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Uno degli alberghi delle terme di Latronico acquistati da Russit

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LATRONICO (POTENZA) – «Premettendo che sono contrario, senza se e senza ma, all’aggressione bellica da parte della Russia in Ucraina e che condivido pienamente le azioni del Governo Draghi a favore dell’Ucraina, come sindaco di Latronico non posso che essere preoccupato per il futuro degli investimenti nel nostro comune». 

Lo ha postato via social Fausto De Maria, sindaco del borgo termale, in riferimento all’ingente investimento nel suo comune da parte di una società russa.  

«La società Russit – prosegue il primo cittadino – amministrata da Yulia Lerner e Artem Gazeev, ha acquistato i tre alberghi termali tra il 2012 e il 2015, pagando alla regione Basilicata 2 milioni di euro. Dal 2015 al 2019 ha presentato i due permessi a costruire di due progetti per la ristrutturazione dei tre alberghi e la realizzazione di un centro sensoriale, presentando poi una richiesta di accordo di programma ad Invitalia e alla fine del 2020 gli è stato dato il via libera dal ministero dello Sviluppo economico per un investimento di 24 milioni di euro con il cofinanziamento anche da parte della regione, uno dei pochi contratti di sviluppo per il turismo nel sud Italia. Ho avuto gli ultimi contatti con la Russit direttamente nel settembre scorso e poi con i loro consulenti qualche mese fa».

«Chiaramente – si legge ancora nel post – nei prossimi giorni cercherò di contattare direttamente o indirettamente la società russa per comprendere la situazione, e per il resto non mi risparmierò come ho fatto in questi anni perché la realizzazione di questi importanti investimenti per Latronico città del benessere non svaniscano nel nulla e su questo io non mollerò. Anche per questo non mancherà direttamente o indirettamente il mio impegno amministrativo a Latronico anche per le prossime elezioni amministrative tra qualche mese, perché come diceva Annibale: “O troveremo una strada o ne costruiremo una”».  

Abbiamo raggiunto il sindaco per parlare dell’investimento e delle sue intenzioni politiche: ricordiamo che, quest’anno, a Latronico si vota per le comunali e De Maria non potrà ricandidarsi in quanto è al secondo mandato.

Sindaco, teme che la società russa possa rinunciare all’investimento per l’escalation a livello nazionale e internazionale?  

«Io ritengo non cambi nulla ma è chiaro che sono preoccupato, anche se presumo si debba solo aspettare che passi la tempesta. La società è proprietaria delle strutture e c’è un contratto di sviluppo già in essere. Per cui, rinunciare significherebbe dire addio a un finanziamento, quindi, o andranno avanti o venderanno ma non lasceranno certo le cose così. Questo per dire che i miei timori sono circoscritti alla contingenza, ma non al futuro. Dopodiché, ho voluto comunque tranquillizzare i miei concittadini e come ho scritto anche nel post, eventualmente, costruiremo un’altra strada. Però ribadisco che, essendo proprietari, immagino che i russi abbiano tutto l’interesse a non fermarsi».

Cosa intende per suo impegno amministrativo diretto o indiretto?  

«Intendo dire che non lascerò il paese in questa situazione, ho seguito questo progetto fin dall’inizio e voglio capire come andrà a finire».  

Non potendosi ricandidare come sindaco, c’è la possibilità che lei possa essere in una lista?

«È una possibilità. Per questo ho scritto direttamente o indirettamente, proprio perché tutto può accadere. Di certo sarò un attore importante anche per il futuro di Latronico».  

Anche se ha condannato Putin, teme che Latronico possa essere additato da qualcuno, ugualmente, come un Comune politicamente filo-russo?

«Assolutamente no proprio perché, appunto, ho espresso una chiara condanna nei confronti di Putin e delle sue azioni, ma non certo verso il popolo russo perché bisogna distinguere. In passato sono stato a Mosca e San Pietroburgo, dove siamo anche gemellati con una scuola, e avevo già constatato come Putin non godesse certo dell’appoggio incondizionato dei suoi connazionali e le ultime manifestazioni di protesta in patria, successive allo scoppio della guerra, ne rappresentano una ulteriore prova. D’altronde, che qualcosa non vada credo lo dimostrino anche i cospicui investimenti dei russi all’estero, come da noi a Latronico». 

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