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Il Tribunale di Potenza

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POTENZA – Cambia il presidente del collegio del Tribunale di Potenza che dovrà decidere sulle accuse per i rimborsi pazzi incassati tra il 2009 e il 2011 dai membri di giunta e Consiglio regionale della Basilicata. È questa la novità che si è palesata, ieri mattina, nell’aula Mario Pagano del Palazzo di giustizia di Potenza, dove era prevista la ripartenza del dibattimento dopo oltre due anni di rinvii, perlopiù motivati da esigenze legate all’emergenza sanitaria.

A comunicare l’avvicendamento tra magistrati è stato il nuovo presidente del collegio, Valentina Rossi, insediandosi nel posto ricoperto – da 5 anni a questa parte – dal collega Federico Sergi.

Agli avvocati presenti in aula Rossi ha parlato di un’istanza di astensione presentata da Sergi, e accolta dal presidente facente funzioni del Tribunale, Rosario Baglioni. Nessun riferimento esplicito, invece, alle motivazioni dell’istanza in questione, che andrebbero ricondotte a quanto rivelato lo scorso febbraio dal Quotidiano del Sud.

In particolare ad alcune intercettazioni risalenti all’estate del 2020 e riemerse dall’inchiesta sull’ex sindaco di Ruoti, Angelo Salinardi, che vede tra gli indagati in concorso con quest’ultimo anche l’ex consigliere regionale, Luigi Scaglione, già imputato in due distinti processi giudicati da Sergi, conclusisi entrambi per prescrizione, più quest’ultimo dei rimborsi pazzi.

Una di queste conversazioni intercettate tra Salinardi e Scaglione, infatti, sarebbe ruotata proprio attorno alle pendenze giudiziarie dell’ex consigliere, che attualmente dirige l’ufficio stampa della Provincia di Potenza ed è stato a lungo il referente regionale di Centro democratico. Un discorso tutt’altro che casuale, il loro, almeno a leggere le trascrizioni dell’audio registrato dalle microspie piazzate nella Panda dell’ex sindaco di Ruoti, sotto inchiesta per la «macchina del fango» scatenata contro l’attuale prima cittadina, Anna Maria Scalise, per costringerla alle dimissioni, e per le presunte mazzette pagate per l’affidamento alle sue imprese di commesse nell’indotto Stellantis.

Un mese prima le stesse microspie avevano già captato Salinardi mentre parlava con Sergi in persona, scorazzandolo in giro per la città e offrendogli i suoi consigli sull’acquisto della sua nuova auto. Consigli e un «super sconto» sul prezzo da pagare, a dirla tutta, prospettandogli la possibilità di scaricare, in «amicizia», l’ammontare dello sconto in questione su una delle sue aziende. Simulando la riparazione di un furgoncino da parte della concessionaria. In risposta a tanta generosità mostrata dall’ex sindaco, il giudice non avrebbe avuto la prontezza di rimetterlo al suo posto, anzi l’avrebbe ringraziato convenendo «che poi tutto torna nella vita», e che questo è «quello che molta gente non capisce». Gente, «che magari è irriconoscente…».

Negli atti già desecretati dell’inchiesta della procura di Potenza, ad ogni buon conto, non risulta che l’offerta del «super sconto» abbia avuto seguito. Alla luce di certi toni confidenziali, tuttavia, non possono che destare perplessità i discorsi intercettati un mese più tardi tra Salinardi e Scaglione sulle pendenze giudiziarie di quest’ultimo. Discorsi innescati, almeno in apparenza, da un incontro appena conclusosi con lo stesso Sergi, che soltanto tre settimane prima aveva prosciolto Scaglione ed altri dall’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere nel processo sui rapporti tra la mala potentina e la politica nato dalla collaborazione con la giustizia, nel 2010, dell’ex boss Antonio Cossidente. E che l’avrebbe prosciolto per prescrizione anche due mesi dopo, nel processo sulla cosiddetta calciopoli rossoblu a carico suo, dell’ex patron del Potenza calcio Giuseppe Postiglione e altri.

«Ah. Allora si può parlare con lui di trascinare… (…) Se fosse lui, diciamo: “Trascinalo per due o tre mesi… e va in prescrizione”». Queste le parole con cui Salinardi avrebbe prospettato all’amico Scaglione la possibilità di un suo intervento sul giudice per definire nel migliore dei modi, ovvero con la prescrizione, anche il processo sui rimborsi pazzi. Con tanto di rassicurazioni, che «questo se ti deve fare un piacere te lo fa… e senza dirgli niente».

Giusto due giorni dopo, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’ex sindaco avrebbe scoperto le microspie piazzate nella sua auto. Di fatto nel fascicolo dell’inchiesta su Salinardi e soci non risultano trascrizioni di altre conversazioni sul tema, né relazioni sui relativi accertamenti compiuti.

È chiaro, tuttavia, che per qualunque ipotesi di reato configurabile al riguardo non sarebbero stati competenti ad indagare i pm potentini ma quelli di Catanzaro, come per tutti i procedimenti in cui sono coinvolti magistrati lucani. Non è escluso, quindi, uno stralcio di atti già trasmessi per tempo oltre Pollino.

La richiesta di astensione di Sergi è stata accolta con una certa sorpresa dai legali dei 21 imputati del processo rimborsopoli. Tra i quali compaiono anche attuale deputato del Pd, Vito De Filippo, l’attuale consigliere regionale Marcello Pittella, sempre del Pd, il renziano Luca Braia, pure consigliere regionale in carica, l’attuale vicesindaco del Comune di Potenza, Michele Napoli (FdI) e l’ex direttore generale dell’Arpab, Antonio Tisci.

A marzo infatti, un mese dopo le rivelazioni sulle intercettazioni in questione, lo stesso Sergi aveva presieduto regolarmente un’altra udienza del processo, conclusasi con un semplice rinvio, senza svolgere attività di sorta. In precedenza, inoltre, la richiesta di astensione di un altro magistrato intercettato a colloquio con Salinardi, il presidente del Tribunale del Riesame Aldo Gubitosi, era stata rigettata dal presidente del Tribunale.

Ieri anche il nuovo collegio giudicante del processo rimborsopoli non ha potuto far altro che disporre il rinvio dell’udienza data l’assenza dell’unico teste convocato.

Il dibattimento, quindi, riprenderà il prossimo 14 ottobre. Ai 21 imputati vengono contestati i reati di peculato e falso sulle rendicontazioni dei rimborsi incassati tra il 2009 e il 2012.

Per il falso, stando ai calcoli effettuati dalle difese, i termini di prescrizione sarebbero già decorsi anche per i fatti più recenti. Per il peculato, invece, residuerebbero ancora all’incirca un paio d’anni per provare a completare i tre gradi di giudizio evitando l’estinzione del reato. Un’impresa oltremodo ardua, che potrebbe essere complicata dalle istanze di rinnovazione dell’esame dei pochi testimoni già sentiti, anticipate ieri dalle difese. Proprio alla luce dell’avvicendamento alla presidenza del collegio giudicante del Tribunale che è appena avvenuto.

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