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LAGONEGRO – Con la chiusura dell’ospedale di Praia a Mare, l’alto Tirreno cosentino corre verso Lagonegro e per la Regione Calabria la spesa aumenta. L’associazione in difesa della sanità dell’Alto Tirreno calabrese, presieduta da Pino Cardillo grida a gran voce la necessità di un referendum per l’annessione alla Regione Basilicata.

«Ritornare alle nostre origini, riproporre con forza e con partecipazione, con una rinnovata consapevolezza che evidentemente la Calabria non ci merita, non ci vuole non ci considera, se non quando c’è da chiedere il voto, per poter soddisfare solo il desiderio di potere personale di alcuni. Gli abitanti dell’alto Tirreno – continua il presidente – come utenti della sanità vengono rifiutati dalla Calabria che chiude gli ospedali e azzera i servizi e la Basilicata li accoglie potenziando gli ospedali di confine».

Quello di lagonegro è di fatto ormai il presidio sanitario di riferimento per il nord ovest della Calabria. «Ora basta – affonda Cardillo – Vi sembra normale poter vivere in un territorio dove i cittadini non hanno la tutela della loro salute, bene primario ed imprescindibile, che è la base per tutte le attività dell’essere umano? È una chimera avere il diritto sacrosanto alla tutela della salute? Su quest’ultimo punto si possono scrivere infinite pagine, dove vari personaggi più o meno squallidi hanno inteso agire nell’esclusivo interesse personale a discapito delle fasce più indifese dei cittadini, di coloro che non avendo sostanze proprie sono abbandonate a se stesse, in un territorio dove si muore per non avere gli ospedali, dove si aspettano i soccorsi che arrivano circa un’ora dopo. Dove le giunte regionali di destra hanno smantellato presidi vitali come quello di Praia a Mare e abbandonare tutto l’alto Tirreno cosentino a se stesso, dove la nuova giunta di sinistra sembra voler ricalcare tale nefasto andamento? È mai possibile che solo per scelte politiche clientelari un territorio sguarnito per più di ottanta km, da presidi ospedalieri mette a rischio la vita di neonati, anziani, ma anche giovani che per un qualsiasi accidente cruento o meno rischiano la vita? È da anni che abbiamo pubblicato tabelle e chilometraggi, chiesto di istituire poli d’eccellenza, un registro dei tumori. Siamo stanchi – conclude Cardillo – di inondare pagine bianche con l’inchiostro della strafottenza dei potenti riguardo a questo problema, di anteporre interessi di casta agli interessi primari dell’individuo. Agiamo insieme, la prossima volta potrebbe toccare ad ognuno di noi, senza cercare il colpevole, perché noi non siamo stati capaci di difendere il nostro territorio».

Identica situazione succede nell’Alto Jonio con l’ospedale di Policoro.

È notizia recente che l’ospedale di Policoro, che si trova a quattro passi dai paesi dell’Alto Jonio ma che ricade nella regione Basilicata, è stato dotato di altri 12 posti che ormai assommano a ben 120, sufficienti dunque ad accogliere anche l’utenza calabrese che si riversa sempre più numerosa nel nosocomio lucano trovando risposte soddisfacenti ma facendo lievitare sempre di più la spesa sanitaria passiva.

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