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POTENZA – In effetti  ci si sente un po’ come un ladro al “Don Bosco”, alla fine della pièce  “Non tutti i ladri vengono per nuocere” per la regia di Gianni Ciardo. Già dopo un’ora si guarda nervosamente l’orologio. Il teatro di Potenza è pieno, pubblico di tutte le età dagli anziani ai bambini, quasi tutti non assidui frequentatori di platee, ma fan di  Uccio De Santis, da queste parti sempre amatissimo.  La commedia perde ritmo  e forza durante le due ore, come la piccola fiamma di una candela quasi del tutto consumata:  va scemando fino a mettere il pubblico nel totale buio.  Eppure era partita in modo pimpante la messa in scena: l’opera di Dario Fo, da subito,  viene immersa nella comicità pugliese ed è a primo impatto piacevole.  Una bella scenografia, curata anche nei particolari dell’arredamento, rende  entusiasmante l’esordio, anche l’entrata al buio di Uccio in versione ladro è un’idea interessante,  come bello è anche il dialogo con la moglie che chiama a telefono nell’appartamento dove Libero, così si chiama il ladro,  sta cercando di “lavorare” svaligiando la casa di un assessore. Giusy Frallonardo, nella parte di Maria, la consorte del ladro, spicca sugli altri anche per la sua bellezza che è un piccolo spiraglio d’aria  di una pièce in apnea.  Anche quest’ultima però alla fine cade nel marasma e nella lentezza  di una commedia  che muore e si frantuma  sotto la noia. A nulla vale anche l’effervescenza di una discreta Caterina Firinu nei panni della padrona di casa. Le battute che in alcuni casi sembrano tratte dalle barzellette  dei “Mudù” dopo un po’ stancano, come le espressioni dialettali e la bella mimica di De Santis. Piccolo accenno di vita arriva però dall’inserimento del famoso sketch  dell’acqua minerale  di Achille Campanile  tra De Santis e Gianni Ciardo nei panni del proprietario di casa. Questo un  dialogo da ricordare con affetto. Per una commedia vera  sarebbe forse servita una regia più rigorosa, come più disciplinato doveva essere il lavoro sul personaggio,  perché come sa bene anche Uccio De Santis, il teatro non è una barzelletta.  

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