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Uno fra i tanti scatti realizzati dal fotografo Rosario Claps a Bucaletto insieme alla modella Stefania Straziuso

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POTENZA – La bellezza della modella Stefania Straziuso – nell’intenso reportage fotografico da Bucaletto realizzato da Rosario Claps, fotografo, e dalla stessa Straziuso che è anche scenografa – mette sicuramente in evidenza la bruttezza dell’ambiente in cui si trova: macerie di un mondo che fu, rovine di un rione nato come soluzione d’emergenza al terremoto, divenuto esso stesso emergenza e oggi terra di nessuno. Non per nulla, la recente nevicata ha visto le strade cittadine liberate dopo poco ma non quelle di Bucaletto, realtà istituzionalmente abbandonata a sé stessa.

L’operazione non è però solo “bellezza contro bruttezza”. Perché, oltre all’avvenenza, la modella 19enne potentina ci mette altro. Innanzitutto uno sguardo che sintetizza l’atmosfera percepita in loco, due occhi persi dentro al nulla che è diventato quel posto. Ma ha anche scritto il testo che accompagna il post pubblicato dal professionista pochi giorni fa sulla pagina “Potenza Denuncia” di Facebook. Testo che recita: «Macerie di vita. Quando i rifiuti diventano schegge di anime, quando il silenzio diventa l’eco della disperazione, quando ricchezza e povertà coesistono a pochi passi l’una dall’altra, nello stesso tempo e nello stesso luogo. Cosa significa essere privati dei luoghi dove un attimo prima siete stati felici? Disperazione? Afflizione? Rimpianto? A voi la scelta».

Su tutto, le immagini di Claps, valorizzate da un bianco e nero lattiginoso, come di cenere leggera, quasi a sottolineare da un lato la crudezza dell’abbandono in cui versa la Cittadella, dall’altro l’impalpabilità di un posto che non rappresenta se non ricordi sfocati, memorie perse nella spazzatura.
C’è anche qualche scatto a colori, anche qui tenui ma proprio per questo più inquietanti, anch’essi un segnale di ciò che si nasconde fra pareti sfondate, cavi metallici penzoloni, materassi sull’asfalto, sedie rovesciate e rovine, rovine, rovine. «L’iniziativa mia e di Stefania (grande talento nonostante la giovanissima età con cui ho realizzato e immaginato tantissimi lavori) nasce dal progetto “Abbandoni dell’anima” – spiega Claps, 53 anni – Mi è venuta la voglia di visitare luoghi abbandonati. Avevo fatto già alcuni giri a Bucaletto. Da lì è partito il desiderio di produrre un’opera di denuncia, inserendo un elemento di bellezza in mezzo alla precarietà».

La risposta, già in questi primi giorni dalla pubblicazione, non si è fatta attendere. «Sul web il riscontro è stato notevole – rimarca Claps – Finora già 40.000 visualizzazioni. Ha scosso molto le coscienze, abbiamo ottenuto un sacco di commenti pubblici e privati».
Ed è lo stesso Claps a dichiarare di essere rimasto scosso da ciò che ha visto nel quartiere del capoluogo: «Cose da mettere le mani dei capelli, discariche a cielo aperto».
Le istituzioni per ora non si sono fatte sentire. «D’altronde – riconosce il fotografo – cosa potrebbero dire? O vai lì e sistemi tutto o stai zitto. Il nostro scopo era portare fuori una realtà che il più delle volte viene coperta. Non si fa nulla ma è lì, sotto gli occhi dei tutti».

C’è un obiettivo ulteriore e a spiegarlo è ancora Claps: «Fra le associazioni ce n’è una, la Cittadella, che si è messa a disposizione: vorrebbero trovare dei fondi per realizzare una mostra permanente sui muri di Bucaletto. Il problema è sempre quello: i soldi. Noi vorremmo fare una mostra, anche non permanente (quindi con le stampe su materiali resistenti) ma con stampe su carta fotografica per bandire un’asta e dare il ricavato ad alcune famiglie che vivono a Bucaletto in condizioni spaventose».

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