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POTENZA – C’è anche il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, tra i nomi caldi del risiko delle nomine partito nei giorni scorsi ai vertici della magistratura italiana.
A chiamarlo in causa sono state le voci innescate dalla possibile candidatura dell’attuale procuratore partenopeo, Giovanni Melillo, per l’ufficio che a novembre verrà lasciato libero dall’attuale procuratore di Milano, Francesco Greco.


Stando a quanto riportato in un articolo di Dario Del Porto sull’edizione napoletana di Repubblica, infatti, tra chi aspira a raccogliere il testimone di Melillo nel capoluogo partenopeo ci sarebbe proprio Curcio, che ha prestato a lungo servizio a Napoli come pm. Assieme a un altro “predestinato” come l’attuale procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli.
Per entrambi, in realtà, sussisterebbe un ostacolo quasi insormontabile alla nomina, che è il termine minimo dei 4 anni di servizio nell’ufficio di assegnazione prima di poter chiedere il trasferimento altrove.

Termine che per Curcio scade nel 2022 (il suo insediamento a Potenza è avvenuto a marzo del 2018), mentre per Borrelli dovrebbe protarsi fino al 2024.
In questo senso, tuttavia, pare arrivata in soccorso del procuratore lucano la marcia indietro di Melillo rispetto alla sua paventata candidatura per la procura di Milano. Marcia indietro compiuta anche dal capo dei pm di Catanzaro, Nicola Gratteri, che all’inizio dell’anno prossimo potrebbe contendere allo stesso Melillo una postazione ancora più ambita dell’ufficio di Greco. Quella di procuratore nazionale antimafia dove oggi presta servizio l’ex procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, destinato al congedo per raggiunti limiti di età a febbraio.


Se si aprirà la partita per la procura di Napoli con la nomina di Melillo al posto di Cafiero De Raho, insomma, non se ne parlerà prima degli inizi del 2022. E a quel punto per Curcio la possibilità di giocarsela potrebbe essere legata alla tempestività nella pubblicazione del bando. Ma anche Catanzaro potrebbe essere una destinazione gradita e alla portata del capo dei pm di Potenza, nel caso in cui alla procura nazionale dovesse andarci Gratteri.

A Napoli, in realtà, il nome di Curcio viene tenuto in grande considerazione anche per altre nomine su cui il Consiglio superiore della magistratura sarà chiamato a esprimersi alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva. Come quella del nuovo procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, dopo il trasferimento alla procura del Tribunale di Napoli Nord di Antonietta Troncone, il magistrato salito alla ribalta delle cronache per l’inchiesta sui pestaggi in carcere.

A favore del procuratore di Potenza pesa non poco il lavoro svolto in questi anni nel capoluogo lucano. Sia nel contrasto alla criminalità organizzata, che a quella dei colletti bianchi e delle stesse toghe. Come testimonia la recente inchiesta sulla gestione delle indagini sull’Ilva che ha portato all’arresto del noto avvocato siciliano Piero Amara. Un lavoro intenso, che gli è valso un apprezzamento unanime e trasversale, ed è stato intaccato solo in parte da pronunce come quella emessa più di recente dal Tribunale di Matera. Derubricando a livello di spaccio da strada le attività di due presunti clan individuati dagli inquirenti a Tursi e Montalbano Jonico.


Nei mesi scorsi, però, non sono mancati evidenti attriti tra lo stesso Curcio e i vertici del Ministero dell’interno e dello stesso Consiglio superiore della magistratura. A riprova di un carattere che lo contraddistingue e ne fa qualcosa di ben diverso da un procuratore “buono per tutte le stagioni”.
Ad innescare le polemiche sono stati i silenzi del Viminale, guidato da una potentina come la ministra Luciana Lamorgese, sulla richiesta di istituire un centro operativo della Direzione investigativa antimafia anche in Basilicata, che è tra le poche regioni italiane che ne sono tuttora prive.


Con l’organo di autogoverno della Magistratura, invece, il braccio di ferro è partito per la delega antimafia assegnata da Curcio al pm Vincenzo Montemurro. Una delega che da Palazzo dei marescialli avrebbero voluto che fosse ritirata, a causa di alcune vicende disciplinari che hanno coinvolto Montemurro, ma il procuratore di Potenza ha deciso di difendere senza risparmio d’energia.

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