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Il Municipio di Policoro

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POLICORO – Sono otto gli avvisi di garanzia, notificati nei giorni scorsi a tecnici e un amministratore del Comune di Policoro, nell’ambito dell’inchiesta disposta dalla Procura di Matera e condotta dagli agenti della Guardia di finanza della Compagnia jonica, per presunti illeciti nella gestione del bando di affidamento del Centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo politico e rifugiati). Tra gli indagati c’è la consigliera comunale, capogruppo Pd, Patrizia Costanza, con l’ex dirigente Affari generali del Comune, Gaetano Rinaldi, che era anche Responsabile unico di procedimento (Rup) nell’iter amministrativo; poi il suo successore ad interim attuale dirigente dell’ufficio Bilancio, Ivan Vitale, e il dirigente dell’ufficio tecnico Vincenzo Benvenuto. Gli altri destinatari di avvisi di garanzia sarebbero un responsabile legale della coop barese “Medihospes”, candidata alla gestione dello Sprar, ed altri funzionari comunali coinvolti nella procedura di gara.

Ricordiamo che l’avviso di garanzia non è, di per sè, nè un rinvio a giudizio, nè un’incriminazione, ma semplicemente una notifica all’indagato che si debbono compiere atti per cui è necessario che egli nomini un legale a sua garanzia. Sui dettagli della vicenda, come pure sulle ipotesi d’accusa, regna ancora il più assoluto riserbo. L’indagine è nata circa due anni fa, per fatti che risalgono alla fine del 2018. In quell’anno, il Comune di Policoro fu candidato ad ospitare un centro Sprar, per rispondere alla forte esigenza nazionale di accogliere dignitosamente i richiedenti asilo. Quindi, l’ente si candida ai relativi finanziamenti di circa 1 milione di euro, espletando una gara per l’affidamento della gestione del presidio.

La gara viene vinta dalla coop Medihospes, che candida come potenziale sede dello Sprar un casolare rurale preso in affitto da un privato. L’iter procede, con l’aggiudicazione della gara e la firma del contratto, ma all’atto dell’accertamento tecnico tramite sopralluogo sulla idoneità dei locali indicati, sarebbe emersa la loro totale inadeguatezza ad ospitare il numero dei migranti previsti dal bando e dal finanziamento ministeriale. Nel frattempo Rinaldi, che aveva un incarico “a comando” dall’Asp, decide di tornare a Potenza e gli subentra ad interim Vitale, che all’esito del sopralluogo avrebbe annullato la gara, proprio per l’inadeguatezza della sede indicata, nonostante la coop si fosse impegnata a fare lavori di adeguamento funzionale.

La norma, infatti, stabilisce che i requisiti funzionali dell’edificio, debbano essere preesistenti alla partecipazione al bando. Quindi salta tutto: il Comune perde i fondi ministeriali e la coop la possibilità di rispettare il contratto. Ne nasce un contenzioso, con la coop che avrebbe chiesto al Comune un risarcimento di 938mila euro, e l’ente che avrebbe chiesto al mancato gestore il risarcimento per il tempo ed il lavoro perso dietro la pratica. Il tutto si conclude, però, con una transazione bonaria, perché praticamente l’ente ha incassato la polizza fidejussoria, e la coop di fatto ha rinunciato a tutte le sue pretese.

Gli inquirenti starebbero indagando su presunte irregolarità nella gestione dell’iter amministrativo. In particolare, la consigliera Costanza, delegata dal sindaco ai Piani sociali di zona, ovvero a rappresentarlo nella conferenza dei sindaci che vede Policoro come Comune capofila, sarebbe accusata di aver istruito personalmente la pratica con il ministero per i fondi dello Sprar, non essendo legittimata a farlo, poiché in un comune di oltre 15mila abitanti c’è una separazione netta tra il ruolo della Giunta (gestionale) e quello del Consiglio (di controllo).

Quindi quella pratica, se non fosse stata gestita direttamente dal tecnico o dal sindaco, secondo l’accusa avrebbe dovuto essere solo appannaggio di un assessore, non certo di un consigliere, seppure delegato per altra materia. I tecnici ed i responsabili della coop, invece, sarebbero indagati a vario titolo, con l’accusa di aver avallato un procedimento poi risultato inefficace, a causa dell’inadeguatezza funzionale della sede prescelta per lo Sprar.

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