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MATERA – Per un regista la luce è fondamentale ma Antonio Andrisani è anche un uomo innamorato della sua città e per questo considera ancora più importante fare in modo che Matera possa raccontarsi senza filtri né finzioni anche se, lo dice subito: «I Sassi hanno un piano luce terrificante – riferendosi a una illuminazione pubblica impropria» .


Da poco è stato nominato presidente di Cna cinema e audiovisivo.
Un incarico come questo richiede innanzitutto di fare il punto su questo settore?
«Le verifiche non sono fra le velleità che mi sono prefisso. Ho accettato perché voglio far crescere il più possibile questo organismo, comunicando al territorio la nostra esistenza, ampliando ai giovani il nostro raggio d’azione, lontano dalla retorica che li riguarda. Il nostro è un settore molto complesso, che per molte ragioni è in fibrillazione e non è unito. Ognuno per la propria parte deve però sforzarsi di fare sintesi, cercando di crescere e facilitare le relazioni».


Questo vuol dire, per alcuni versi, cominciare a contarsi?
«Venerdì ci sarà il primo direttivo dopo il quale mi auguro si possa avviare un coordinamento con il Comune e con la Lucana Film Commission. Nei nostri compiti c’è quello di valorizzare e tutelare questo settore, anche dal punto di vista dell’autorialità e del lavoro. Servono servizi che siano dedicati a processi che aiutino a crescere come, ad esempio, i finanziamenti. Pensiamo, ad esempio, a sportelli dedicati per facilitare alcuni processi».


Cosa pensa del progetto della Casa del cinema?
«Da quello che ho capito in quella struttura ci saranno uffici e punti di informazione insieme ad alcune sale messe a disposizione per iniziative. Non è particolarmente risolutiva per lo sviluppo ma è giusto avere un punto di riferimento per le produzioni e gli operatori del settore».


Nel frattempo l’edificio di via Maiorana, inserito nel progetto della Casa delle Tecnologie e che dovrebbe ospitare anche studi per la produzione cinematografica, è ancora fermo
«Non ho nemmeno notizie sul Centro di cinematografia. Nel frattempo servono realtà che creino una sorta di ammortizzazione sociale per le comparse, una ricaduta economica delle produzioni sul territorio ma, più in generale, sarebbe interessante creare delle professionalità perché il cinema, come romanticamente si potrebbe pensare, non lo fanno solo i registi e gli attori».


Cioè?
«Quando giro i miei film, devo far venire da altre città o da altre regioni alcune delle figure necessarie. Penso a fonici, direttori della fotografia, costumisti, macchinisti, scenografi. In un film sono determinanti. Dovremmo formarli qui e poi utilizzarli noi o fare in modo che siano in grado di lavorare in tutto il mondo. A Matera questo tipo di professionalità non esiste».


Eppure il primo film girato a Matera risale agli anni’50 anche se la celebrità della città si deve a “The Passion” di Mel Gibson. Come mai nessuno ha mai pensato di investire in questo comparto?
«La pretesa che una produzione americana venga qui a girare e usi personale totalmente locale non esiste. Si possono solo utilizzare alcune quote. La quantità di produzioni che sceglie la Basilicata è recente, anche se dal punto di vista massmediologico si può far risalire tutto al successo del film di Mel Gibson. Non possiamo sottovalutare però che nel solo 2020 in Basilicata e a Matera sono arrivate oltre 100 produzioni; numeri importanti su cui bisogna lavorare».


Ma c’è un indotto totalmente assente che non può ancora contare su figure specializzate
Credo che si tratti di processi che riguardano l’attività della Film Commission, come già accade in altre regioni dove vengono imposte quote di professionalità locali da coinvolgere quando giri nel loro territorio. La Film Commission che si è appena insediata ha già messo a segno due passaggi importanti: l’incontro sul tema degli audiovisivi e l’iniziativa prevista in occasione della Prima inglese di James Bond. Al momento però nulla ci è dato sapere e la data non è così lontana ma credo che la macchina organizzativa della Film Commission sia già partita».


Da regista, Matera è il luogo in cui ha sempre girato. Il suo ultimo film “Sassiwood”, con uno strepitoso Flavio Bucci in una delle ultime apparizioni, ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Quanto è importante il ruolo di Matera e quanto c’è ancora da migliorare?


«Girare nella mia città crea una certa comodità ma, battute a parte, quello che ho verificato girando l’ultimo film è che i Sassi stanno diventando brutti; da regista e portatore di un messaggio intellettuale credo sia importante sollecitare una riflessione che nasce dall’affetto. Il mio è un disagio legato al fatto che questi rioni stanno correndo il rischio di diventare non solo un fondale per il cinema ma anche dal punto di vista umano e culturale. Se diventassero solo un luogo per turisti e ci restassero solo loro, si trasformerebbero in Disneyland, in un luna park. Un paragone che avevo già fatto quando avevo girato ‘Il Vangelo secondo Mattei’».


I lavori nel Parco della Murgia ne hanno cambiato l’ immagine, per molti versi l’identità. Anche questa è una conseguenza che si può ripercuotere sul cinema?
Ho girato fra quei cantieri e dovevamo spostare la macchina da presa per non inquadrarli. Quando hanno tolto le recinzioni abbiamo trovato molto sorprese… Va detto però che anche il cinema deve avere molto rispetto dei luoghi, un elemento, questo, che spesso viene trascurato. Nei Sassi, ad esempio, si fanno scendere mezzi molto pesanti che danneggiano la pavimentazione. Sono aspetti che andrebbero regolati».

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