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L'azienda ospedaliera San Carlo di Potenza

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POTENZA – Una equipe chirurgica itinerante pronta a fare la staffetta da Potenza a Lagonegro per evitare il blocco di ricoveri e interventi programmati nel reparto di Ortopedia. E consulti telefonici, sempre da Potenza, per sopperire all’assenza di uno specialista a disposizione 24 ore su 24 del pronto soccorso.

E’ questa la soluzione escogitata ieri dai vertici dell’azienda ospedaliera regionale dopo l’annuncio della scorsa settimana del primario Luigi Alagia, che a partire da oggi prevedeva la sospensione delle attività di ricovero e pronta disponibilità del suo reparto, all’interno del presidio ospedaliero del centro valnocino. Per permettere a lui e all’altro medico rimasto in servizio nel reparto la possibilità di usufruire di riposi e circa tre mensilità di ferie arretrate.

La mossa del neo-commissario Giuseppe Spera e del capo dipartimento ortopedico, Rocco Romeo, in attesa dei risultati del concorso avviato nelle scorse settimane per sopperire alle carenze d’organico lamentate dal primario, è arrivata in tempo per disinnescare la prima vera “mina” piazzata lungo la direzione tracciata dal nuovo corso aziendale. Dopo la sentenza del Tar che ha annullato la nomina dell’ex dg Massimo Barresi, in carica da gennaio del 2019, propiziando il subentro di Spera, che è chi aveva portato la questione davanti ai giudici amministrativi.

A Lagonegro, infatti, si andrà a votare il prossimo 20-21 settembre per scegliere sindaco e consiglio comunale. Così il tema ospedale è diventato oggetto di campagna elettorale prima ancora della formalizzazione delle candidature. Basti pensare al capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, il lagonegrese Francesco Piro, che sostiene la corsa di Maria Di Lascio e agli inizi del mese ha rassicurato tutti sulla partenza dei lavori per il “suo” nuovo ospedale. Vale a dire la ristrutturazione del vecchio in luogo del progetto iniziale che prevedeva la ricostruzione da zero in sito diverso.

Dall’altra parte, invece, c’è Tonio Brigante, candidato sindaco di una variegata alleanza tra il mondo produttivo delle ex coop rosse e i sovranisti di Lega e Fratelli d’Italia, che prendendo spunto dall’annuncio di Alagia, la scorsa settimana aveva denunciato proprio i «vacui proclami elettorali privi di valore ed efficacia» sul tema.

Ieri il nuovo corso del San Carlo ha segnato un altro passo in avanti con un’inversione di tendenza evidente rispetto alla fuga degli anestesisti innescatasi nello scorso autunno in seguito ai diktat di Barresi ai neo-assunti, spediti nei presidi periferici a scapito della loro aspirazione a lavorare a Potenza, in un contesto più stimolante a livello professionale.

Caduto il diktat per cui sarebbe stato destinato alla periferia, infatti, è arrivata la firma di un anestesista, già selezionato con una regolare procedura, che nei mesi scorsi aveva rifiutato l’assunzione.

Poi sono saltate fuori le risorse per retribuire turni aggiuntivi necessari a rimettere a pieno regime le sale operatorie del presidio centrale di Potenza (smobilitando le somme già stanziate ma rimaste inutilizzate per il periodo di blocco – causa covid – di tutte gli interventi non salvavita).

Da oggi, quindi, sono previste tra le 7 e le 8 sale operatorie aperte al giorno. Contro le 4 assicurate ad agosto.

Ieri, proprio sui ritardi nella ripartenza delle attività all’interno delle aziende sanitarie lucane, sono tornati a intervenire il segretario regionale e il segretario reginale aggiunto Uil Fpl, Antonio Guglielmi e Giuseppe Verrastro, con un appello alla Regione perché «faccia in fretta a far ripartire i servizi e a dare risposte ai lavoratori delle aziende sanitarie».

I due sindacalisti hanno anche segnalato che «in qualche azienda vi è stata disomogeneità di trattamento economico, ovvero le cosiddette “prestazioni covid” sono state pagate con tariffa di straordinario ordinario e non con tariffa a prestazione aggiuntiva, così come era stato promesso agli operatori».

«Inoltre, si fa presente – concludono Gugliemi e Verrastro -, che tale ritardo ha il sapore della beffa in quanto il personale che ha lavorato in prima linea con i pazienti covid ha ricevuto con la busta paga di agosto 2020 solo un acconto delle spettanze straordinarie».

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