X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

POTENZA – Un nuovo caso a Valsinni, dove è stata riscontrata il contagio da covid 19 di un cittadino che aveva comunicato il suo ritorno dal Nord Italia nei giorni scorsi. Ma anche due guariti tornati positivi 10 giorni dopo i tamponi che li davano per guariti.
E’ un nuovo allarme quello sui contagi “di ritorno” tra i 218 lucani che per la Regione sono riusciti a sconfiggere il coronavirus.
A farlo scattare sono stati due pazienti usciti dalla terapia intensiva del San Carlo di Potenza all’inizio del mese. Dopo il caso di un cittadino di Policoro che a fine aprile era stato dimesso dall’ospedale Madonna delle Grazie di Matera, perché si pensava che avesse superato la malattia. Salvo risultare di nuovo positivo al covid 19 dopo 5 giorni a casa con i familiari, miracolosamente scampati al contagio.
I due nuovi casi sono emersi ieri con la comunicazione dell’esito dei tamponi a cui sono stati sottoposti sabato, dopo che la febbre aveva insospettito i medici che li avevano in cura, rispettivamente, nel reparto di pneumologia del San Carlo di Potenza, e all’interno dell’ospedale di Villa d’Agri.

Nel primo caso quindi, trattandosi di un reparto dove sono ricoverati anche altri pazienti tuttora affetti da covid, è possibile ipotizzare che sia avvenuta una trasmissione del virus “interna” al reparto stesso. Nel secondo, però, i dubbi si fanno più importanti, dal momento che l’ospedale di Villa d’Agri si sarebbe dovuto liberare dal contagio ormai da settimane, dopo i casi che hanno riguardato anche parte del suo personale. A meno di non credere che il virus sia rimasto nascosto per tutto questo tempo nell’organismo del paziente, trasferito da Potenza quando le sue condizioni sembravano definite per il meglio, per poi riaffiorare non appena l’alleggerimento delle terapie gli ha lasciato più spazio d’azione.
Comunque stiano le cose, insomma, restano ombre di non poco conto sulla fase 2 avviata dalla scorsa settimana anche in Basilicata. In attesa di poter valutare, nei prossimi giorni, i suoi effetti in termini epidemiologici.
Intanto a Potenza sono finalmente iniziati i lavori per l’allestimento nel parcheggio attiguo al San Carlo dei primi moduli dell’ospedale da campo donato da Qatar all’Italia, che il ministero della Sanità ha destinato alla Basilicata. Moduli che dovrebbero rappresentare un presidio fondamentale in caso di recrudescenza della pandemia per ospitare i pazienti meno gravi.

Continua a stentare, invece, la fase 2 della sanità lucana nel suo complesso che ieri ha fatto registrare momenti di tensione anche durante l’ultima riunione della task force incaricata della gestione della crisi sanitaria. Durante la discussione, infatti, sarebbero state confermate le incertezze persistenti sul metodo da adottare per lo smaltimento di quasi 2 mesi di visite e prestazioni varie, già prenotate, che sono state sospese.
Sul punto ieri è intervenuto anche la Uil Fpl, chiedendo che «che si operi nella massima sicurezza».
«Fino ad ora – prosegue il sindacato – l’attività ordinaria è stata sospesa o ridotta al minimo, ma d’ora in avanti, con l’apertura delle attività ambulatoriali e delle attività programmate, che dovranno far fronte all’arretrato oltre all’ordinario, si chiede che siano applicate in modo rigoroso tutte le norme sulla sicurezza e che le prestazioni specialistiche vengano fatte eventualmente non ogni dieci minuti, ma ogni quaranta minuti per dare la possibilità di areare i locali. E’ fondamentale inoltre fornire i dati numerici e logistici sulla disponibilità e collocazione dei dispositivi di protezione individuale».

«Mancano, alle porte della fase due – insiste il sindacato – , risposte sul quantum del personale da impiegare e, soprattutto, l’immediato rientro delle unità infermieristiche e di supporto mobilitate nelle unità operative covid. Occorre ripristinare le unità operative accorpate durante questa emergenza, che stanno determinando molte difficoltà sia per gli utenti che per i lavoratori. E’ necessario, inoltre, programmare il consumo giornaliero dei dispositivi di protezione individuale, e iniziare a discutere sul Contratto Decentrato in applicazione del nuovo contratto nazionale. Non si può più procrastinare il confronto e la contrattazione aziendale. Ad oggi non è stata fornita la quota dei fondi contrattuali dell’anno 2020. La scrivente chiede una risposta celere per il personale che si sta dedicando al massimo, per poter contrattare, la maggiore retribuzione dei turni notturni e festivi prevista dal nuovo Ccnl 2016 2018, i tempi di vestizione e svestizione, la tariffa della pronta disponibilità, l’orario di lavoro e le fasce di flessibilità, il welfare integrativo e la nuova progressione anno 2020. Inoltre occorre saldare la produttività anno 2019 e la progressione economica anno 2019, che andrebbero corrisposte con la buste paga di giugno e di luglio 2020. I lavoratori non hanno pregiudizi così come non pretendono lettere di encomio, ma efficienza ed efficacia su tutele e garanzie contrattuali giuridicamente previste».

«Se l’inizio della pandemia ha colto tutti impreparati (e comunque il sistema ha retto bene) con la nuova fase che in questi giorni andremo ad affrontare, quello che chiedono i lavoratori è che l’Azienda dovrà lavorare su un modello organizzativo in coordinamento con i rappresentanti sindacali. Lo dimostrano le migliaia di operatori sanitari contagiati in tutta Italia. La discussione maggiore che dovremo riuscire ad affrontare con l’ Azienda San Carlo, nonché con il responsabile della sicurezza, riguarda la protezione delle vie respiratorie con i dispositivi di protezione individuale. Basta la mascherina chirurgica? Oppure è necessario invece il filtrante facciale FFP2? (…) La ripresa delle attività non potrà prescindere prima di tutto dalla dotazione adeguata di dispositivi di protezione individuale».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE