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L'Azienda ospedaliera regionale "San Carlo" di Potenza

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Il sindacato Nursind segnala il rischio di non essere preparati per l’evento Rai. «Senza concorsi o rinnovo dei contratti, rinviare i ricoveri: solo urgenza»



POTENZA – “Collasso di Natale e Botti di Capodanno” all’ospedale San Carlo. E’ tutto nel titolo del comunicato stampa della segreteria provinciale del Nursind, il sindacato degli infermieri, il senso di amarezza e impotenza degli operatori: «La mancata programmazione della gestione delle risorse economiche  provocherà un ulteriore “Collasso di Natale Assistenziale” – scrive il Nursind –  visto già l’esiguo numero di operatori in servizio presso le Unità operative dell’Azienda ospedaliera regionale “San Carlo”, la decisione di non rinnovare 75 infermieri e altre figure sanitarie, tipo gli operatori socio sanitari, ha il sapore di doppia beffa per il personale sanitario. Infermieri,  a cui viene chiesto un ulteriore sacrificio,  oltre a non poter usufruire di ferie e permessi  come da contratto, si vedranno anche  demansionati, dovendo sopperire  alle attività di altre figure».
Nursind parla di «dramma anche per i Coordinatori,  che programmano l’attività assistenziale,  poiché già facevano i conti con la mancanza dell’istituto dello straordinario,  ora si ritrovano anche con risorse umane ridotte. La Giunta regionale,  l’assessore alle Politiche della Persona  e la direzione strategica,  forse  dimenticano un altro rischio,  ossia quello dovuto all’evento programmato per il “Capodanno  Rai” 2020, infatti,  per questo tipo di eventi l’Ospedale è tenuto al Piano di maxiemergenze,  che dovrà per forza applicarsi e in carenza di personale si vedranno i “Botti di Capodanno”».


La segreteria Nursind  «chiede un forte ridimensionamento dei posti letto all’interno della struttura ospedaliera,  rinviando i ricoveri programmati ed eventualmente  prestando attività solo di urgenza,  visto il mancato rinnovo/proroga dei contratti del personale sanitario del comparto». Per il Nursind « la via maestra è il concorso pubblico e nelle more delle procedure bisogna assolutamente percorrere altre strade,  quali lo scorrimento delle  graduatorie esistenti  del personale a tempo determinato o chiedere la disponibilità al comando in questa Azienda  a operatori dislocati presso altre strutture del Servizio sanitario nazionale. Visto il quadro in cui versa il nosocomio e la tutela dei pazienti,  non si può solo ed esclusivamente pensare al fattore economico,  la “Sanità è un bene di tutti”».


Infine Nursind «si riserva di indire lo stato di agitazione di tutto il personale e di promuovere  una mobilitazione della cittadinanza,  essendo la stessa parte attiva dell’ambito sanitario,  il cui diritto alla salute  deve essere garantito come da Carta Costituzionale».  
Intanto  le segreterie di  Fp-Cgil, Fp-Cisl, Uil-Fpl, Fials e Fsi definiscono «irricevibile la proposta dell’assessore Leone di riprendere i lavoratori precari del S. Carlo dal 1° gennaio 2020 (…) poiché lascia nel caos l’Aor S. Carlo, a partire dal 6 dicembre 2019, e presenta forti dubbi di legittimità. La sensazione è che né l’assessore  né il presidente si siano resi conto fino in fondo delle conseguenze di una decisione così grave.  Si rischia il disservizio, un ulteriore carico di lavoro sugli operatori, già stressati e caricati di turni insostenibili, ma anche responsabilità penali di interruzione di pubblico servizio. Già da oggi ci sono reparti che hanno ridotto drasticamente i posti letto. Viene, inoltre, stracciato un accordo, sottoscritto da tutte le parti appena un mese fa, che dava la possibilità a tutti i precari che non hanno superato i 36 mesi di continuare a completamento di detto periodo e di non mandare a casa prima del tempo gli over 36 mesi. Il contratto di coloro che hanno superato i 36 mesi, infatti, è strettamente legato alla presa in servizio del personale a tempo indeterminato o a quello riveniente dalla mobilità, un percorso che richiede un tempo minimo di almeno 3 mesi». I sindacati chiedono il ritiro dei licenziamenti e una proroga dei contratti di infermieri e   Oss  del personale tecnico  e delle Ostetriche  di almeno altri tre mesi».

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