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POTENZA – Dieci rinvii a giudizio e un non luogo a procedere per le presunte varianti truccate al progetto del siste a comunale di ascensori che è stato realizzato, ma non è mai effettivamente entrato in funzione, a Marsico Nuovo, per unire la parte antica e la parte più moderna dell’abitato.
E’ quanto ha deciso, ieri, il gup Salvatore Pignata, accogliendo in massima parte le richieste avanzate dalla pubblica accusa.
Prosciolto, quindi, l’ex sindaco Domenico Vita, che sarebbe finito tra i destinatari della richiesta rinvio a giudizio per un mero refuso nella redazione del provvedimento.
Andranno a dibattimento davanti al giudice Rosario Baglioni, invece, le accuse nei confronti dell’ex responsabile dell’area tecnica del Comune, l’ingegnere Antonio Colella e il suo successore, Luigino Sabatella. Più tutti i responsabili della progettazione delle opere: la potentina Mafalda Concetta Votta; Raffele Giuseppe Votta, residente a Torino ma domiciliato a Marsico Nuovo; Carolina Vita di Villa D’Agri; Orazio Notarfrancesco, Michele Vignola e Donato Fortunato, tutti e 3 di Marsico Nuovo; e l’architetto potentino Antonio Maroscia. Proprio Maroscia, ieri mattina in aula, aveva sostenuto con decisione la propria innocenza, rendendo dichiarazioni spontanee.
Il noto architetto potentino, infatti, aveva evidenziato l’infamia di accuse come quelle che gli sono state mosse, dal momento che non presupporrebbero un semplice errore di progettazione, come ne possono capitare tanti, ma la preordinazione di errori di progettazione per ingrossare i propri compensi tramite varianti. Sebbene nel caso di specie le varianti in questione non avrebbero determinato alcun compenso aggiuntivo per lui, come si evincerebbe dall’oggetto di fatture e pagamenti ricevuti.
Assieme a Marotta avevano preso la parola anche altri due imputati: Malfalda Votta e Carolina Vita. Poi era venuto il turno della pubblica accusa e di diversi tra gli difensori degli imputati: Maurizio Spera, Francesco Comuniello, Leonardo Pace, Raffaele Maria Sassano, Maria Grazia Manzella e Savino Murro. Tutti concordi nel chiedere il non luogo a procedere, poiché le varianti in questione non avrebbero comportato un aggravio di spesa per l’amministrazione, come evidente dagli stessi atti del fascicolo d’indagine.
Di diverso avviso gli inquirenti, che hanno ipotizzato i reati di falso e truffa in relazione a tre varianti rispetto al progetto iniziale degli ascensori che, a detta di un consulente della procura, avrebbero fatto lievitare i costi complessivi dell’appalto «da euro 610.000 a euro 1.020.000 circa». Mentre i compensi per i progettisti sarebbero aumentati di circa 29mila euro.
Secondo gli inquirenti, in particolare, sarebbero state «falsamente attestate come imprevedibili» delle «circostanze», poste alla base delle varianti progettuali in questione, che invece sarebbero state prevedibili eccome. «Sin dall’inizio della progettazione». Ad esempio: «la necessità di espletare saggi geologici, laddove, in ragione della natura delle opere, costituite da un sistema di ascensori incastonato fra abitazioni, era ipotizzabile che nel sottosuolo fossero presenti fondazioni e segmenti di infrastrutture». O ancora: «la necessità di realizzare opere per conformarsi all’autorizzazione paesaggistica successivamente rilasciata solo nel 2016, laddove tale atto doveva essere richiesto prima di di iniziare la progettazione preliminare, risalente agli anni 2010-2011, essendo assolutamente prodromico alla stessa fattibilità dele opere. Infine: «la necessità di opere di pulizia e spostamento di condotte, anch’esse prevedibili in ragione della natura delle opere da realizzare e attinendo addirittura a pulizia di vegetazione da tempo preesistente sui luoghi».
Durante le indagini erano finiti nel mirino degli inquirenti anche i membri delle giunte comunali in carica all’epoca dei fatti. In seguito, tuttavia, è stata la stessa procura ha disporre l’archiviazione delle ipotesi d’accusa nei loro confronti. Eccezion fatta per Vita, che sarebbe rimasto “impigliato” nel processo fino a ieri.
Sempre per le varianti in questione era stato inizialmente aperto anche un fascicolo da parte dei pm della Corte dei conti della Basilicata, che hanno però chiesto e ottenuto l’archiviazione delle accuse a seguito di una distinta consulenza redatta dall’ingegnere Roberto Tricomi, attuale direttore generale del Dipartimento infrastrutture e mobilità della Regione, che ha acclarato la piena legittimità delle varianti e l’assenza di un danno erariale collegato.
A dicembre dell’anno scorso, tuttavia, per un secondo ascensore e alcune opere a completamento (un auditorium e una ludoteca), l’ex responsabile dell’area tecnica del Comune, Colella, è stato condannato dalla medesima Corte dei conti, in primo grado, a risarcire all’amministrazione comunale 545.247,66 euro. In quanto le opere sono state realizzate in assenza di autorizzazione paesaggistica.
Gli ascensori di Marsico Nuovo sono stati una delle opere realizzate dal comune valdagrino attingendo alle royalty di petrolio e gas estratti sul territorio del paese da Eni e Shell.
l.a.

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