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Il farmacista Rodolfo Perri

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POTENZA – «Mi è sembrato ingiusto che lui debba passare solo questo, ovvero debba essere soltanto sospeso dalla professione per 4 mesi (LEGGI LA NOTIZIA), quando invece almeno dovrebbe essere sospeso a vita per le pratiche di abusi perpetrate ai danni di tutte le donne che si erano rivolte a lui in un momento di particolare fragilità».

Sono le parole raccolte dagli investigatori della Squadra mobile di Potenza della più giovane delle presunte vittime di Rudy Perri, il farmacista potentino sospeso a gennaio per violenza sessuale aggravata e continuata e violazione della privacy, che da martedì pomeriggio è finito agli arresti domiciliari con un’ordinanza di aggravamento della misura cautelare.

Il gip Tiziana Petrocelli ha giudicato sincere le denunce piovute in Questura dopo la diffusione della notizia sulla sospensione di Perri, e la scoperta della microcamera nascosta nel bagno della farmacia di piazza Matteotti, dove aveva convinto alcune malcapitate a masturbarsi prima dell’applicazione di «un fantomatico fantomatico preparato spermicida» di sua produzione. «Non può non rimarcarsi – scrive – come non siano emerse ragioni particolari che possano indurre a dubitare della genuinità e veridicità della narrazione delle vittime, le quali, infatti, non sono risultate legate tra loro da alcun particolare rapporto, né è emerso in sede di investigazione che le stesse nutrissero, a cagione di altre pregresse vicende, un qualche sentimento di astio o rancore verso Perri tale da far maturare un intento ritorsivo e vendicativo nei suoi riguardi». Sincera, però, appare anche la rabbia di chi ha rivissuto esperienze nascoste tra i suoi ricordi peggiori, quelli che spesso ci si sforza di dimenticare.

«Dopo aver letto il primo articolo ho immediatamente spento il telefono, mi veniva da piangere». Ha spiegato una ragazza di 17 anni che è stata sentita dagli investigatori, con l’ausilio di una psicologa, sulla disavventura vissuta 1 anno e mezzo prima. «Ho cercato di non pensare a quel fatto anche se non ci sono riuscita». E’ scritto nel verbale, in cui si evidenzia che la minorenne «nel rievocare quanto accadutole, ha iniziato a piangere e non riusciva più a parlare».

«Io stessa – prosegue il racconto – sono una vittima di questo porco, per ben due volte anch’io, come altre ragazze mi sono rivolta a lui in un momento particolare e difficile per una ragazza di appena 15 anni che pensava di essere rimasta incinta». Altre donne hanno raccontato fatti risalenti fino a 14 anni fa. Ma il sospetto degli inquirenti resta che qualcuna delle vittime di Perri non abbia ancora trovato il coraggio per denunciare. Anche per questo si è deciso di aggravare la misura cautelare adottata nei suoi confronti con gli arresti domiciliari. «Unicamente la misura custodiale – spiega il gip – impedirebbe al Perri di porre in essere condotte volte a rintracciare e convincere le sue “vittime”, da lui conosciute personalmente e con la maggior parte delle quali ha avuto un rapporto di fiducia o addirittura di amicizia, a ritrattare quanto denunciato». «Stante il numero delle vittime che hanno denunciato fatti analoghi a quelli per cui era stata applicata la misura interdittiva una volta che le stesse sono venute a conoscenza del procedimento – conclude il magistrato – può ragionevolmente ipotizzarsi che anche altre possano presentarsi per raccontare episodi simili».

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