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Dieci giorni. E’ questo il tempo che il sindaco De Luca si è dato e ha dato ai suoi assessori, nella Giunta convocata ieri, per chiudere le pratiche di competenza, prima di rassegnare le dimissioni. Al Comune c’è area di disfatta dopo la impossibilità dichiarata dal presidente Pittella di finanziare in toto il debito del capoluogo. Si prepara la valigia e si mettono a posto gli ultimi adempimenti, «per lasciare le cose in ordine a chi verrà dopo di noi», dice De Luca. L’addio sembra irrevocabile, perché la condizione posta dal primo cittadino per tirare avanti la “baracca” resta quella del finanziamento della Regione. Quella che il governatore ha definito «un’operazione impossibile». Ma dieci giorni potrebbero essere anche il tempo utile per coltivare le speranze di un miracolo. E, in questo caso, l’unico spiraglio di grazia (per chi ha ancora la forza di crederci) è rappresentato dalla riunione in programma per lunedì prossimo in Consiglio regionale.

Un dibattito incentrato sulle risorse che presto dovrebbero arrivare in Basilicata, grazie alla rimodulazione del fondo ex card idrocurburi. 104 milioni di euro, in teoria destinati allo sviluppo e alle politiche sociali, da cui ora qualcuno spera di tirar fuori una sostanziosa fetta per Potenza. Il dibattito sulla possibilità di utilizzare queste risorse per il salvataggio del capoluogo tiene banco ormai da settimane. Un intervento caldeggiato da Viceconte e Taddei, ma anche dal presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, che spinge sull’ipotesi della istituzione di un fondo da destinare ai comuni lucani. C’è da dire che nella risposta al sindaco De Luca, il presidente Pittella non si è avventurato molto su questo terreno. Forse in linea con quel concetto espresso sulla volontà di “non alimentare false speranze”. Quanto sia percorribile questa strada è difficile da stabilire. Le opinioni si diversificano in base a chi le esprime, favorevoli o contrari. Innanzitutto c’è il primo scoglio da superare: i soldi materialmente ancora non ci sono. Dovranno essere sbloccati dal decreto interministeriale che il sottosegretario Vicari ha annunciato per luglio. Al momento però, per quanto autorevole, si tratta solo di una promessa.

L’altro ostacolo, è facile da intuire: come giustificare a Roma che risorse destinate a sviluppo e al sociale vengano utilizzate per risanare le casse del Comune? Eppure, il fatto che a farsi portavoce di questa proposta siano i due esponenti lucani di Nuovo centro destra, lo stesso partito di Simona Vicari, lascia presupporre che un’esposizione tale da parte di Viceconte e Taddei sia stata quanto meno preceduta da rassicurazioni informali da parte del sottosegretario. Ma pure nella migliore delle ipotesi, nel caso in cui fosse davvero possibile impegnare tali risorse per il salvataggio del capoluogo, come far passare in Consiglio una proposta che vedrebbe premiata la sola città di Potenza? Ed è qui che torna in campo la proposta di Lacorazza: quella di istituire un fondo per tutti i comuni. Eppure, anche in questo caso, i conti sono difficili. Se la sola Potenza finisce per assorbire più di 20 milioni (oltre agli 11 già garantiti dalla Regione) quanto peserebbe complessivamente il fondo comuni sul tesoretto delle royalty del petrolio? C’è da dire che i 104 milioni sono solo la prima parte di quanto il Governo si è impegnato a dare alla Basilicata per i prossimi quattro anno. Ma la posta sarebbe comunque pesante, soprattutto se si tiene conto che oltre 40 milioni del fondo sono già impegnati sul reddito minimo di inserimento. E le imprese? E gli interventi di efficientamento energetico? Sono solo alcuni dei capitoli di finanziamento previsti nell’intesa siglata con il Ministero.

Ci sono poi le questioni politiche. Anche dentro al Partito democratico. Nei giorni scorsi, il consigliere ed ex sindaco Vito Santarsiero si è espresso molto chiaramente: sì ai trasferimenti della Regione, ma non all’attuale amministrazione, bensì solo a chi vincerà le prossime elezioni. Quanto peserebbe questo arroccamento da parte dell’ex primo cittadino sugli equilibri del partito in aula? Insomma, quello di un eventuale, possibile finanziamento al capoluogo attraverso questo canale resta un vero e proprio rompicapo. Una strada piena di ostacoli, con tempi di percorrenza tanto lunghi da apparire poco compatibili con quelli che si è dato il sindaco De Luca. La speranza, comunque, è l’ultima a morire. Se dalla riunione dei consiglieri di lunedì prossimo dovesse emergere la chiara volontà di risolvere il dramma del capoluogo, evidentemente anche il primo cittadino potrebbe avere un ripensamento. Al momento la possibilità appare abbastanza remota. Bene sarebbe comunque evitare l’ennesima flebile speranza destinata solo ad allungare uno strazio ormai insopportabile.

m.labanca@luedi.it

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