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La sfida è suggestiva quanto quella che nel 93 portò al riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco: fare di Matera un esempio virtuoso che riesca a unire il Mediterraneo. E’ uno degli elementi emersi dalla prima giornata di confronto internazionale affidata dal Comune a Pietro Laureano che proprio nel 1993 scrisse il dossier di candidatura di Matera e che quest’anno celebra i 30 anni di uno dei suoi libri più celebri,

“I giardini di pietra”. Ieri al cinema Guerrieri, nel corso dei lavori moderati da Jacopo Fo, quel riconoscimento è diventato trama sulla quale disegnare il futuro. Il sindaco Domenico Bennardi ha spiegato quanto sia importante ora guardare al futuro senza dimenticare le nuove tecnologie e le altre realtà Unesco del Mediterraneo che molto probabilmente entreranno a far parte del Forum che la città dei Sassi vuole promuovere. Matera patrimonio Unesco, d’altronde, ha sottolineato ancora il sindaco è stato uno degli stimoli di trasformazione dello stesso organismo internazionale.

Tra gli interventi più suggestivi quello di Laura Marchetti, antropologa e ex Sottosegretario all’Ambiente che ha esordito richiamando lo spirito centrale per cui è nato l’Unesco: quello della pace: «Il patrimonio dell’Umanità nel Mediterraneo, in cui Matera è al centro, è oggi a rischio, Aleppo non c’è più, quello che succede in Palestina e Libano ci ricordano che l’Unesco è nato per dire: mai più la guerra nella mente dell’uomo».

Nel suo intervento, la Marchetti ha aggiunto: «Il libro di Pietro Laureano contiene non solo le motivazioni dell’iscrizione di Matera fra i beni Unesco ma contiene un contributo altissimo per la scienza perchè fornisce un cambiamento di paradigma e nuovi valori. Il primo è che non esistono l’uomo e l’ambiente, il costruito e il naturale, perchè l’Umanità – ha aggiunto – si deve riconoscere figlia della natura e quando il suo spazio è organizzato su questa discendenza, le cose funzionano bene come a Matera dove il costruito emerge dalla caverna, dove la pietra è madre, dove i Sassi prendono la forma della vulva e nel suo stesso nome Matera ci ricorda che siamo figli della materia.

Il secondo contributo del libro di Laureano è che il popolo pensa e non solo all’estetica necessaria, anche se è analfabeta, anche senza scrittura, con la mente e quando pensa alla Natura, attraverso il sistema delle conoscenze tradizionali, sa usare la forza del vento, dell’acqua, del sole. Qui – ha chiarito ancora Laura Marchetti – c’è stato il cambio di paradigma perchè se prima dell’iscrizione di Matera la bellezza anche per l’Unesco era quella eccezionale della Cappella Sistina o di Venezia, a questo punto essa è diventata quella della comunità, insita alla sacralità che è una forma di animismo presente a Matera e a tuta la Lucania».

Dal suo discorso appassionato è emerso poi un valore aggiunto spirituale che viene spesso riconosciuto alla Basilicata: «In Lucania – ha proseguito Marchetti – non c’è montagna che non abbia un Dio, non c’è sorgente che non abbia una linfa, i fiumi sono pieni di dei. E’ come se la tradizionale abbia messo il sacro e la narrazione a custodia dei luoghi. L’idea dell’intreccio dei popoli – ha concluso – ha portato all’idea che Matera abbia costruito un paesaggio naturale, elemento riconosciuto per la prima volta dall’Unesco.

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