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Massimo Giletti

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Chiesto il processo per il giornalista Massimo Giletti e l’avvocato Alessandro Singetta a seguito delle querele di Basentini padre e figlio

POTENZA – Rinviare a giudizio il conduttore della trasmissione di La7, Non è l’arena, Massimo Giletti, e l’avvocato potentino Alessandro Singetta. L’accusa è diffamazione aggravata ai danni dell’ex procuratore aggiunto di Potenza, Francesco Basentini, e il padre Rocco.

È questa la richiesta formulata a ottobre dell’anno scorso dal pm di Potenza, Giuseppe Borriello, per cui il 21 marzo dovrebbero comparire davanti al gup Teresa Reggio i difensori del giornalista e del legale.

CASO BASENTINI, LE ACCUSE PER CUI GILETTI RISCHIA IL PROCESSO

Alla base delle accuse mosse nei confronti di entrambi c’è l’intervista concessa da Singetta a Non è l’arena a maggio del 2020. All’epoca l’ex pm potentino, da un anno ai vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, era ancora al centro delle polemiche per la scarcerazione di alcuni detenuti eccellenti a causa dell’emergenza covid. Polemiche infiammate proprio dalla trasmissione di Giletti. Che erano proseguite anche dopo le dimissioni del magistrato dal prestigioso incarico ricoperto. Polemiche che lo avevano colpito anche a livello personale e familiare, tralasciando la ricostruzione di quanto avvenuto nei tribunali di sorveglianza di mezza Italia.

Ai microfoni di La7 le accuse dell’avvocato ed ex consigliere regionale Singetta. Questi aveva denunciato, in particolare, gli stratagemmi che sarebbero stati adottati dal padre e dalla sorella del pm, attualmente in servizio come sostituto procuratore a Roma, per difendere la casa di famiglia dall’assalto di un istituto di credito da lui difeso, nel lontano 1994.

Ma aveva anche riferito di un non meglio precisato «maresciallo» che gli avrebbe mandato un’ambasciata, attraverso un amico, sulle intenzioni violente di Basentini padre nei suoi confronti. Quindi aveva insinuato un legame tra questo e le accuse che gli sono state mosse dal figlio pm, nel 2013, nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi pazzi del parlamentino lucano, lamentando la sua mancata astensione dal fascicolo.

OMESSI ALCUNI DETTAGLI NEL RACCONTO DI GILETTI E SINGETTA

Nella richiesta di rinvio a giudizio per Giletti e Singetta però si fa riferimento a una serie di circostanze che sarebbero state omesse. Come il fatto «che fra la promozione della procedura esecutiva da parte di Singetta (avvenuta nell’anno 1994) e l’inizio del procedimento penale che lo vedeva coinvolto fossero trascorsi 18 anni». O che l’inchiesta “rimborsopoli” fosse state inizialmente assegnata a un altro pm «al quale il dottor Basentini Francesco era subentrato per l’astensione di questi».

O ancora che dopo gli esposti presentati da alcuni imputati per la questione dei rimborsi, incluso Singetta, Basentini si fosse visto respingere la richiesta di astensione presentata. Come pure che una volta assunto il ruolo di procuratore capo facente funzioni avesse delegato un altro pm.

«Dopo 3 anni sono cambiate tante cose e per me è una storia chiusa». Questo il commento al Quotidiano del Sud di Singetta, per cui la sua posizione andrebbe comunque separata da quella di Giletti.

Quest’ultimo, infatti, sarebbe stato denunciato da Basentini figlio, mentre le accuse nei suoi confronti nascono da una distinta querela di Basentini padre.
«Spero – ha aggiunto il legale potentino – che prevalga il buon senso. Che Rocco Basentini voglia rimettere le querele per evitare che questa vicenda si trascini ancora. Io ho dato già indicazioni al mio avvocato di cercare una soluzione in questo senso. All’epoca dei fatti raccontati c’era un clima piuttosto arroventato e mi rendo conto che qualche parola in più può essere scappata. Poi se sarò costretto a difendermi, ovviamente lo farò».

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