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Il centro di permanenza per i rimpatri di Palazzo San Gervasio

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Il consigliere regionale Cifarelli (Pd) ha compiuto un’ispezione al Cpr di Palazzo San Gervasio; dopo la morte al Centro, l’autopsia sul corpo del 19enne magrebino


POTENZA – La morte di Osama Belmaan: il giallo è sempre fitto. Ieri mattina, eseguita l’autopsia nell’obitorio dell’ospedale San Carlo di Potenza.
L’anatomopatologa Natasha Pascale si è riservata, come da pressi, di relazione al procuratore, Francesco Curcio, entro 60 giorni.
Solo allora potremo capire l’origine del decesso del diciannovenne magrebino ospite del Centro di permanenza per i rimpatri di Palazzo San Gervasio.

Intanto, continuano le indagini per capire, al di là del primo esame esterno che non aveva evidenziato segni di violenza, che cosa sia realmente accaduto nella tarda serata di lunedì. Al lavoro c’è la Procura di Potenza e, al momento, lo ha detto lo stesso procuratore Curcio, non si esclude nessuna ipotesi, neppure quella dell’omicidio, doloso o colposo, o dell’atto autolesionistico. Anche se la teoria privilegiata resta l’ingestione di farmaci o di sostanze pericolose e l’omessa vigilanza da parte dei gestori della struttura.

DOPO LA MORTE AL CPR DI PALAZZO, LA RIVOLTA E LE REAZIONI

Nel frattempo, dopo il tragico episodio che ha visto poi la rivolta dei migranti ospiti nel Cpr, tantissime le reazioni.
Una delegazione del Pd, guidata dal consigliere regionale Roberto Cifarelli, ha eseguito una visita ispettiva nella struttura. Insieme a lui anche un avvocato dell’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.
«Dopo quanto accaduto nel Cpr di Palazzo San Gervasio ho reputato doveroso – ha spiegato Cifarelli – andare personalmente nella struttura per verificare la situazione e parlare con i diretti interessati.

Nonostante la cosiddetta direttiva Lamorgese – aggiunge – preveda la possibilità per i consiglieri regionali di accedere ai centri di permanenza senza alcuna preventiva autorizzazione da parte della Prefettura, ho dovuto attendere oltre un’ora prima di poter entrare nel Centro. Insieme a me, ad attendere pazientemente, c’erano il dottor Francesco Bianchi, il dottor Nicola Cocco, medico esperto di medicina detentiva e delle migrazioni e l’avvocato Arturo Raffaele Covella, esperto di diritto dell’immigrazione, i quali mi hanno coadiuvato durante l’accesso».

Riguardo alle condizioni degli ospiti del centro Cifarelli dice che nelle due ore abbondanti che ha trascorso all’interno del Cpr «ho potuto toccare con mano, ancora una volta, le indegne condizioni in cui sono costretti a vivere gli stranieri trattenuti e sottoposti a detenzione amministrativa. Il Centro – continua il consigliere regionale- presenta evidenti i segni delle proteste del giorno precedente quando, dopo la morte del giovane Belmaan Oussana, i migranti hanno iniziato una lunga protesta per far sentire la loro voce. Spazi angusti, strutture fatiscenti, un caldo insopportabile e la mancanza di spazi adeguati al trattenimento per lungo periodo.

LA VISITA DI CIFARELLI AL CENTRO

Sono numerose le criticità che sono emerse durante la visita e che saranno oggetto di approfondimento da parte mia. Sono troppi gli ostacoli che sono stati frapposti alle mie richieste e alla possibilità di ottenere chiarimenti». Cifarelli mette poi l’accento sul fatto che non gli è stato consentito «l’ingresso ai moduli abitativi. I colloqui con gli ospiti del Centro sono avvenuti ma solo attraverso le sbarre delle gabbie che circondano i diversi moduli abitativi». Riguardo al giovane trovato morto che era arrivato nel Cpr a fine maggio « non è stato possibile comprendere- evidenzia Cifarelli – se fosse in condizioni idonee per poter essere ospitato in tale struttura, questione importante che esula dalle indagini che stanno svolgendo gli organi preposti.

Non ho potuto visionare la documentazione richiesta, ma sono stato invitato a presentare richiesta di accesso agli atti alla prefettura per essere autorizzato a visionare tali atti».
Insomma, troppe domande sono rimaste senza risposta e saranno oggetto, come preannuncia lo stesso Cifarelli, di opportuni approfondimenti.
In definitiva – conclude il consigliere regionale – posso affermare che non sono stato messo nelle condizioni di esercitare in maniera piena il mandato di consigliere regionale, di rappresentante di una comunità che pretende di sapere cosa accade all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio.

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