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POTENZA – Non c’è più nulla di scontato, a 8 mesi dalla scadenza naturale della legislatura regionale, sugli aspiranti governatori lucani che si contenderanno la presidenza della giunta regionale. E anche sugli schieramenti in campo la sorpresa è in agguato. E’ questo lo scenario in cui la politica lucana si avvia verso la pausa ferragostana dei lavori. Una pausa quantomai opportuna per provare a stemperare il nervosismo crescente di diversi dei suoi protagonisti. Dal governatore Vito Bardi, che in seguito alla scomparsa di Silvio Berlusconi non può più contare sul suo principale sponsor per un secondo mandato, ai promessi alleati di Pd e Movimento 5 stelle, che intanto al Comune di Matera continuano a fronteggiarsi senza farsi sconti.

Quale sia il livello di tensione tra i fedelissimi del generale è emerso nei giorni scorsi, in maniera lampante, con le querele annunciate per le dichiarazioni dell’ex senatore leghista Tito Di Maggio, contrario al Bardi bis, sui suoi rapporti col discusso editore potentino Giuseppe Postiglione. Hanno lasciato il segno, però, anche le indiscrezioni romane sulla decisione dei vertici regionali e nazionali di Fratelli d’Italia di chiamarsi fuori dalla prossima, imminente tornata di nomine in Regione. Una presa di distanze clamorosa, che lascia presagire un doppio veto di leghisti e meloniani come quello che nei mesi scorsi ha fermato in partenza la corsa a un secondo mandato del governatore molisano, Donato Toma, costringendo i vertici nazionali di Forza Italia ha indicare un altro nome, e tra i papabili governatori lucani è spuntata la conferma di Francesco Roberti.

Difficile immaginare chi possa essere il candidato governatore alternativo degli azzurri, anche se la recente nomina a coordinatrice regionale del partito della ministra Elisabetta Casellati ha restituito non poco entusiasmo a un “deluso” come Franco Cupparo, dimessosi lo scorso autunno dall’incarico di assessore regionale alle Attività produttive, dopo essere stato colpito dall’inchiesta dei pm di Potenza. Discorso diverso, invece, se al tavolo dei leader nazionali del centrodestra Lega e Fratelli d’Italia dovessero strappare agli alleati forzisti la designazione del candidato governatore. I leghisti, infatti, nella rosa di nomi da proporre come governatori lucani, potrebbero puntare su un uomo del territorio come il segretario regionale, nonché ex senatore e sindaco di Tolve, Pasquale Pepe. I meloniani, invece, avrebbero l’opportunità di rinsaldare, ancora una volta, l’asse con la Coldiretti, proponendo il coordinatore regionale Piergiorgio Quarto, a lungo alla guida dell’associazione di agricoltori in Basilicata, o col mondo cattolico di cui è espressione l’assessore regionale all’Ambiente Cosimo Latronico.

Un’eventuale “incoronazione” di Latronico, già sconfitto nella corsa per la presidenza della giunta nel 2005 da Vito De Filippo, avrebbe anche il vantaggio di rivelarsi esiziale per alcune delle candidature più forti in lavorazione nel centrosinistra a “rimorchio” dell’iniziativa politica assunta dalla Consulta delle aggregazioni laicali (Cral) della chiesa lucana. Vale a dire la possibile discesa in campo del re delle cooperative cattoliche lucane, Angelo Chiorazzo, e dell’ex direttore generale dell’Azienda sanitaria di Potenza, Lorenzo Bochicchio. Privandole di quel consenso “aggiuntivo” con cui soprattutto in ambienti vicini al Pd si pensa di recuperare la distanza dal centrodestra fotografata in maniera impietosa dalle ultime consultazioni elettorali.

All’interno dell’ex “partito regione”, in realtà, resiste un ampio schieramento di duri e puri che non più tardi di un mese fa ha dato mandato al segretario regionale, Giovanni Lettieri, di proporre ai possibili alleati la candidatura a governatore di un esponente di partito come il capogruppo in Consiglio regionale, Roberto Cifarelli, o l’ex senatore Salvatore Margiotta. Ma non manca chi propone di replicare lo schema con l’attacco a 5 stelle sperimentato alla Provincia di Potenza, cedendo agli alleati la guida della coalizione. Un’opzione, quest’ultima, caldeggiata soprattutto dall’ex presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza, che potrebbe portare a un profilo come quello della giovane ex deputata materana, ed ex sottosegretaria allo Sviluppo economico, Mirella Liuzzi. Solo ieri dal blog di Angelomauro Calza è spuntata anche l’ipotesi della candidatura a governatore di un altro esponente illustre dei governi guidati da Giuseppe Conte: l’ex ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Resta da capire, ad ogni modo, la posizione che assumeranno i due principali artefici della sfortunata candidatura di Carlo Trerotola, 5 anni orsono, alla guida della coalizione di centrosinistra. Vale a dire l’ex ministro Roberto Speranza, intanto rientrato nel Pd da Articolo Uno, e l’ex governatore Marcello Pittella, da poco fuoriuscito dai democratici per aderire ad Azione.

Per lanciare una sfida realmente competitiva al centrodestra, d’altra parte, sarebbe azzardato pensare di fare a meno dei voti del re delle preferenze di Lauria, che alla guida di un “terzo polo” potrebbe agevolmente riuscire a ottenere almeno un seggio per sé. Da vincere, tuttavia, vi sarebbero le resistenze di quanti, su tutti un altro degli ex governatori lucani come De Filippo, non gli hanno perdonato la campagna “contro” in occasione del voto delle politiche di settembre. Campagna che avrebbe propiziato la mancata rielezione, in Senato, proprio di De Filippo. Sembrano sempre più orientati a convergere nel centrodestra, infine, i renziani di Italia viva, proprio sul modello di quanto accaduto di recente in Molise. Un approdo quasi obbligato dopo il veto posto nei loro confronti dai pentastellati.

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