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Raffaele La Regina

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Pd senza guida, sfiduciato La Regina

POTENZA – Il 29enne Raffaele La Regina non è più il segretario regionale del Partito democratico della Basilicata. Resta solo da capire se di qui alla designazione del nuovo segretario verrà nominato un commissario da Roma, o il partito sarà gestito da una commissione congressuale.

Si è chiusa così, ieri al Giubileo Hotel, la resa dei conti tra i democratici lucani, dopo la folle estate elettorale culminata con lo shock per l’elezione in Parlamento del solo Enzo Amendola, “paracadutato” dalla sua Campania.

A votare la sfiducia al segretario del Pd lucano La Regina, scelto a dicembre dell’anno scorso, sono stati i 63 membri dell’assemblea regionale che ieri si sono riuniti, in presenza e in videoconferenza, con l’hotel Giubileo di Rifreddo, nel comune di Pignola.

Al momento del voto si sono astenute, poi, altre 7 persone presenti. Assenti, invece, altri 30 componenti dell’assemblea, da rintracciarsi perlopiù tra quanti hanno lasciato il partito nelle scorse settimane seguendo l’ex governatore Marcello Pittella nel partito di Carlo Calenda.

Molto accesi i toni della discussione, che ha visto l’ormai ex segretario regionale puntare il dito contro i promotori della mozione di sfiducia, e respingere al mittente le richieste di dimissioni pervenutegli nei giorni scorsi, pur non rinnegando di aver «rimesso il mandato» nella direzione regionale del 10 ottobre.

La Regina ha parlato di un «ceto politico» che crede che in politica ci si stia soltanto «discendenza», e non gli ha perdonato la «lesa maestà» di aver messo in discussione la sua «autoconservazione» in vista delle prossime elezioni regionali. Ha denunciato la ricerca di un «capro espiatorio», un « alibi» da parte dei «responsabili delle sconfitte degli ultimi 10 anni», e il 25 settembre ha votato per il terzo polo.

«La mia dignità non è in vendita». Così l’ex segretario ha risposto alle «strampalate» offerte che gli sarebbero state recapitate se avesse accettato di dimettersi, consentendo al partito un percorso più agevole verso il prossimo congresso regionale («Farai il sindaco di Potenza, mi hanno detto. O il consigliere regionale, ma forse l’eurodeputato, se ti dimetti»).

La replica degli “sfiducianti”, quindi, è stata affidata all’ex sindaco di Matera, Salvatore Adduce, esponente della stessa corrente del partito di cui è espressione anche La Regina, quella guidata dall’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

Adduce ha rinfacciato a La Regina di essere il prodotto di quel «ceto politico», e lo ha invitato un’ultima volta, inutilmente, a rassegnare le dimissioni. Tra i maggiorenti del partito, insomma, a difesa del segretario è rimasto il solo ex presidente del Consiglio regionale, Vito Santarsiero, che al momento del voto ha lasciato la sala assieme agli altri 6 astenuti. Inclusi alcuni esponenti vicini a un altro ex esponente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza.

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