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Enrico Letta a Potenza

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POTENZA – «Non c’è molto da aggiungere su chi considera il Partito democratico come un autobus e fa politica soltanto quando viene candidato». È stato un attacco all’ex compagno Marcello Pittella, candidato del terzo polo, ma anche una convinta difesa delle scelte compiute quella enunciata, ieri a Potenza, dal segretario nazionale del Pd, Enrico Letta.

L’ex premier ha incontrato candidati e sostenitori al Grande Albergo di Potenza, per dettare la linea di questi ultimi giorni di campagna elettorale in vista del voto di domenica 25 settembre. Intercettato dai giornalisti che lo attendevano al suo arrivo a Potenza, però, Letta non si è sottratto alle domande sullo strappo consumatosi con l’ex governatore, che ha lasciato per protesta contro le candidature decise al Nazareno.

Quindi si è lanciato nella sfida, improba, ai suoi ex compagni scendendo in campo come capolista di Azione-Italia viva nel collegio plurinominale del Senato. Proprio lì dove anche un semplice travaso di voti verso il terzo polo rischia di fare più male ai democratici, mettendo in discussione il seggio “prenotato” dal capolista Pd, Vito De Filippo, a favore del Movimento 5 stelle.

«Nel Pd si sta che si sia candidati o non si sia candidati. Questo è il modo con il quale noi intendiamo la politica». Così ancora Letta sull’ex governatore, dimentico del «taxi» su cui salì nel 2019 il suo De Filippo, lasciando il Pd per Italia viva poco dopo la delusione per la mancata nomina tra i sottosegretari del secondo governo di Giuseppe Conte. Per poi rientrarvi a gennaio dell’anno scorso, criticando la scelta dei renziani di non confermare la fiducia all’esecutivo giallo-rosso. Tanto che a distanza di qualche ora Pittella gli ha replicato proprio così, parlando di un partito trasformato in «taxi privato degli amici che avevano smarrito la via e l’hanno ritrovata».

«Evidentemente – ha proseguito il segretario nazionale dem –, chi ha deciso di andarsene perché qualcun altro gli ha offerto altre candidature vuol dire che tanto solido sui suoi convincimenti non era». Niente di più lontano, insomma, dai toni utilizzati domenica scorsa da un altro esponente di peso del Pd come il governatore campano Vincenzo De Luca, che sul caso Pittella, in trasferta elettorale a Picerno, aveva parlato di un «errore sul piano umano» commesso dal Nazareno.

Quanto al rush finale in vista dell’apertura dalle urne il segretario nazionale ha evidenziato la necessità di far comprendere agli elettori che «proposte e idee» del Pd «a difesa del Pnrr, del 40% dei fondi che vanno al Sud, a difesa di quel nostro progetto per l’assunzione dei giovani nel Mezzogiorno» sono «le più forti e le più giuste». «Dal Mezzogiorno verrà fuori il destino del Paese». Ha aggiunto Letta. «Le elezioni si decidono al Sud ed è questo il motivo per il quale con tanto impegno stiamo lavorando».

«Noi puntiamo a una rimonta che passa dal Mezzogiorno: ci sono tanti elementi che ce lo dicono», ha insistito l’ex premier. «Io ho deciso di concentrare tutta l’ultima parte della campagna elettorale sul Mezzogiorno».

Evasive, invece, le risposte sul tema, sollecitato dai giornalisti, delle alleanze del giorno dopo lo scrutinio, e di un possibile riavvicinamento col Movimento 5 stelle. «Questa legge con il taglio del numero dei parlamentari è ipermaggioritaria». Ha dichiarato. «Chi vince lo farà con la maggioranza assoluta. Siccome possono vincere o il centrodestra o il centrosinistra, che sono le uniche due coalizioni, il discorso sulle alleanze in questo momento non ha molto modo senso di esistere».

Nel suo intervento a Potenza Letta si è soffermato anche sulla tragedia di Senigallia parlando di «natura che si sta ribellando all’uomo», e denunciando «il negazionismo» sul cambiamento climatico di alcune forze politiche.

«Nel nostro programma ambiente e clima sono fondamentali». Ha sottolineato il segretario nazionale Pd. «È questa l’urgenza, ridurre le emissioni, aiutare il nostro paese e tragedie come queste».

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