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Viaggio in corto
nella memoria
In visione al Roof garden di Barile
“I bambini di Gagliano” di Libutti
di LORENZO ZOLFO
BARILE – La Pro loco di Barile, presieduta da Daniele Bracuto, ha programmato una serie di eventi estivi denominati “Roof Garden”, incontro con l’autore, con l’obiettivo di far conoscere protagonisti della storia lucana. Questa sera, nella sede della Pro loco,  a palazzo Frusci, verrà proiettato il cortometraggio “I Bambini di Gagliano” di Antonio Libutti, originario di Rionero e insegnante di scuola primaria a Rimini. Documentario girato all’inizio di agosto 2009 nel territorio di Aliano e dei calanchi lucani, in provincia di Matera, sulle orme del romanzo “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi. «Il film-riferisce l’autore- è la storia di un viaggio attraverso il paesaggio meridionale italiano e lucano in particolare, un viaggio e un percorso in cui il paesaggio diventa testimonianza di un luogo dell’anima, in cui i tratti morfologici del territorio divengono stati mentali e psichici di una ricerca. Oggetto della ricerca è la memoria che circolarmente rimanda al tema del viaggio. Un viaggio nella memoria dunque, la memoria della creazione artistica. Per Carlo Levi il periodo del confino in Basilicata – a metà degli anni Trenta del Novecento – risultò fondamentale, non soltanto come periodo cruciale per la creazione letteraria e pittorica, bensì, più profondamente, come esperienza umana e morale. Nel nostro soggiorno alianese abbiamo ritrovato quell’umanità della gente che promana dall’arte di Levi e che ci era sembrata motivo prettamente letterario e artistico, eco di un passato ormai annientato dalle storture della massificazione. Eravamo partiti supponendo poco e senza nulla pretendere, per visitare il parco letterario soprattutto, non credevamo di riuscire a trovare un tesoro fatto di parole, gesti, sguardi fatti e riferimenti preziosi, non lo credevamo…forse però, in fondo in fondo, ci speravamo. Così è stato: abbiamo ritrovato quei bambini che Levi aveva dipinto e guarito dalla malaria nel 1935-36. I bambini, dunque, risultano gli “attori” unici del film, sono voci e personaggi di una sceneggiatura formulata sul filo della memoria storica e culturale italiana. Questi bambini, che nel 1935 Levi ritraeva nei suoi dipinti, adesso, a distanza di decenni, raccontano. La loro diviene quindi una testimonianza preziosa, unica, sottratta per sempre all’oblio del tempo. Il documentario reca in sé una cifra stilistica “nomade”, come legame e approccio fisico alla realtà della natura e dell’uomo. Il nomadismo è nella visione della realtà, catturata dall’obiettivo e dalla ripresa. Questa cifra stilistica è nell’occhio quindi, ma nello stato d’animo, al contempo. Il documentario possiede, anzi palesa un grado di voluta artigianalità. Il carattere migliore di questo film – fatto di «materiale» semplice ma validissimo e realizzato con poco – è forse da ricercare proprio in questa forma artigianale, lontana dai canoni e dai parametri “industriali” e commerciali del moderno prodotto cinematografico».  La regia è curata da: Antonio Libutti; fotografia: Giorgio Muscetta. montaggio: Felice V. Bagnato; musiche: Antonello Gialdino, Massimiliano Di Lucchio. Al termine del cortometraggio, seguirà un dibattito.

BARILE – La Pro loco di Barile, presieduta da Daniele Bracuto, ha programmato una serie di eventi estivi denominati “Roof Garden”, incontro con l’autore, con l’obiettivo di far conoscere protagonisti della storia lucana. Questa sera, nella sede della Pro loco,  a palazzo Frusci, verrà proiettato il cortometraggio “I Bambini di Gagliano” di Antonio Libutti, originario di Rionero e insegnante di scuola primaria a Rimini. Documentario girato all’inizio di agosto 2009 nel territorio di Aliano e dei calanchi lucani, in provincia di Matera, sulle orme del romanzo “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi. «Il film-riferisce l’autore- è la storia di un viaggio attraverso il paesaggio meridionale italiano e lucano in particolare, un viaggio e un percorso in cui il paesaggio diventa testimonianza di un luogo dell’anima, in cui i tratti morfologici del territorio divengono stati mentali e psichici di una ricerca. Oggetto della ricerca è la memoria che circolarmente rimanda al tema del viaggio. 

Un viaggio nella memoria dunque, la memoria della creazione artistica. Per Carlo Levi il periodo del confino in Basilicata – a metà degli anni Trenta del Novecento – risultò fondamentale, non soltanto come periodo cruciale per la creazione letteraria e pittorica, bensì, più profondamente, come esperienza umana e morale. Nel nostro soggiorno alianese abbiamo ritrovato quell’umanità della gente che promana dall’arte di Levi e che ci era sembrata motivo prettamente letterario e artistico, eco di un passato ormai annientato dalle storture della massificazione. Eravamo partiti supponendo poco e senza nulla pretendere, per visitare il parco letterario soprattutto, non credevamo di riuscire a trovare un tesoro fatto di parole, gesti, sguardi fatti e riferimenti preziosi, non lo credevamo…forse però, in fondo in fondo, ci speravamo. Così è stato: abbiamo ritrovato quei bambini che Levi aveva dipinto e guarito dalla malaria nel 1935-36. I bambini, dunque, risultano gli “attori” unici del film, sono voci e personaggi di una sceneggiatura formulata sul filo della memoria storica e culturale italiana. Questi bambini, che nel 1935 Levi ritraeva nei suoi dipinti, adesso, a distanza di decenni, raccontano. La loro diviene quindi una testimonianza preziosa, unica, sottratta per sempre all’oblio del tempo. Il documentario reca in sé una cifra stilistica “nomade”, come legame e approccio fisico alla realtà della natura e dell’uomo. Il nomadismo è nella visione della realtà, catturata dall’obiettivo e dalla ripresa. 

Questa cifra stilistica è nell’occhio quindi, ma nello stato d’animo, al contempo. Il documentario possiede, anzi palesa un grado di voluta artigianalità. Il carattere migliore di questo film – fatto di «materiale» semplice ma validissimo e realizzato con poco – è forse da ricercare proprio in questa forma artigianale, lontana dai canoni e dai parametri “industriali” e commerciali del moderno prodotto cinematografico».  La regia è curata da: Antonio Libutti; fotografia: Giorgio Muscetta. montaggio: Felice V. Bagnato; musiche: Antonello Gialdino, Massimiliano Di Lucchio. Al termine del cortometraggio, seguirà un dibattito.

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