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POTENZA – La trasparenza è una di quelle parole chiave, che a ripeterle spesso il rischio è di svuotarle di significato. «Certo, è una regola base», dicono un po’ tutti. Di buone pratiche e buona politica.

Ma a farla, a metterla in pratica, è un altro paio di maniche. Perchè non sfruttare il tempo di campagna elettorale per avviare la prassi?

Qualche tempo fa, quando l’onda lunga di “rimborsopoli” aveva appena superato il picco del caos, con il consiglio in subbuglio e il governatore dimissionario, abbiamo cercato di capire di più a proposito della “trasparenza”.

Così, con una chiacchierata con chi di dati aperti si occupa per lavoro, abbiamo provato a spiegare che la trasparenza (come la partecipazione) è «un metodo». Ernesto Belisario, avvocato specializzato in diritto amministrativo e scienza dell’amministrazione, in quell’intervista aveva fatto notare che non basta rendere pubblici i dati per sentirsi “a posto” sul tema.

«Secondo un’indagine, potendo scegliere – aveva detto – la cittadinanza vorrebbe conoscere prima i dati sulla spesa pubblica, poi quelli sulla salute generale, infine sulla criminalità. In questo ordine. Ora, se i bilanci delle amministrazioni sono già pubblici, vuol dire allora che queste informazioni non sono accessibili, che non sono comprensibili alla cittadinanza. È un po’ come la storia di Dioniso di Siracusa che affiggeva le leggi su mura alte sei metri e si divertiva a punire i cittadini inadempienti. “Eh ma io ho reso pubbliche le leggi”, salvo averle rese anche incomprensibili».

Ecco: il principio vale sempre. Mettere a disposizione le informazioni e farlo in modo chiaro. Non solo, magari, quando c’è un obbligo di legge da rispettare.

La politica lucana è sotto tiro. Le elezioni anticipate sono l’effetto di inchieste, scoperte e reazioni politiche sulla cattiva gestione di parte della spesa pubblica. Sotto accusa c’è un sistema che ha permesso il ricorso alla cosa comune per uso personale.

La trasparenza è una soluzione? Sicuramente, facilitare il controllo dal basso  produce vantaggi anche a monte, anche a chi pratica la trasparenza. Si guadagna in chiarezza, fiducia, efficacia.

Potrebbe, allora, accadere in campagna elettorale. In un periodo in cui la trasparenza è un tema ricorrente, perchè non cominciare con il praticarla anche prima di arrivare a sedersi nelle istituzioni?

Perchè non mettere a disposizione i dati sui finanziamenti delle campagne elettorali?

Un elettore non ha il diritto di sapere chi sostiene i candidati? E da dove arrivano i fondi per la lunga marcia politica? Ci sono interessi a cui una volta eletti dovranno rispondere per il sostegno ricevuto? Fondi privati? Per le primarie del centrosinistra, ma anche per le prossime elezioni regionali.

Forse, sapendo qualcosa in più sulle campagne elettorali dei futuri amministratori, il cittadino avrebbe in mano un ulteriore elemento di scelta consapevole.

s.lorusso@luedi.it

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