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Obbligo di firma al posto dei domiciliari e torna quindi libero l’ex dirigente comunale Franco Gravina coinvolto nell’operazione Allattamento

POTENZA – Il gip di Matera, Valerio Sasso, ha sostituito gli arresti domiciliari con l’obbligo di firma in caserma tre volte a settimana per Franco Gravina, ex dirigente dell’ufficio Opere pubbliche del Comune di Matera, al centro dell’inchiesta soprannominata “Allattamento”, su un presunto sistema per pilotare l’affidamento di commesse comunali per la progettazione di una serie di opere pubbliche.

OPERAZIONE ALLATTAMENTO, TORNA LIBERO GRAVINA

Il gip ha accolto l’istanza presentata dai legali di Gravina, gli avvocati Leonardo Pace ed Eustachio Dubla, come aveva fatto nei giorni scorsi per gli altri due destinatari dell’ordinanza di arresti domiciliari eseguita a fine luglio: l’ex capo dell’ufficio tecnico ed ex responsabile della Stazione unica appaltante (Sua) della Provincia di Matera, Domenico Pietrocola, e dell’ingegnere materano Tommaso Di Bari.

Alla base della riconsiderazione delle esigenze cautelari del gip vi sarebbe in particolare il tempo trascorso ai domiciliari, e poi la sostanziale definizione delle indagini.

Il provvedimento del gip è arrivato con poco più di un mese di anticipo rispetto all’udienza del 13 dicembre davanti al Tribunale del riesame di Potenza, sull’appello proposto dall’ormai ex procuratore Argentino contro il rigetto da parte del gip Sasso delle misure cautelari richieste per altri 28 indagati nell’ambito della medesima inchiesta. Incluso l’ex sindaco Raffaello De Ruggieri.

A DICEMBRE LA DISCUSSIONE IN CASSAZIONE

Il 15 dicembre, invece, è prevista un’ulteriore discussione sul caso, ma in Cassazione, dove pendono i ricorsi presentati dai difensori di Pietrocola, Di Bari e Gravina contro l’ordinanza con cui, ad agosto, il Riesame aveva confermato le misure cautelari nei loro confronti.

Le accuse ipotizzate dai pm di Matera ai 90 indagati dell’inchiesta “Allattamento” vanno dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata passando dall’abuso d’ufficio, la corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, la concussione, l’induzione indebita a dare o promettere utilità, la rivelazione e l’utilizzazione di segreti di ufficio, la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, la turbata libertà degli incanti, il traffico di influenze illecite, e il falso ideologico.

Diverse le opere pubbliche materane attorno alle quali si sarebbero mossi gli interessi gli indagati come la tangenziale ovest, la riqualificazione di piazza della Visitazione con annesso parcheggio interrato, la costruzione della nuova scuola Torraca, la realizzazione della Casa e Giardino delle Tecnologie emergenti, la realizzazione del nuovo tratto stradale denominato “delle cave” o “delle rondinelle”, la riqualificazione del teatro “Duni” e la realizzazione di una nuova sala consiliare contigua al palazzo di città.

I militari della Guardia di finanza hanno ricostruito il funzionamento di un sistema in cui Di Bari avrebbe materialmente redatto i progetti preliminari sottoscritti dai funzionari del Comune. Lo stesso Di Bari poi, con la complicità di Gravina e Pietrocola, avrebbe pilotato l’affidamento di incarichi collegati agli interventi in questione a studi professionali esterni, da lui stesso individuati e che lo avrebbero ricompensato per l’attività di intermediazione svolto.

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