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POTENZA – La Corte d’appello di Potenza ha confermato le condanne a quattro anni di reclusione per Nicoletta Bove, e a due anni per Donata Parisi (con pena sospesa), le due maestre imputate per maltrattamenti su minori in una scuola dell’infanzia di Atella.

Il collegio presieduto da Cataldo Collazzo ha respinto i ricorsi presentati dai difensori delle due maestre, che nel 2015 finirono anche agli arresti domiciliari per un mese, e innanzi al giudice per le indagini preliminari ammisero i fatti contestati, attribuendoli a una situazione di grande stress.

A far partire le indagini erano stati i genitori di alcuni dei bambini che frequentavano la scuola dell’infanzia di Atella, preoccupati per l’atteggiamento dei loro figli.

Secondo l’accusa, le maestre avrebbero sottoposto a violenze e vessazioni bimbi di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Non banali rimproveri, ma vere e proprie sopraffazioni. Abusi capaci di segnare i bambini che a casa avrebbero iniziato a mostrare strani cambiamenti di umore, e a sviluppare disturbi del sonno. Prima di confidarsi con le famiglie e rivelare cosa accadeva in classe.

Nei video registrati dalle telecamere istallate dagli investigatori dell’Arma si vedrebbero bene gli schiaffoni con cui sarebbero stati puniti gli atteggiamenti dei piccoli sgraditi alle due maestre, ma le accuse nei loro confronti fanno riferimento anche a certe frasi pronunciate per intimidirli.

«Tu devi imparare a obbedire perché se non fai questo non sei un bambino, sei un mostro». Questo il testo di una terribile reprimenda trascritto dai militari durante le indagini. «Mettitelo in testa, sei un mostro. Manco i diavoli ti vogliono. A te manco Cristo ti vuole bene, mostro, non sei un bambino con il cervello, ma chi sei? Sei un cretino, uno scostumato, delinquente, quello sei. E ti farei una faccia piena di botte, ti farei questo. Sai che ha detto Gesù Cristo? Che è meglio che ti vai a buttare in fondo alla nave e muori e no che io poi ti butto nell’inferno, perché tu là vai a finire, hai capito? Anzi tu già ci stai nell’inferno».

Il processo di primo grado si era concluso a ottobre del 2018. Quindi era approdato in Corte d’appello dove era stata disposta la riapertura del dibattimento, a dicembre del 2020, per vagliare alcune presunte divergenze tra la sintesi dei discorsi captati dalle microspie piazzate all’interno della scuola dell’infanzia, come riportata nei brogliacci dei carabinieri, e la relazione del perito incaricato dal Tribunale di riascoltare e trascrivere quelle registrazioni. Dal riascolto di quegli audio, ad ogni modo, non sarebbero emersi elementi in grado di modificare il quadro accusatorio.

«Siamo abbastanza soddisfatti della sentenza dal momento che già la pronuncia di primo grado ci appariva ben strutturata». Così al Quotidiano l’avvocato Gino Angelucci, che ha assistito alcuni dei genitori dei bambini della scuola dell’infanzia, costituitisi come parti civili.

«A nulla sono valsi i tentativi di far derubricare il reato da maltrattamenti ad abuso dei mezzi di correzione». Ha aggiunto l’avvocato. «Siamo certi, ad ogni modo, che le difese degli imputati faranno ricorso, quindi potremo scrivere la parola fine a questa vicenda giudiziaria soltanto all’esito della discussione in Cassazione».

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