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Marcello Pittella

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POTENZA – «Qualsiasi stampella a questo governo sarebbe un suicidio politico, giustificato da una falsa responsabilità».

E’ un verdetto senza possibilità d’appello quello di Marcello Pittella dopo gli ultimi risvolti della crisi della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni regionali del 2019. Con l’azzeramento della giunta, la sua ricomposizione, e lo strappo con Fratelli d’Italia. Uno sviluppo inatteso, il passaggio dei meloniani all’opposizione, che di fatto ha privato il governatore Vito Bardella maggioranza all’interno del Consiglio regionale, esponendolo agli attacchi inauditi dei suoi ex alleati. Come si è visto martedì scorso con lo scambio di accuse con l’ex assessore alla Sanità, Rocco Leone.

Consigliere, ha deciso di firmare la mozione di sfiducia al governo Bardi?

«L’attuale quadro consiliare con una maggioranza risicata o ballerina e l’assenza di un reale impegno programmatico per la Basilicata credo non possano produrre nulla di buono, se non un perdurante immobilismo ai danni della regione, in un momento da un lato delicato e, dall’altro di grandi opportunità. Per cui credo che la mozione di sfiducia sia un atto politico necessario».

Italia Viva insiste per un governo di salute pubblica facendo riferimento al governo di scopo che proprio lei ha ipotizzato qualche settimana fa. Come mai ha cambiato idea?

«Mai cambiato idea in realtà, anche se le semplificazioni giornalistiche talvolta riducono all’osso il ragionamento politico. Settimane fa, quando ancora non si erano consumati in maniera così forte gli strappi, ho detto che in assenza di un quadro programmatico, per intenderci 5 punti strategici da affrontare per la Basilicata, qualsiasi stampella a questo governo sarebbe un suicidio politico, giustificato da una falsa responsabilità, come sappiamo bene tutti. E lo penso a maggior ragione dopo i fatti delle ultime ore. Aggiungo: siamo di fronte ad una totale assenza di direzione politica, mi sembra irrealizzabile il governo di salute pubblica».

Martedì lei era in consiglio durante lo scontro tra l’ex assessore Rocco Leone e il governatore Vito Bardi. Ci sarebbe dovuta essere una discussione a seguire ma il governatore se n’è andato e non se n’è fatto nulla. Inoltre giovedì è stata rinviata a data da definirsi anche la riunione dei capigruppo che doveva programmare il prosieguo dei lavori consiliari. Se avesse avuto la possibilità di intervenire cosa avrebbe detto?

«Le dico la verità, sarei intervenuto con un po’ di “imbarazzo” ma sarei stato al dato politico, senza entrare nella bagarre che appartiene ad un altro perimetro. Ed aggiungo che avrei sicuramente ringraziato l’ex assessore Leone per il suo gesto di umiltà nell’avermi dato atto di essersi sbagliato nella sottovalutazione iniziale della pandemia, ma che avrei chiesto al Presidente di fare chiarezza sui contenuti dello scontro. Le affermazioni fatte non possono certo cadere nel dimenticatoio ma urlano verità. Riforma sanitaria, screening oncologici e pandemia, insomma sulla pelle delle persone non si fa politica».

In tanti, anche tra i normali cittadini, giudicano da sconsiderati andare al voto adesso. Vuoi per le scadenze dei bandi per i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, vuoi per le aspettative di un intervento regionale di mitigazione del caro bollette. Non pensa che abbiano ragione e quindi andrebbe trovata una soluzione quantomeno di transizione per i prossimi mesi?

«Qualsiasi punto programmatico, che finora non ho visto, presuppone che ci sia un governo ed un consiglio che se ne voglia occupare sul serio e che poi ci lavori. Fino ad ora non è stato così, e non credo lo sarà. Lei pensa che nella instabilità attuale si affronterà mai qualcosa? Sul caro bollette è da tempo che chiediamo che se ne discuta e come gruppo abbiamo formulato più volte proposte per abbatterle. Tutte parole con un mittente ma senza destinatario. Le chiedo, è da sconsiderati che i cittadini abbiano un interlocutore presente o il contrario?».

Che ne pensa dell’idea di andare al voto nel 2023 per regione e politiche assieme?

«Per me sarebbe preferibile anticiparle, se poi non dovesse accadere meglio l’election day. L’importante è limitare i danni che Bardi sta facendo».

A dicembre, dopo l’assoluzione nel processo di primo grado sui concorsi truccati nella sanità, lei ha ricordato la mancata candidatura a un bis da governatore alle regionali del 2019 e ha detto di aspettarsi «scelte conseguenti» dal Pd. Se si andasse a elezioni anticipate sarebbe pronto a riprendere la corsa per quel secondo mandato presidenziale?

«In quella occasione ho fatto la cronistoria, e penso anche a buon diritto, ricordando quanto in termini sia politici che umani mi è costata quella vicenda, senza nessun retro-pensiero né desiderio di rivincite. Poi, la politica è anche memoria, fuori dagli esercizi retorici, e penso che questo valga per il Pd come per gli altri».

Nella scorsa legislatura anche lei, a un certo punto, venne attaccato pubblicamente da un ex alleato come l’ex consigliere Luigi Bradascio, che disse, tra l’altro, di essersi sentito usato, proprio come Leone. Lei non gli ha mai risposto, a differenza di quanto fatto da Bardi. Come mai?

«In realtà, nel mio mandato da governatore io ho avuto una opposizione, anche più di una, molto “acerba” che spesso sconfinava oltre il consentito ed oltre la verità delle cose, ma ho sempre pensato che essere presidente significasse assumersi oltre agli onori anche gli oneri, e che spettasse a me dettare la linea in Consiglio. Poi, oltre l’esternazione di Bradascio, che è persona che stimo, ricorderà anche i consigli fiume fino a notte fonda? E la mole di lavoro e di proposte di legge che producevamo».

Come vede scenario dopo Bardi? Il centrosinistra può riprendersi la Regione?

«La politica in regione sembra un optional ed il pensiero critico è totalmente evaporato. Per cui, con onestà, il quadro non è entusiasmante, né sano, perché si assiste spesso alla caccia all’uomo e non a quella alle idee per costruire un progetto comune. Poi, il centrosinistra deve assolutamente lavorare per essere l’alternativa a questo mal governo di centrodestra, puntando sul rinnovamento della classe dirigente, e penso che la delusione che i cittadini provano per chi oggi li rappresenta potrà ridare dignità anche ad un voto più consapevole».

Che pensa del ritorno di Speranza nel Pd?

«Se dovesse accadere, lo saluterei con favore».

Qualcuno ipotizza anche la candidatura di Figliuolo come governatore. La convince?

«Mi sembra inverosimile. E al momento opportuno ne parleremo».

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