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MARATEA – Quella odierna è una giornata importantissima per il futuro di Maratea poiché è previsto il sopralluogo dei tecnici del Dipartimento nazionale di Protezione civile, per la perizia sulla frana lungo la SS18. Inoltre, presso il Dipartimento ambiente della Regione Calabria, si terrà la Conferenza dei servizi decisoria sulla riapertura dell’impianto di San Sago per il trattamento di rifiuti speciali e non: anche se quest’ultima questione interessa non solo Maratea, ma l’intera valle del Noce ed i comuni della Calabria tirrenica settentrionale.

Due momenti cruciali attesi da un’intera comunità che pretende delle risposte, finora, non arrivate o arrivate solo in parte come nel caso del quasi milione e mezzo di euro messo a disposizione dalla Regione Basilicata.

Circa l’interruzione della statale per lo smottamento del costone dello scorso 30 novembre, come aveva riferito il sindaco Daniele Stoppelli, il cronoprogramma delle attività ha visto una campagna d’indagine nel sito, con l’ausilio di speleologi e rocciatori, preliminare all’incontro con la Protezione civile nazionale con l’obiettivo di fornire «il preciso quadro fessurativo e i volumi in gioco ancora soggetti a mobilitazione» poiché, da una prima fase di analisi, è emerso come il versante sia ancora in movimento. Dopodiché, con un quadro quindi più chiaro, Anas e Università di Napoli concluderanno la seconda fase esplorativa da espletarsi in loco con professionalità specializzate entro il 30 gennaio.

Siamo quindi ancora in una fase embrionale, ma serpeggia un certo ottimismo circa la possibilità che il sopralluogo di oggi possa consentire di arrivare alla dichiarazione dello stato di emergenza ritenuto, da tutte le parti in causa, indispensabile per arrivare ad una soluzione che consenta di superare i disagi prima della prossima estate.

Inoltre, preme anche sia garantito il pieno recupero della spiaggia investita dai detriti sia per ovvie ragioni di carattere ambientale, che per la rilevanza sotto il profilo economico del litorale marateota.

Proprio a questo proposito, Donatella Merra, assessore regionale alle Infrastrutture, ha fatto sapere che le risorse ministeriali investite anche su Maratea prevedono «il riequilibrio ambientale» del Vallone Arenaria e della spiaggia di Marina.

È noto, di fatti, quanto la Perla del Tirreno si regga quasi esclusivamente sul turismo e l’ultimo periodo è stato a dir poco catastrofico per via delle decisione di tutti gli alberghi di rimanere chiusi per il ponte dell’Immacolata prima e, poi, per le festività natalizie e per il capodanno.

Finora, all’emergenza sono stati desinati 1,4 milioni di euro da parte della Regione mentre dal Parlamento era stato bocciato l’emendamento che avrebbe previsto lo stanziamento in finanziaria di 15 milioni di euro. Ancora non ci sono chiare risultanze sui costi dell’intervento anche perché, parte dei fondi verranno destinati anche alla zona di Castrocucco colpita dalla bomba d’acqua lo scorso 13 ottobre e al molo nord del porto di Maratea, dopo la mareggiata del 22 novembre.

Dalle informazioni raccolte, le progettualità stanno andando avanti: il primo passo sarà la messa in sicurezza del costone roccioso che insiste sulla SS18 e, successivamente, si provvederà con il ripristino della viabilità. Si parla anche di un ponte per allungare la sede stradale dal sottocostone, ma su questo punto non ci sono notizie ufficiali, anche se è una idea che sarebbe accolta con favore a livello locale per migliorare una infrastruttura cruciale.

«Giornata decisiva per il futuro di Maratea e del Golfo di Policastro, incrociamo le dita per il nostro futuro per la nostra salute», dice il presidente del Consorzio turistico Biagio Salerno. «Non voglio essere ripetitivo ma stiamo vivendo un periodo davvero tanto difficile – sottolinea ancora Salerno -. Sono fiducioso circa la possibilità che si arrivi alla dichiarazione dello stato di emergenza che consentirebbe di evitare le lungaggini della burocrazia e di ovviare, in tempi ragionevoli, alle difficoltà rappresentate attualmente dai percorsi alternativi.

Lo sono meno per quanto concerne la vicenda di San Sago, mi auguro che la politica riesca a intervenire anche perché, tenendo conto della storia di quell’insediamento industriale, non riteniamo opportuno che si favorisca la riapertura di un impianto erroneamente definito depuratore, per via della natura dei rifiuti che è previsto vi vengano trattati. Dobbiamo cercare di arrivare ad una svolta per impedire che i ragazzi vadano via. Dobbiamo cercare di limitare al massimo lo spopolamento, ma se non arriveranno le risposte adeguate nessuno riterrà più conveniente investire nel territorio. Assieme a questo, verrà meno anche quella voglia di riscatto, indispensabile dopo tutti questi anni bui».

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