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Vito Bardi e Gianni Rosa

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POTENZA – La sanità lucana è «al collasso» e rispetto a questa condizione, ereditata dai «precedenti governi regionali», i «grandi manager» nominati negli ultimi 4 anni dal governatore Vito Bardi hanno fatto poco o nulla.

E’ tornato ad attaccare l’amministrazione regionale in carica il senatore meloniano Gianni Rosa, già assessore all’Ambiente della prima giunta Bardi, e poi sempre più critico nei confronti del generale in seguito alla mancata conferma nell’incarico. A suo dire mai giustificata.

A offrire lo spunto per l’intervento del parlamentare di Fratelli d’Italia è stata la segnalazione inviata lunedì a diversi organi di stampa da un cittadino sulle interminabili liste d’attesa che persistono per alcune prestazioni sanitarie.
«Le linee guida che avrebbero dovuto dare una svolta alle lungaggini delle liste d’attesa, sulle quali si è sprecata la migliore comunicazione istituzionale, non producono risultati». Questo il giudizio, laconico, del senatore aviglianese, per cui «ad oggi, per una risonanza alla spalla, la prima data utile è dicembre 2023».

«Secondo il maxi piano regionale sulle liste d’attesa, per le prescrizioni fino al 30 settembre, il tempo massimo per erogare le prestazioni diagnostiche sarebbe di 60 giorni». Aggiunge Rosa. «Ci vuole, invece, più del doppio. E nonostante ciò, 150 giorni è, per molti lucani, una data ottima, considerando che per molte prestazioni sono necessari anche 2 anni di attesa».
Di qui l’affondo rivolto al governatore, e all’assessore regionale alla Sanità, il leghista Francesco Fanelli. Seppure non nominato.

«I grandi manager, scelti tutti dal presidente e di cui, evidentemente, risponde politicamente, che avrebbero dovuto “salvare” la sanità lucana, hanno proseguito nell’ordinaria amministrazione. Ordinaria amministrazione che, in un sistema al collasso come quello ereditato dai precedenti governi regionali, significa a stento “sopravvivere”».
«Ad oggi – insiste il senatore meloniano -, al di là delle richieste di dialogo, non viene prospettata alcuna soluzione per il sistema sanitario privato accreditato che costituisce argine alle lungaggini delle liste d’attesa».

Il parlamentare di Fratelli d’Italia, quindi, torna a chiedere «un tavolo politico del centrodestra per elaborare un piano Marshall per la sanità lucana, non appetibile per i medici e poco efficiente per i cittadini».
«E’ necessario passare dalle parole ai fatti nel più breve tempo possibile». Conclude Rosa. «I lucani non possono aspettare oltre».

Le parole del senatore suonano come una conferma delle indiscrezioni circolate a fine luglio sulla decisione dei vertici regionali e nazionali di Fratelli d’Italia di chiamarsi fuori dalla prossima, imminente tornata di nomine in Regione. A partire proprio da due delle quattro aziende sanitarie regionali. Una presa di distanze clamorosa, quella dei meloniani, a riprova del veto, già annunciato nei mesi scorsi, rispetto a un’ipotesi di candidatura di Bardi, la prossima primavera, per un secondo mandato da governatore alla guida del centrodestra. Nonostante la “blindatura” offerta al presidente della giunta regionale dal segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.

Al tavolo romano che nei a breve sarà chiamato decidere il da farsi, quindi, potrebbe rivelarsi determinante la posizione della Lega.

Al suo interno, infatti, non sono mai mancati punti di vista critici sull’operato del governatore. Non ultimo quello dell’ex senatore Tito Di Maggio, che ha provocato l’annuncio di azioni giudiziarie, da parte di Bardi, a tutela della sua onorabilità.
Se le ambizioni degli esponenti del Carroccio lucano di guidare la coalizione dovessero essere frustrate, infatti, non è detto che i leghisti lucani guidati dall’ex senatore Pasquale Pepe non si accodino, controvoglia, ai sostenitori del bis del governatore uscente. Per evitare di fare i conti, tra 5 anni, con un governatore meloniano al termine del primo mandato e desideroso di un secondo “giro”.

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