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POTENZA – «Un pochino sì, siamo sorpresi. Mica ha detto cose brutte, solo posto un tema». Insomma Matteo Renzi non ha offeso la Basilicata. «Basta guardare il video, minuto sedici e poco più». Il video è quello girato alla Leopolda, un’ora di discorso in cui il sindaco di Firenze, candidato al congresso Pd, ha spiegato come vede Paese e Partito.

E a un certo punto, parlando di Titolo V («che errore averlo voluto modificare proprio noi del centrosinistra») ha spiegato che oggi le Regioni hanno troppa autonomia. Finisce che la programmazione energetica o quella turistica variano da un capo all’altro del Paese. Ecco, appunto, prendete la Basilicata e il cartellone turistico promozionale all’aeroporto di Shanghai. «Non vengono certo dalla Cina in Basilicata per quel cartellone. Al massimo vengono in Italia e poi decidono di spostarsi magari a Matera, nei meravigliosi Sassi».

Ora, i renziani lucani proprio non si aspettavano tutto quel caos. «Dov’è l’offesa? Ha proposto un tema, quello del ripensamento di politiche generali, argomento di dibattito, era un esempio», spiega Fausto De Maria, sindaco di Latronico e renziano della prima ora.

Lunedì, Vito De Filippo chiamato in causa dalla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” forse non aveva ascoltato tutto il discorso e ha risposto alla sollecitazione in trasmissione. «Penso che Renzi, che vuole governare l’Italia  abbia il dovere di conoscere tutto il Paese, anche la Basilicata. Evidentemente non la conosce abbastanza. O forse ha un pregiudizio.  Lo inviterei, gli farei fare un giro che parte da Matera, poi metapontino e poi Parco Nazionale del Pollino».

Un equivoco diventato un piccolo caso.

Nel botta e risposta tra i due amministratori, però, c’è anche altro da dire. E tocca a Gianpiero Perri, direttore dell’Apt Basilicata.

Renzi ha usato l’esempio del cartellone lucano issato all’aeroporto cinese per avviare un discorso generale di metodo sulla programmazione turistica delle Regioni. Ma è proprio in questo senso che l’esempio  –  estremizzato nel botta e risposta con De Filippo – richiede una risposta del manager lucano.

«Credo – dice Perri – che in generale quel richiamo abbia a che fare con una serie di luoghi comuni che circolano sulla spesa per le promozioni turistiche, un po’ come accade per il rapporto spesa/utenti, piuttosto che sui numeri dei flussi.»

La presenza lucana a Shanghai, nello specifico, è legata all’Expo cinese: la Basilicata con le sue installazioni fotografiche e con i video era presente nel padiglione Italia. «Per noi è questa la formula di rito. La promozione, soprattutto in posti lontani, in mercati distanti come quello orientale, funziona sempre in una correlazione Italia-Sud Italia-Basilicata. È al marchio Italy che ci appoggiamo.»

La dinamica, dunque, è esattamente quella che suggeriva Renzi: in quei mercati si promuove l’Italia, e poi si veicolano le destinazioni.

«Il brand Basilicata ha senso in particolari spazi dove c’è già una conoscenza, con precise operazioni allestite magari insieme ai tour operator. È accaduto in Germania, per esempio, ma non funziona così la programmazione generale. Del resto, più lontano vai, meno risorse hai a disposizione, più hai bisogno del marchio riconoscibile: ecco il percorso Italy/Southern Italy/Basilicata».

Dunque, cartelloni di promozione lucana in Cina isolati non ce ne sono, non marchiati Regione Basilicata o Apt, almeno. «L’unico caso in cui può capitare di imbattersi in manifesti di promozione “singoli” sono quelli di pubblicità su particolari eventi. Come è accaduto per esempio in Francia per la promozione di Basilicata Coast to Coast in quel periodo in sala, oppure in Germania per una mostra d’arte che ha fatto tappa lì.»

Ma campagne dirette a suon di cartelloni “lucani”, proprio no. Il marchio riconoscibile è italiano. «È che sul turismo capita spesso di ragionare su luoghi comuni, come se fosse abituale per una Regione che fa cose bislacche.»

s.lorusso@luedi.it


E’ ACCADUTO…

PRIMA O POI SULLA LUCANIA SI SCIVOLA

Accidenti, epperò, sempre la Basilicata! Finisce sempre bersaglio di paragoni negativi, esempi  utili a spiegare che cosa va fatto meglio, cambiato, aggiustato. Accidenti, e poi tutti cadono lì.

Diversi rappresentati istituzionali e politici nazionali sono caduti sulla Basilicata.

Ve lo ricordate Romano Prodi, allora presidente del Consiglio? Sempre di promozione turistica si parlava quando scoppiò nel 2006 la polemica su un cartellone della Basilicata durante un viaggio in oriente.

Poi, nell’agosto 2011 era toccato a Beppe Fioroni. Non erano passati che pochi giorni da una visita a Potenza, città del suo maggiore sostenitore locale, Vito Santarsiero. Ed eccolo lì, subito ripreso da tutti i media per quell’affermazione alla festa democratica di Empoli. «Dobbiamo assolutamente riflettere non solo sull’abolizione o meno delle Province ma anche riguardo le Regioni. Se la Germania pensa davvero di accorpare i Land, noi dobbiamo chiederci: ci possiamo permettere il lusso di avere ancora Molise, Basilicata, Umbria, Valle D’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano?». Anche la Basilicata, appunto.

Nell’agosto di un anno dopo, la gaffe è di Enrico Letta, allora vicesegretario del Pd. In un’intervista alla trasmissione “Omnibus” di La 7 dice che “la Grecia pesa in Europa come la Basilicata in Italia”.

Per ognuno di questi casi, naturalmente, la precisazione è arrivata immediata

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