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POTENZA – Il Comune di Potenza ha avviato le pratiche per il recupero del danno erariale da un milione e mezzo di euro addebitato dalla Corte dei conti all’ex sindaco Vito Santarsiero (Pd), alcuni dei membri delle sue giunte comunali e 2 ex dirigenti del Municipio.


A deliberare sull’ufficio responsabile per l’esecuzione della condanna emessa il 1 giugno è staa la giunta comunale guidata dall’attuale primo cittadino Mario Guarente (Lega), che ai microfoni della Tgr Basilicata ha parlato di un «atto dovuto», avviato «a malincuore, politicamente e personalmente».


Guarente si è detto convinto della «buona fede» di Santarsiero e degli altri amministratori presi di mira dai magistrati contabili, al di là della diversa appartenenza politica. Quindi ha evidenziato l’obbligo della sua amministrazione di adempiere a quanto prescritto dai giudici per non incorrere a sua volta in addebiti per la mancata riscossione delle somme in questione.


Nei prossimi giorni, pertanto, spetterà al nuovo dirigente dell’ufficio Bilancio e partecipate del Comune, Vito Di Lascio, provvedere al riguardo. Con l’assistenza dell’avvocatura comunale, «non solo al fine di praticare la migliore scelta tra le tre diverse modalità di riscossione (…), ma anche al fine di ricevere assistenza legale e pareri in merito all’attuazione della procedura esecutiva e della relativa azione di recupero».


Sul tavolo, infatti, ci sarebbe la possibilità di un «recupero in via amministrativa», di avviare un’«esecuzione forzata» ai sensi del codice di procedura civile, e di effettuare un’«iscrizione a ruolo ai sensi della normativa concernente, rispettivamente, la riscossione dei crediti dello Stato e degli enti locali e territoriali».


Alla base della condanna emessa dalla Corte dei conti nei confronti di Santarsiero e gli altri c’è la spesa comunale per il trasporto pubblico locale tra il 2013 e il 2014. Gli ultimi due anni di gestione del Cotrab, il consorzio di ditte che offre tuttora il servizio di trasporto pubblico regionale, prima del subentro di Trotta bus, che è il gestore attuale.


A giugno la II sezione d’appello della Corte dei conti aveva revocato una precedente pronuncia di alcuni colleghi della medesima sezione d’appello, riducendo da circa 5 milioni e 300mila euro ad appena un milione e mezzo il danno erariale addebitato. Somme che a detta dei giudici sarebbero state “sperperate” aumentando senza un criterio condivisibile le percorrenze delle linee bus nel capoluogo.
I giudici della revisione avevano riconosciuto, in particolare, la presenza di un vero e proprio «errore di fatto» nella pronuncia dei colleghi, che avevano rovesciato l’assoluzione incassata in primo grado dall’ex sindaco e gli altri davanti alla Corte dei conti della Basilicata. Quindi li avevano condannati a pagare qualcosa in meno di un terzo del presunto “buco” da 18 milioni di euro, che secondo i pm contabili avrebbe contribuito non poco allo squilibrio di bilancio evidenziato dai revisori dei conti a fine 2014. Sino alla decisione di dichiarare il dissesto, da parte dell’amministrazione appena subentrata, guidata da Dario De Luca.


Alla base della condanna, infatti, vi sarebbe stato l’incremento di spesa sostenuto dal Comune, nel 2013 e nel 2014, per il trasporto pubblico locale, rispetto al piano di esercizio approvato dal consiglio comunale nel 2010. Stando a quanto evidenziato da diversi dei legali che si sono cimentati sul caso, però, ci sarebbe stato un «errore di calcolo» alla base della stima delle percorrenze sostenute nei 2 anni in questione. Sicché i chilometri effettivi percorsi dalle linee del trasporto pubblico sarebbero stati persino inferiori, nel 2013, rispetto a quelli previsti dal piano di esercizio del 2010. Con «un’economia di spesa sostenuta, rispetto a quella programmata, pari a 384.466 euro». Mentre nel 2014 i chilometri extra percorsi sarebbero stati 505.153 e non 1.446.602. Pertanto anche il relativo danno erariale va ridotto da 4.119.924 euro a 1.438.667.


La sezione d’appello ha escluso la possibilità di decurtare a quest’ultima cifra i 384mila dell’ «economia di spesa» registrata nel 2013, poiché si sarebbe trattato di «un vantaggio meramente ipotetico». Quanto alla sua ripartizione, sono state mantenute le proporzioni indicate nella sentenza revocata.
Il grosso della somma, quindi, resta a carico dell’assessore ai Trasporti dell’epoca, Giuseppe Ginefra, e del dirigente al ramo, Mario Restaino, che dovrebbero restituire al Comune 357.666 euro a testa in luogo di 1.336.000. Per Santarsiero, gli ex assessori Pietro Campagna, Antonio Pesarini, Donato Pace, Luciano De Rosa, Emiddio Fiore, Federico Pace, e il dirigente Pompeo Laguardia, invece, la condanna è scesa da oltre 200mila euro a 71.933 ciascuno.


Commentando a caldo la sentenza Santarsiero aveva difeso la modifica delle percorrenze dei bus urbani ricordando che avvenne «su sollecitazione del consiglio comunale , della competente commissione (che dedicò alle modifiche oltre 15 sedute) , dei sindacati e della stessa cittadinanza che contestavano tutti la inadeguatezza del piano 2010 che era, nel contempo, entrato in funzione».


Ieri invece, contattato a sua volta dalla Tgr, l’ex sindaco ed ex presidente del Consiglio regionale ha spiegato di stare ancora valutando un ulteriore ricorso contro la sentenza appena diventata esecutiva. Ricorso che comunque non potrebbe sospendere gli effetti di quest’ultima.

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