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Il caso Claps, momenti di tensione a Potenza: contestato al grido di “vergogna” chi è entrato per la messa nella chiesa della Trinità

POTENZA – C’era un gran vento, ieri mattina, durante il presidio organizzato da Libera davanti alla chiesa della Santissima Trinità in via Pretoria per ricordare Elisa Claps. Chi crede nella trascendenza e nei segni divini avrà sentito in quelle folate la presenza di Elisa, consolata dalla grande folla presente, dalla partecipazione forte e attiva, dai cori, dai canti, dalle lacrime, dagli applausi. E anzi, non avrà sentito: ha sentito, visto che circolano video in rete che interpretano in questo senso una raffica che ha spinto e aperto il portone della chiesa.

IL VENTO SIMBOLO DELL’AFFETTO RIVERSATO SULLA FAMIGLIA CLAPS

Ma non c’era bisogno di avere fede perché il vento acquisisse un valore diverso dal puro significato meteorologico. Ieri si è trasformato automaticamente in un simbolo, un simbolo multiplo. Un simbolo dell’affetto che si è riversato sulla famiglia Claps, innanzitutto. Perché dalle centinaia di persone che per un paio d’ore circa hanno assistito – anzi, partecipato attivamente – alla manifestazione si è riversato un fiume di vicinanza che raramente si è visto in questa città.
Scrosci di applausi, canzoni cantate in coro e poi lacrime di commozione a riprova di un sentimento forte, diffuso oltre che comunitario.

Simbolo anche della voglia di verità che – a dispetto del tempo che è passato, della memoria che potrebbe assottigliarsi, della stanchezza che inevitabilmente colpisce ogni iniziativa degli essere umani – non scompare e anzi sembra più forte che mai. Ma simbolo anche del clima di tempesta creatosi al di fuori della parrocchia, e che potrebbe rappresentare più in generale il clima della città. Perché in chiesa l’arcivescovo Salvatore Ligorio ha contestualmente concelebrato una messa, la prima funzione domenicale dalla riapertura della Trinità. Una decisione che i manifestanti hanno considerato sia una provocazione sia un inasprimento delle posizioni.

CASO CLAPS, TENSIONE A POTENZA: CRITICHE ALL’INDIRIZZO DEL VESCOVO

Sul vescovo sono grandinate dunque critiche a non finire. E chi ha partecipato alla celebrazione è stato investito all’entrata e all’uscita da una salva di urla di ogni tipo. Si è ascoltato – e lo si vede su vari video su Facebook – «Vergogna!», «Assassini!» e altri epiteti anche più forti. Chi insomma è entrato in chiesa e ne è uscito ha dovuto attraversare un corridoio di facce inferocite e parole ingiuriose.

Da una parte l’amore, dall’altro l’odio. Aspetto variamente commentato nel corso della giornata – in piazza e sui social – con posizioni tutte a favore della famiglia Claps (che nulla c’entra ovviamente con gli insulti). Ma anche con una netta presa di distanza, da parte di molti, rispetto alle forche caudine cui alcuni manifestanti hanno sottoposto i presenti alla funzione.

La manifestazione guidata da Marianna Tamburrino, referente di Libera Basilicata, che ha introdotto i vari interventi e fornito una serie di informazioni, ad esempio sulla raccolta fondi per il progetto “Il cuore di Elisa nel cuore dell’Africa” con cui si vuole realizzare un ambulatorio a Goma, città della Repubblica Democratica del Congo, concretizzando in questo modo il sogno della ragazza potentina che voleva diventare medico e operare in Africa.
Un volantino stampato da Libera riportava, sotto al volto di Elisa, la frase: «Portami con te ovunque, ma non in questa chiesa». Un foglietto diventato carta identitaria per chi era al presidio, promemoria contro le decisioni della diocesi di Potenza prese in barba al sentimento collettivo, effigie da alzare al cielo nei momenti più intensi, santino da portare a casa come ricordo/ testimonianza di questo momento unico nella storia cittadina.

LA MAGISTRATURA, LA CHIESA E LA RICHIESTA DI SCUSE

«Siamo qui per chiedere alla chiesa di trovare il coraggio di chiedere scusa. Perché la settimana scorsa in tv a “Storie italiane” un magistrato ha chiesto scusa a Gildo per tutta la magistratura. E quel magistrato (si tratta di Alfonso Sabella, oggi giudice a Napoli, in passato sostituto procuratore nell’Antimafia di Palermo, ndr) ha fatto un gesto di una bellezza devastante».

Ecco: la magistratura, è il messaggio, chiede perdono e la chiesa no. Perdono perché una ragazza è sparita in una parrocchia. Il parroco di allora non ha mostrato di preoccuparsene, il suo corpo ritrovato lì dopo quasi vent’anni e, al di là della condanna del colpevole, è rimasta una coltre di misteri che di sicuro la gerarchia cattolica non ha aiutato a svelare. E continuando ad agire – fra riapertura, messa dei morti, messa di ieri – senza dar conto a nessuno, senza comprendere il sentimento popolare. Agendo insomma in maniera autoritaria e non pastorale.

CASO CLAPS, GLI INTERVENTI (A VOLTE INTERROTTI) E IL CORO DI PIAZZA A POTENZA

Gli interventi sono tanti, intervallati dal “Testamento di Tito” intonato dal giovane potentino Giulio Pedota, dall’interpretazione dello stesso Fabrizio De Andrè della “Canzone del maggio” e da “Strada facendo” di Claudio Baglioni, un coro di piazza che ha fatto passare un brivido lungo la schiena a molti presenti. Qualche intervento è stato qua e là interrotto da contestazioni. Come la frase: «il vescovo è mal consigliato» cui si è risposto che «ha una testa pensante», come a dire che risponde delle sue azioni. Tamburrino in questi casi ha invitato i presenti alla moderazione, ricordando che non si era in piazza contro qualcuno ma per Elisa.

E c’è chi ha sottolineato come Potenza sia una città in cui il quieto vivere aveva messo in secondo piano la vicenda di Elisa e che invece, «bisogna imparare a dare qualche abbraccio in meno e prendere qualche distanza in più» per cambiare la mentalità. Tamburrino ha anche ringraziato quelli che considera “giornalisti giornalisti” mentre ha contestato duramente Bruno Vespa colpevole, questa la sua ricostruzione, di non aver lasciato Gildo parlare nel programma Porta a Porta («In cui – ha rimarcato – il figlio di Totò Riina ha potuto promuovere il proprio libro») del progetto intitolato a Elisa.
Quello di Elisa è stato considerato un delitto di mafia. Perché coperto da una mentalità omertosa che ha messo insieme il peggio della città. Il presidio, oltre che a Elisa, è stato dedicato all’agente di polizia Francesco Tammone, ucciso nel 1996 nel corso di una sparatoria in via Ionio.

LA NECESSITÀ DI UN PUNTO DI INCONTRO TRA IL VESCOVO E LA FAMIGLIA CLAPS

La mattinata è terminata fra abbracci collettivi e insulti a chi usciva dalla messa. Asciugando la questione, cercando di coglierne il cuore e di limitarsi a una visione pragmatica e contingente, la soluzione può passare solo attraverso la disponibilità dell’arcivescovo Salvatore Ligorio ad allungare la mano verso la famiglia Claps. È difficile immaginare altrimenti qualcos’altro che – dopo una giornata come quella di ieri, il flusso empatico che ha legato tanti cittadini in via Pretoria e le scintille scoccate fra i due poli opposti di chi era dentro e chi era fuori – possa calmare il vento.

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