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di PIETRO MOLINARO*
I drammatici fatti di questi giorni relativi al dissesto idrogeologico che duramente stanno infierendo sulla Calabria e l’illuminato fondo del direttore del Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza “La Calabria che frana e le colpe delle classi dirigenti” con uno sferzante richiamo all’impegno da parte della “società civile” a me piace dire “responsabile”, mi inducono a rilanciare, un modo di gestione dell’economia della natura che per alcuni può sapere di antico, ma che oggi assume un valore straordinario: semplicemente occorre più agricoltura. Oggi la natura, è più minacciosa perché minacciata. Chi fa l’agricoltore, ha invece l’atteggiamento della cura è sa perfettamente che dobbiamo farci prossimi della nostra terra, vulnerata e caduta in mano a predatori. Nel suo onesto e rigoroso lavoro, l’agricoltore ha chiara la citazione tratta dal Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupery: “Noi non abbiamo ereditiamo la terra dalle precedenti generazioni, ma l’abbiamo presa in prestito dalle generazioni future”. Qui vi è tutto il concetto della destinazione universale dei beni e del territorio che è patrimonio comune dell’umanità. E’ evidente che la strada che abbiamo intrapresa è un’altra.
I segni di uno sviluppo disordinato, ha aperto ferite laceranti e non sempre sono stati tutelati i delicati equilibri della natura. Il cento per cento dei comuni della Calabria si trova su un territorio considerato a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all’agricoltura e che non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento. All’elevato rischio idrogeologico non è certamente estraneo il fatto che oltre centomila ettari sono stati sottratti in questi anni all’agricoltura.
Prima che sia troppo tardi, occorrono scelte e stili di vita coraggiosi che sappiano coniugare promozione umana e rispetto dell’ambiente per invertire una tendenza che rischia di portare a situazioni di degrado irreversibile.
Il progetto della coldiretti di una filiera tutta agricola e italiana firmata dagli agricoltori, inserita in questo contesto, oltre ad assumere una indubbia importanza economica, poiché accorcia la filiera ed annulla onerose ed inutili intermediazioni, assume una straordinaria valenza ambienta le poiché valorizza e remunera il lavoro dell’uomo, le produzioni ed il territorio. L’agricoltura calabrese infatti, ha bisogno del territorio e della bellezza dei paesaggi. Da questi elementi distintivi prende forza per affermarsi. Essi rappresentano il biglietto da visita più immediato e percepibile. Oggi, ci ridurremo ancora ad aggiustare la Calabria che c’è, spenderemo risorse ingenti ma insieme dobbiamo trovare soluzioni che impediscano la frammentazione insensata con un governo autorevole del territorio e concentri l’esistente in modo da conservare le riserve agricole necessarie per tutelare i preziosi luoghi violentati dall’ingiustizia e dallo sfruttamento umano. Allora rilancio: più agricoltura produttiva e multifunzionale che è indispensabile, onde evitare di ridurre ulteriormente la sicurezza territoriale. I Consorzi di Bonifica, enti di autogoverno degli agricoltori, liberandosi di orpelli burocratici e con adeguate risorse economi che, possono contribuire in modo determinante ad una continua si stemazione idraulica ed adeguamento delle reti di scolo, garantendo una efficiente organizzazione capace di attivare, in via ordinaria, azioni mirate alla miti gazione del rischio idrogeologico e idraulico. L’agricoltura è in grado di fare molto perché ama di più la manutenzione, che è passione, sudore, lungimiranza e pazienza, che le inaugurazioni.
*Presidente Coldiretti Calabria

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