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Matteo Salvini con Carmine e Amedeo Cicala

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POTENZA – Non solo i due consiglieri regionali dissidenti Massimo Zullino e Giovanni Vizziello. Ma anche il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, e suo fratello Amedeo, sindaco di Viggiano e responsabile regionale degli enti locali del partito. Potrebbe diventare questo, a breve, il fronte dello smottamento innescato nella Lega lucana dalle prime indiscrezioni sullo schema di gioco con cui il Carroccio intende presentarsi alle elezioni del 25 settembre.

Il giorno dopo la fugace tappa a Scanzano Jonico del leader Matteo Salvini, infatti, l’eco dei tanti silenzi ha scatenato una serie di riflessioni tra i suoi. Più ancora della clamorosa assenza di Vizziello e Zullino, che è anche vicesegretario regionale del partito.

Ad accusare i principali mal di pancia sarebbero stati soprattutto i due fratelli Cicala e i loro sostenitori, irritati per la mancanza di chiarezza e confronto all’interno del partito. Un gruppo compatto, che finora aveva sempre goduto di una particolare considerazione nel Carroccio in quanto composto da diversi sindaci e amministratori locali.

Di qui la delusione rispetto a uno schema di gioco elettorale calato dall’alto. Schema che prevede che a giocarsi le chance più concrete per l’ingresso in Parlamento, sondaggi alla mano, sia il senatore uscente, nonché sindaco di Tolve, Pasquale Pepe, per cui il partito sarebbe pronto a chiedere agli alleati la candidatura di coalizione in uno dei due collegi uninominali lucani. Mentre il posto da capolista alla Camera, attorno al quale ruoterebbero le residue chance di elezione in Basilicata di un secondo parlamentare leghista, verrebbe assegnato a un esponente del materano. Come il capogruppo in Consiglio regionale, Pasquale Cariello, o sindaci di Montescaglioso e Bernalda, Vincenzo Zito e Domenico Tataranno.

Un vero e proprio smacco, insomma, soprattutto per il sindaco di Viggiano, che nel 2019 era stato in predicato di una candidatura come governatore e poi aveva accettato il ruolo di costruttore all’interno della Lega Basilicata proprio in vista dell’appuntamento con le elezioni per il rinnovo di Camera e Senato. Difficile immaginare quali siano le potenziali conseguenze di una rottura, con la fuoriuscita dei Cicala e del loro gruppo dal Carroccio.

È evidente che segnali di questo tipo, comunque, non potranno che accendere la competizione con un centrosinistra che fatica a trovare la sua identità ma secondo gli ultimi sondaggi disponibili avrebbe ancora la possibilità di dire la sua sui due collegi uninominali lucani. Specie se dovesse indovinare un candidato capace di pescare tra quei sindaci e quegli amministratori lasciati in libera uscita dai viggianesi.

Il 26 settembre, poi, ci sarà da ragionare sugli equilibri in Consiglio regionale, dove spesso Carmine Cicala, dal seggio della presidenza, è stato garante della compattezza e dei voti necessari alla maggioranza per approvare i provvedimenti più importanti all’ordine del giorno.

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