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Antonio Favale

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MATERA – Non è arrivato il tanto atteso chiarimento, sul tragico omicidio dell’ingegnere 45enne Christian Tarantino, avvenuto lo scorso 23 gennaio in via Jonio a Rotondella.
Ieri mattina, infatti, dopo 19 giorni di degenza, è stato sottoposto ad interrogatorio di garanzia Antonio Favale, coetaneo ed amico d’infanzia della vittima, rimasto gravemente ferito dallo stesso coltellaccio da cacciatore, che ha ucciso Tarantino, probabilmente al termine di una lite furibonda tra i due. Favale si è avvalso dalla facoltà di non rispondere, davanti al Giudice per le indagini preliminari, Angelo Onorati, e la pm Annunziata Cazzetta, che l’hanno raggiunto nell’ospedale di Policoro.

Con lui c’era anche il suo legale, l’avvocato bernaldese Pietro Di Taranto, il quale ha fatto sapere tramite l’Ansa, che il suo assistito fornirà la sua versione dei fatti non appena le sue condizioni di salute lo permetteranno. Favale ha subìto l’asportazione della milza, in seguito alle gravi lesioni causate dalle circa 20 coltellate, ricevute all’addome ed al collo.

Alcuni fendenti, secondo l’accusa, sarebbero auto inflitti dopo il ferimento a morte dell’amico, rimasto privo di sensi prima di morire sul selciato di quella viuzza del centro storico. Accanto a lui è stato trovato anche Favale agonizzante, con a pochi metri l’arma del delitto. Ad inchiodare il netturbino, che si trova in stato di arresto piantonato in ospedale, è stato il filmato di una telecamera di sorveglianza privata.

Secondo quando rivelato dagli inquirenti, i carabinieri del Nucleo investigativo di Matera e quelli della Compagnia di Policoro, nei frame si vedrebbe distintamente Favale inseguire Tarantino con in mano il coltellaccio, da piazzetta De Andrè alla sottostante via Jonio. L’azione che ha portato all’omicidio non è stata ripresa dall’occhio elettronico, perché lontana dall’angolo di visuale, ma è verosimile immaginare che tra i due ci sia stata una violenta colluttazione con coltellate reciproche, di offesa e difesa, culminata nella morte di Tarantino. Lo dimostrano le impronte di entrambi, rinvenute sul manico del coltello.

Da Favale ci si attendeva qualche chiarimento sul movente della lite, rispetto al quale regna il più assoluto mistero. Il netturbino è accusato di omicidio premeditato, ritenendo gli inquirenti che si sia presentato armato di coltello all’appuntamento con l’amico in un sabato mattina gelido e piovoso, in quella parte del centro storico che entrambi sapevano lontana da “occhi indiscreti”. Perché litigare fino alla morte? Perché Favale è andato armato? Solo lui lo potrà chiarire.

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