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Angelo Salinardi

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POTENZA – Attraversava anche il Palazzo di giustizia di Potenza il sistema di relazioni di Angelo Salinardi, erede di una ricca famiglia di imprenditori, che per quarant’anni avrebbe gestito il Comune di Ruoti, grossomodo, come un’azienda di proprietà.

E’ una miscela esplosiva quella raccolta nelle intercettazioni dell’inchiesta per cui la scorsa settimana l’ex sindaco è finito agli arresti domiciliari e altre 14 restano sottoposte a misure cautelari varie. Incluso un carabiniere, e l’ex consigliere regionale, nonchè attuale capo ufficio stampa della Provincia di Potenza, Luigi Scaglione, che avrebbe manovrato, dietro compenso, una vera e propria «macchina del fango» per demolire gli avversari politici di Salinardi. Come l’attuale prima cittadina Anna Maria Scalise.  

Tra le voci captate nelle microspie piazzate nelle auto del politico-imprenditore, infatti, gli investigatori hanno riconosciuto quelle di almeno due importanti magistrati della sezione penale del tribunale potentino: il presidente del Riesame, Aldo Gubitosi, e il giudice Federico Sergi. Lo stesso Riesame, che nei prossimi giorni dovrà decidere del ricorso presentato dai legali di Salinardi, gli avvocati Leo Chiriaco e Donatello Cimadomo, per l’annullamento degli arresti cautelari. E lo stesso Sergi che presiede il collegio chiamato a giudicare in una serie di processi di primaria importanza. Come la rimborsopoli dei consiglieri regionali lucani, in cui Scaglione compare tra gli imputati.

Per entrambi non risultano ipotizzate contestazioni di alcun tipo. Dunque si sarebbe trattato di frequentazioni del tutto lecite, con un uomo, Salinardi, di indubbio carisma e una spiccata vocazione alle relazioni sociali di alto livello. A meno di clamorosi colpi di scena, tuttavia, andrà trovato un sostituto per Gubitosi a capo del collegio del Riesame, che dovrà decidere sul ricorso del politico-imprenditore. E rispetto a un eventuale rinvio a giudizio dello stesso andrà considerata l’opportunità che il dibattimento non si svolga davanti al collegio di Sergi. Una situazione che in un piccolo ufficio giudiziario come quello di Potenza potrebbe provocare un certo affanno. Oltre all’imbarazzo per il contenuto di alcuni di quei dialoghi intercettati nell’estate del 2020, già depositati tra gli atti a sostegno delle misure cautelari adottate, messi a disposizione delle difese degli indagati.

In una conversazione tra Salinardi e una sua conoscente di nome «Maria Rosaria», ad esempio, si sentirebbe l’ex sindaco riferire una serie di circostanze ben poco lusinghiere nei confronti di un pm di esperienza della procura potentina come Anna Gloria Piccininni, ed elogi nei confronti di Sergi. Salvo spiegare, subito dopo, di voler evitare di farsi vedere in giro con quest’ultimo, per non alimentare sospetti di imparzialità dal momento che avrebbe già condannato «un paio di volte» il suo acerrimo nemico, nonché assessore della giunta Scalise, Franco Gentilesca.

In un’altra occasione, poi, l’ex sindaco avrebbe scorazzato in giro il giudice in persona, Sergi, evidentemente da poco conosciuto, cercando di convincerlo ad accettare una gentile «agevolazione» da parte sua nell’acquisto di un auto. «Agevolazione» che sarebbe consistita in un «super sconto» sul prezzo di acquisto per il magistrato, che in realtà avrebbe coperto lui, Salinardi, facendosi fatturare dalla concessionaria la riparazione – fittizia – di un furgoncino aziendale.

«Ovviamente non fare… uhm… agli amici a zero (…) io sono stato sempre così, disponibile con tutti, sempre una vita intera». Queste le parole con cui il politico-imprenditore avrebbe provato a spiegare la sua generosità al magistrato. Che a sua volta avrebbe concordato, perché «poi tutto torna nella vita».

Da amici di lunga data, invece, il tenore della conversazione intercettata a giugno del 2020 tra lo stesso Salinardi e Gubitosi, in cui i due commentano in maniera scherzosa le ultime notizie d’interesse per quanti frequentano, a vario titolo, il Palazzo di giustizia di Potenza. Dalle peripezie dell’ex procuratore aggiunto di Potenza, Francesco Basentini, nominato alla guida del Dipartimento amministrazione penitenziaria e poi travolto dalle polemiche per la rivolta nelle carceri a causa delle restrizioni anti covid; alla designazione dell’ex pm Laura Triassi come procuratrice di Nola. Con una clamorosa “profezia” del presidente del Riesame sulle difficoltà che avrebbe incontrato a causa del suo «caratteraccio», e che in effetti a distanza di qualche mese ne avrebbero provocato il ritorno a Potenza, come semplice sostituto procuratore generale.

Tra i magistrati oltremodo sgraditi, d’altro canto, spicca il presidente della sezione penale della Corte d’appello, Pasquale Materi, che Salinardi, parlando con Gubitosi  non esita a definire «quel delinquente», ed evoca anche in altre occasioni, per esempio con Scaglione, esprimendo l’auspicio di non doversi mai trovare «sotto» il suo scrutinio.

Una menzione a parte, infine, la merita una toga non lucana bensì siciliana, che l’ex sindaco chiama soltanto per nome, «Annamaria», spiegando che si tratterebbe di «una collega» di Luca Palamara, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati finito al centro dello scandalo per le nomine pilotate al Csm. Parlando con la compagna, quando aveva già saputo delle indagini in corso sul suo conto, Salinardi avrebbe rievocato l’incontro con «Annamaria», a Taranto,  durante i convegni «della Unitalsi» da lui sponsorizzati.

Quindi ha raccontato di averla reincontrata, per caso, in Sicilia, dove la magistrata avrebbe iniziato ad abusare della sua generosità. «Da quella sera, o Cefalù, o Palermo o – incomprensibile -… Cene a strafottere… Due, tre bottiglie di champagne. A pranzo, a cena…» Questo il ricordo dell’ex sindaco di Ruoti che a distanza di qualche tempo ha accolto la giudice anche in Basilicata. In occasione del compleanno del marito di una giornalista amica di «Annamaria», che lavorava in regione. Evento che gli sarebbe  costato «7.000 euro» per una stanza per la magistrata e un’amica all’hotel Santavenere di Maratea, l’unico 5 stelle di tutta la zona. E poi «champagne a non finire», e «5, 6, 7 pezzi a testa» in una boutique nel centro del paese.

Uno scrocco continuo e senza ritegno. Tanto che l’amico-consigliere di Salinardi, Giovanni Conte, segretario comunale e ex magistrato onorario a sua volta, sarebbe stato persino redarguito per essersi fatto scappare una battuta sull’entità degli acquisti effettuati («Ma che hai svaligiato il negozio»).

La stessa scena, inoltre, si sarebbe ripetuta anche a Potenza. «Volevano visitare Matera (…) e hanno voluto essere pagato il biglietto aereo per venire». Questo il racconto di Salinardi alla compagna, sempre più incredula. «Sono venute venerdì sera, siamo andati al Vintage (rinomata enoteca di Potenza, ndr) e si sono fregate due bottiglie di champagne… La mattina dopo faceva un freddo infernale, siamo passati per via Pretoria, hanno visto due cappotti in vetrina… “Ah, questo mi… fa troppo freddo”. Sono entrate e si sono comprate due cappotti, magliette, gonna, cose… hanno fatto pure man bassa qui a Potenza».

«Ma mica ti… mica ti fanno dire: “Pago”. No, loro escono dal negozio». Così ancora Salinardi, per cui le due donne, la magistrata e l’amica, non si sarebbero nemmeno fermate all’abuso dell’ospitalità. Ma dopo aver scoperto un così generoso benefattore avrebbero avuto intenzione di chiedergli pure 15mila euro di compensi per l’intermediazione nella ricerca di un locale. Un piccolo locale commerciale in Sicilia da adibire a rivendita dei latticini prodotti da una delle sue aziende di famiglia.

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