tutti i modi di far inserire soprattutto la questione del petrolio in Basilicata nella comunicazione delle Sardine. Il 6 febbraio la Regione ha firmato un accordo con Total per soli 14 milioni di euro all’anno di royalties, una miseria in un bilancio di entrate regionali per 300 milioni di euro. Ho chiesto alle Sardine lucane di fare qualcosa per questo tema, flash mob o azioni mediatiche, ma mi è stato sempre risposto di “attendere Scampia” perché “non sappiamo cosa siamo”».

Petrone parla già da ex attivista: «Meno telecamere, meno comunicazione e meno protagonismi da leader autoeletti, farebbero bene a un movimento che invece rischia un centralismo democratico da vecchio apparato partitico della Prima Repubblica. Il Congresso di Scampia rischia così di diventare più che un luogo di discussione la Versailles dove sarà incoronato il Re Solo».

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