X
<
>

Uno dei nuovi regionali Swing nella stazione di Potenza

Condividi:
4 minuti per la lettura

BATTIPAGLIA-POTENZA – Come sarebbe bello se Renzi decidesse di venire in Basilicata in treno anziché in elicottero o in auto blu: retorica mussolionian-berlusconiana a parte (ehi, guardate, il Capo è uno di noi!), si farebbe un bel bagno di umiltà e tornerebbe a raccontare il cosiddetto “Paese reale” dall’alto, anzi dal basso, di una parvenza di quotidianità; un quadretto – minimo eppure lodevole – di vita vissuta che per lui sarebbe un’esperienza catartica ai limiti dell’emozionale (emozioni forti) ma per migliaia di pendolari – non solo lucani, non solo meridionali – è la norma. Desolante routine in cui gli sbuffi lasciano sempre più spazio ai sorrisi, disillusi e arresi, di auto-compatimento.
Questa è la cronaca di un viaggio in treno da Battipaglia a Potenza. Gli annunci giustamente roboanti e ottimistici di meno di un mese fa (era il 16 dicembre e i forzati del regionale esultarono per il graditissimo regalo natalizio) annunciavano il “cambiamento di musica” giocando sul nome – Swing – delle nuove macchine diesel di Trenitalia. Con il simbolico micro-viaggio inaugurale (Potenza Centrale-Potenza Superiore) e con tanto di taglio del nastro e foto di gruppo (tra gli altri l’assessore regionale ai Trasporti Aldo Berlinguer, il direttore della divisione Trasporto regionale di Trenitalia Orazio Iacono e il direttore del trasporto regionale Basilicata, Mariella Polla) partivano così le magnifiche sorti e progressive dei 4 treni in servizio inizialmente sulla linea Potenza-Foggia. E il resto della Basilicata?
Appunto: alla faccia di chi sostiene che sia una bufala paranoica la “pugliesizzazione” della regione e di chi bolla come datato e anzi proprio passatista il refrain leviano, almeno sui treni la fermata a Eboli è tutt’altro che un luogo comune. È un luogo dell’anima. A bordo del Minuetto numero 12437, partito con un quarto d’ora di ritardo e arrivato a destinazione tre quarti d’ora dopo il previsto, si consuma il pomeriggio snervante di chi impiega due ore per un tragitto tutto sommato breve. Senza bisogno di scomodare il futuribile Hyplane, il super aereo per volare da Roma a New York in 2 ore, quello è il tempo in cui si arriva, se non dall’altro capo del mondo, almeno dell’Italia (vedi il Frecciarossa Roma-Milano: 2 ore spaccate). Perché ormai anche viaggiare in treno è sempre più sinonimo di Alta Velocità, con l’allargamento di una forbice in cui utenti coccolati e velocissimi si allontanano sempre più dalla pletora di poveri cristi che vedono offesi i propri impegni e appuntamenti in nome del dio Lentezza.
A Battipaglia, il treno proveniente da Napoli, dopo che il ritardo segnalato nel display passa in un attimo da 10 a 15 minuti, fa il primo scherzetto nell’annuncio all’altoparlante: «Il treno regionale numero 12437 diretto a Potenza è in partenza dal terzo binario», ma come?, panico tra i passeggeri che stanno mettendo piede sulla vettura pronta a partire dal binario 2, poi il personale interpellato al volo a gesti conferma che, sì, quello è il treno giusto: occorre fidarsi delle rassicurazioni dal vivo, la voce metallica si sta sbagliando (capita, anche se davvero raramente). Si annuncia un pomeriggio thrilling, insomma.
Tra soste extra (5, ovvero più delle 4 fermate previste), cigolii sinistri e un’aria condizionata al profumo di carburante, il pendolare già preso in giro dalla targa “Treno costruito grazie all’Unione europea – Fondi Pon”, da grottesche comunicazioni in inglese (“Next stop Bella Muro”) e rutilanti annunci al led di “Benvenuto sul nuovo mezzo del trasporto regionale” (ma che fai, sfotti?) vede accumularsi un ritardo più dilatato di quello pur sistematico cui già è abituato: colpa proprio del “peccato originale”, quel ritardo iniziale di 15 minuti che costringerà il convoglio a fare spazio, sul monobinario, a quelli in arrivo in direzione opposta. Il paesaggio effettivamente suggestivo si può ammirare ma fino a un certo punto — ché poi fa notte, mannaggia.
L’ultima sosta inattesa suona come beffa perché arriva a Tito: come dire, a un passo dalla meta. Sembra “Il fascino discreto della borghesia”, il film di Bunuel in cui la comitiva di amici siede a tavola ma non riesce a iniziare a mangiare per l’insorgere di un problema sempre nuovo.
Conclusione. È partito alle 15,40 arrivando alle 17,36 il treno regionale che doveva muovere da Battipaglia alle 15,25 ed essere a Potenza alle 16,53. Ripensandoci, poteva andare anche peggio perché nel parco macchine (molto parco, poco macchine) ci sono treni che in realtà non lo sono, essendo piuttosto cremagliere. E dalla stazione campana, un altro treno partito in quei minuti in direzione sud, di giri di lancette in più ne portava 45. Solidarietà. Applausi, invece, per il nostro macchinista, che nonostante tutto il calvario fin qui descritto è riuscito a limitare il danno, triplicando “appena” il rallentamento (da 15 a 45 minuti): a Potenza centrale qualcuno pensa a un battimani tipo quello per i piloti di aereo dopo un atterraggio particolarmente convulso.
Sì, ma che c’è di nuovo?, può chiedere a ragione il lettore. Niente, appunto: nessuna novità se non fosse proprio per la beffa aggiuntiva di quello Swing che non suonerà mai, almeno per ora, ad allietare i pomeriggi molto slow dei pendolari del fronte ovest. Il sottofondo sarà una marcetta funebre. Ritenta, sarai più fortunato. E magari troverai il premier come vicino di posto, chi lo sa.

e.furia@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE