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L’assemblea regionale del Pd di sabato scorso

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POTENZA – La questione femminile all’interno del Partito democratico della Basilicata non può esaurirsi con l’elezione, a Roma, di Elly Schlein alla segreteria nazionale. E’ arrivata all’indomani della prima seduta della nuova assemblea regionale del Pd la protesta della Conferenza delle donne democratiche lucane per l’assetto dei vertici del partito appena inaugurato. Con la proclamazione come segretario regionale del sindaco di Picerno, Giovanni Lettieri, candidato unico nel congresso concluso a metà febbraio, e la designazione, sabato in assemblea, del segretario regionale di ArticoloUno, Carlo Rutigliano, come presidente dell’assise in quota Schlein. A far scattare la reazione delle donne democratiche sarebbe stata la scarsa considerazione riservata durante l’assemblea alla Conferenza delle donne democratiche, oltre alla stessa designazione di Rutigliano, avvertita come un evidente arretramento sul principio dell’alternanza di genere affermato a livello regionale negli ultimi due anni di segreteria di Raffaele La Regina, affiancato alla presidenza dell’assemblea regionale da Maddalena Labollita. Ma anche a livello nazionale col tandem tra Schlein e il suo ex avversario designato come presidente dell’assem blea nazionale. Vale a dire il governatore emiliano Stefano Bonaccini. E prima ancora, tra il 2020 e il 2023, con la presidenza dell’assemblea nazionale di Valentina Cuppi durante le segreterie di Nicola Zingaretti ed Enrico Letta.

«Il Pd – questo il messaggio pubblicato ieri mattina sulla bacheca Facebook delle lucane dem – ha anche una Conferenza delle donne democratiche che annovera quasi 400 iscritte». «Spero che si riequilibri la presenza femminile – ha aggiunto la portavoce della conferenza, Lucia Sileo – altrimenti siamo pronte a lottare». Qualcosa di molto simile a una dichiarazione di guerra, insomma, a cui Lettieri ha provato a porre rimedio, a stretto giro, ringraziando le Donne democratiche per la loro presenza in assemblea e i Giovani democratici, che per primi avevano chiesto un riequilibrio della rappresentanza, non di genere ma generazionale, all’interno degli organi del partito. Ovvero l’assemblea, da completare con i 18 posti aggiuntivi ancora da assegnare, la direzione regionale – tutta ancora da definire – ed eventuali vicesegretari.

Nei prossimi giorni, quindi, si vedrà se verrà superata o meno la contrarietà alla nomina di uno o più vice del sindaco di Picerno da parte dei rappresentanti del fronte Schlein, determinati a mantenere lo schema del “partito dei due segretari” col tandem Lettieri-Rutigliano. E in caso di soluzione positiva dello stallo se andranno proprio a donne e giovani queste due vicesegreterie, o le loro istanze verranno troveranno accoglienza con la distribuzione dei posti aggiuntivi in assemblea e la composizione della direzione. Fermo restando che anche su queste due pratiche il fronte dei sostenitori della neo segretaria nazionale ha iniziato a battere cassa all’indomani delle primarie del 26 febbraio. Nonostante il voto in controtendenza dei lucani che avrebbero preferito di gran lunga Bonaccini come segretario nazionale, premiandolo col 62% di consensi contro il 38% rimediato da Schlein, vincitrice della sfida grazie al voto delle grandi città e di Nord e Centro Italia.

Tra le conseguenze dell’assemblea di sabato a Potenza, però, c’è anche una prima spaccatura interna al fronte lucano pro Schlein. Con l’uscita dalla chat Whatsapp del gruppo “Basilicata per Schlein” di uno dei primi sostenitori della neo segretaria in terra lucana. Vale a dire l’ex sindaco di Colobraro e presidente dell’Anci Basilicata, Andrea Bernardo. Un’uscita in aperta polemica con l’atteggiamento assunto da quanti sono appena rientrati nel Pd assieme all’ex ministro della Salute, nonché segretario nazionale di ArticoloUno, Roberto Speranza. «Chiedo scusa e spero non la prendiate a male, non essendo di ArticoloUno e non volendomi annoverare in alcuna filiera, e continuando a credere in un Pd unitario, dopo aver avuto il piacere di condividere con tutti voi la seconda fase delle primarie pro Elly, abbandono questo gruppo». Questo il messaggio di addio di Bernardo, evidentemente contrariato dalla contrapposizione col resto del partito avviata dai rappresentanti del “fronte”, individuati proprio tra gli esponenti provenienti da ArticoloUno. «Temo – ha aggiunto Bernardo – che la mia presenza possa imbarazzare più di qualcuno, per non dire che la mia schiettezza non mi gioverebbe».

Dunque una presa di distanze inequivocabile, a cui ha fatto eco un attivista materano come Morfini, ironizzando sulle «bizzarrie della politica» rappresentante da chi immagina che in Basilicata «sia il Pd a essere stato incorporato in ArticoloUno». E non viceversa. Ad agitare i primi sonni da segretario regionale di Lettieri, ad ogni modo, non ci sono soltanto le doglianze di donne, giovani e le pretese di chi in Basilicata si è fatto interprete, in maniera più o meno credibile, dello spirito del nuovo Pd di Schlein. Da considerare, infatti, ci sono anche le istanze di quanti, come il consigliere regionale Roberto Cifarelli e l’ex deputato Carlo Chiurazzi, non hanno mancato di evidenziare la necessità di una maggiore rappresentanza all’interno del partito per la provincia di Matera, data la provenienza da Potenza sia di Lettieri che di Rutigliano. Poi c’è il senso stesso del «cambiamento» evocato da tutti ma inteso in maniera diversa dagli uni e dagli altri.

Tra i più rigidi, al riguardo, c’è stato l’ex deputato e governatore Vito De Filippo, che ha annunciato l’intenzione di essere un «censore implacabile» delle liste in costruzione per le elezioni regionali del 2024. Un monito che in platea aveva fatto immediatamente pensare a un veto rispetto al possibile ripescaggio in liste alleate o di emanazione del Pd di nomi come quello dell’ex presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza, e dell’ex governatore Marcello Pittella. Anche se il vero bersaglio dell’ex deputato sarebbe stato soltanto l’ex governatore, che a settembre dell’anno scorso ha di fatto compromesso le sue già scarse possibilità di una rielezione in Parlamento, candidandosi contro di lui nel collegio plurinominale del Senato, sotto il simbolo di Azione. Dunque tutt’altro che la migliore delle premesse per un’intesa col partito di Carlo Calenda, che in vista delle prossime elezioni amministrative, prima ancora che delle regionali, rischia di avvantaggiare non poco lo schieramento di centrodestra.

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